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Bce, pressing su Carige per Apollo

Riapertura dei mercati all’insegna dell’incertezza, oggi, per Banca Carige, che attende gli effetti delle indiscrezioni, emerse a cavallo di Pasqua, in merito all’offerta presentata da Apollo capital management. Il fondo statunitense, a quanto risulta, ha proposto all’istituto genovese l’acquisto di crediti deteriorati e un aumento di capitale riservato che gli garantirebbe il controllo della banca.
Ma il dato più incisivo è il forte pressing che, a quanto sostengono fonti finanziarie, la Bce sta esercitando su Carige per spingerla verso una decisione rapida. L’organismo di vigilanza chiede che il nuovo cda di Carige, che sarà nominato nel corso dell’assemblea degli azionisti di giovedì prossimo, dia in tempi stretti una risposta alla proposta di Apollo o, in alternativa, presenti al più presto un piano di aggregazione. Questa seconda opzione, del resto, era già stata messa sul piatto dalla Bce, con la draft decision consegnata al cda uscente dell’istituto, retto dal presidente Cesare Castelbarco e dall’ad Piero Luigi Montani.
In quel documento della Banca centrale europea si diceva, tra l’altro, che Carige avrebbe dovuto stilare, entro il 31 maggio, un piano «che rifletta nuove considerazioni sulle opzioni strategiche di gruppo» (leggi aggregazioni).
Bce, insomma, sta agendo in modo da imporre al nuovo cda, che sarà retto da Giuseppe Tesauro (presidente in pectore) e Guido Bastianini (futuro ad), di analizzare la proposta di Apollo, che la Vigilanza riterrebbe l’unica soluzione praticabile in tempi brevi per risolvere alla radice i problemi di Carige. Problemi che, secondo la Bce, vanno dalla necessità di mettere a punto un nuovo funding plan, a quella di eliminare al più presto il peso dei non performing loans, per arrivare alla redazione di un nuovo piano industriale «che tenga conto del deterioramento dell’attuale scenario rispetto alle originarie previsioni».
Ma veniamo all’offerta di Apollo. Il fondo, sembra con due lettere successive, ha proposto alla banca genovese una doppia operazione . Forte dei suoi quasi 200 miliardi di dollari di patrimonio, Apollo ha offerto 695 milioni (pari al 17,6% del valore nominale) per rilevare 3,5 miliardi di non performing loans. A questo si aggiunge la richiesta di sottoscrivere un aumento di capitale riservato da 550 milioni per ricapitalizzare ulteriormente Carige (che dopo due precedenti aumenti e la vendita di asset ha già iniettato nelle casse circa 2 miliardi). Questo garantirebbe ad Apollo una quota di controllo della banca superiore al 50% e all’istituto un incasso di complessivi 1,245 miliardi.
Un’offerta, dunque, che secondo Bce non può essere ignorata dal nuovo cda. Le richieste di Apollo, a quanto si sa, sono state consegnate al presidente dl collegio sindacale di Carige, Stefano Lunardi; e il cda uscente ha incaricato di valutarle Mediobanca e Jp Morgan. Ma da giovedì qualsiasi decisione sarà in mano al nuovo cda che inizia il suo lavoro decisamente in salita.
Anche perché la proposta scompagina completamente i progetti degli azionisti di Carige. A partire dal primo, Vittorio Malacalza, che controlla il 17,58 del gruppo genovese, che sale al 19,5% in virtù del patto di sindacato stretto con Fondazione Carige. L’imprenditore, oltre ad aver scelto i vertici della banca (Tesauro e Bastianini), intende riservare per sé la carica di vicepresidente. All’assemblea di giovedì è prevista la presentazione di cinque liste di candidati. Quella di Malacalza comprende 14 nomi. La seconda rappresenta il patto di sindacato stretto tra Gabriele Volpi, e l’imprenditore Aldo Spinelli. Insieme controllano il 7,57% e hanno presentato una lista con cinque nomi. La terza lista è di Assogestioni, con il 2,15%,consta di tre nomi. La lista quattro, con il 4,2% è quella del patto di sindacato tra Coop Liguria e le fondazioni De Mari-Cr Savona e Cr Carrara: i nomi sono due. Infine vi è la lista dei francesi di Bpce, con l’1,81% con un unico candidato.
Se il nuovo cda decidesse di accogliere la proposta di Apollo, però, gli equilibri all’interno della banca cambierebbero repentinamente e, con la nuova ricapitalizzazione, i soci oggi di maggioranza resterebbero con quote marginali rispetto al fondo statunitense.
Tutta la situazione, peraltro, rischia di pesare oggi sull’andamento del titolo Carige che, da mesi ormai, alterna repentine cadute a risalite anche significative ma non sufficienti a recuperare valore. Alla chiusura di piazza Affari di giovedì scorso ha segnato -2,22%, a 0,5725 euro.


Autore: Raoul de Forcade
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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