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La fattura viaggerà on line

Il bilancio del primo anno di applicazione dell’obbligo di fatturazione elettronica verso la pubblica amministrazione è positivo. In 12 mesi sono stati scambiati qualcosa come trenta milioni di file da oltre 700 mila fornitori alle pubbliche amministrazioni loro clienti, con una percentuale di errore che ormai si attestata intorno al 5%. E dal primo gennaio 2017 la fatturazione elettronica si estenderà anche ai rapporti tra imprese e privati. I numeri sono destinati a esplodere e a superare, già dal primo anno, il miliardo di documenti. 

Perché, in effetti, il meccanismo offre alle imprese, anche le più piccole, vantaggi non trascurabili. Intanto una serie di semplificazioni nei rapporti con la pubblica amministrazione: chi aderirà (per ora la scelta è volontaria, non obbligatoria) sarà esonerato dallo spesometro, dalle comunicazioni delle operazioni con i paesi black list, dall’invio dei modelli intrastat e potrà beneficiare di alcune agevolazioni come rimborsi Iva entro i tre mesi dalla richiesta e riduzione di un anno dei termini di accertamento. Al contrario, chi sceglierà di non aderire subirà alcune penalizzazioni in termini di adempimenti burocratici (probabilmente si appesantiranno gli adempimenti relativi allo spesometro così che, di fatto, si finirà per trasmettere all’amministrazione finanziaria le stesse informazioni che si sarebbero trasmesse con la fattura elettronica). Nota polemica: è singolare che si annoveri tra i benefici quello che dovrebbe essere un diritto di tutti i contribuenti, cioè la possibilità di ricevere entro tre mesi i rimborsi Iva (in altri paesi bastano poche settimane). E questo la dice lunga sul rispetto nutrito dall’amministrazione finanziaria nei confronti del contribuente. Così come è strano che, oltre alla previsione di benefici previsti per chi aderisce alla fatturazione elettronica, si prevedano anche handicap per chi non vi aderisce, in contrasto con la direttiva comunitaria che non prevede alcuna discriminazione. È chiaro che la pubblica amministrazione sta spingendo per massimizzare l’adesione dei contribuenti. Questo le permetterebbe infatti di arricchire ulteriormente la base dati in suo possesso da utilizzare nell’attività di accertamento, ma anche come strumento di dissuasione nei confronti dei contribuenti meno compliance. È infatti evidente che con l’incrocio dei dati finanziari, già in possesso dell’amministrazione, con quelli relativi alle fatture emesse, l’Agenzia delle entrate sarà in grado di costruire una fittissima ragnatela informativa, nella quale sarà ben difficile per i contribuenti più riottosi sperare di non rimanere intrappolati. A questo punto, se solo lo volesse, l’amministrazione finanziaria sarebbe realmente in grado di mettere sotto scacco gran parte delle forme di evasione.

D’altra parte anche le imprese, soprattutto le più piccole, hanno tutto l’interesse a utilizzare il software che sarà messo gratuitamente a loro disposizione, soprattutto perché in questo modo, oltre alla riduzione degli oneri burocratici, eliminano una volta per tutto il problema della conservazione decennale delle fatture, tanto più costosa quanto minore è il numero dei documenti emessi. Per le imprese di maggiori dimensioni il problema nemmeno si porrà: la fatturazione elettronica sarà inserita nei software gestionali e quindi sarà adottata senza pensarci due volte.

È un’operazione, oltre che inevitabile, geniale, perché tutte le parti ne traggono precisi vantaggi, quindi non c’è dubbio che avrà successo.

C’è solo un’ombra, sullo sfondo, che si intravvede in modo sempre più nitido, quella del grande fratello fiscale.


Autore: Marino Longoni
Fonte:

Italia Oggi

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