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Unirec: «Così il recupero crediti può spingere gli incassi dei tributi»

La crisi economica e i tagli operati dal Governo hanno creato una sofferenza finanziaria dei Comuni che non può più essere superata con un ulteriore aumento delle imposte locali, definite recentemente dalla Corte dei Conti, già «ai limiti della compatibilità con le capacità fiscali locali». È necessario quindi individuare altre soluzioni, efficaci, eque e nel pieno rispetto della normativa vigente, che permettano agli enti locali di trovare un nuovo equilibrio finanziario, entrando in possesso di quanto loro dovuto: il modello innovativo di Unirec, l’Unione nazionale imprese a tutela del credito che con oltre 200 aziende rappresenta 85% del mercato nazionale, propone di utilizzare le competenze delle sue associate nell’ambito di una precisa fase di processo, cioè quella che si colloca tra l’accertamento e la riscossione coattiva, che per sua natura necessita di tempi non brevi, producendo costi incerti ed esiti dubbi.

La fase stragiudiziale
Questa fase stragiudiziale, oltre a consentire d’individuare le cause del mancato pagamento ed indurre il cittadino a far fronte al dovuto attraverso la soluzione migliore anche in relazione alle sue reali possibilità di ridurre il debito, permette alla Pubblica amministrazione di ridurre le tempistiche di gestione, ottimizzare le risorse a disposizione, aumentare il cash-in, accelerare rispetto a oggi i tempi d’incasso, consentendo inoltre di attivare la riscossione coattiva in modo mirato e nei casi per i quali sia veramente necessario (ad esempio le procedure cautelari). Le imprese di tutela del credito, autorizzate in base all’articolo 115 del Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza all’esercizio dell’attività dal ministero dell’Interno, il quale ha in carico anche il controllo sulle stesse imprese e sul personale utilizzato, grazie alla loro competenza, professionalità ed esperienza consolidata negli anni nell’attività stragiudiziale (bancario, finanziario, Tlc, utilities, etc.), sono gli unici soggetti in grado di compiere con successo questa “mission impossible”, con un notevole risparmio di risorse, tempo e certezza dei costi di intervento per la Pubblica amministrazione.

Riscossione e «attività intermedie»
Infatti, le imprese di tutela del credito sono pienamente legittimate ad operare con gli enti locali in quanto il recupero stragiudiziale dei crediti consiste non nella riscossione delle entrate per conto dell’ente, ma nel tentativo di recupero in via stragiudiziale delle somme ad esso dovute, per le quali erano stati pattuiti dei termini di pagamento che poi non sono stati rispettati. L’obbligo di avvalersi di soggetti iscritti all’albo previsto dall’articolo 53 del Dlgs 446/1997 non riguarda tutte le attività di gestione delle entrate locali e dei tributi: è infatti possibile affidare a imprese non iscritte all’albo, ma autorizzate ex articolo 115 del Tulps, attività propedeutiche, di supporto, meramente esecutive (quale il servizio di recupero crediti stragiudiziale), svolte sotto la direzione, il controllo del funzionario dell’amministrazione preposto al servizio. In questo senso (tra le tante) si ricorda la sentenza del Consiglio di Stato, sezione V, del 24 marzo 2014, n. 1421, che afferma:
• quando il servizio posto a gara non comporta per l’appaltatore il materiale introito delle somme dovute all’ente, è illegittima la clausola del disciplinare che impone l’iscrizione nell’albo nazionale dei riscuotitori ex articolo 53 del Dlgs 446/1997;
• non rientrano nelle attività di riscossione gli adempimenti prodromici e strumentali quali, ad esempio, inviare i solleciti di pagamento; si giustifica il requisito in questione (n.d.r. iscrizione all’albo) e le inerenti garanzie d’affidabilità patrimoniale, in quanto oggetto dell’affidamento sia il maneggio del denaro di pertinenza dell’ente pubblico, che contraddistingue la posizione dell’agente (o concessionario) della riscossione delle entrate.
• in termini operativi, quindi, le imprese di tutela del credito intervengono per indurre il pagamento delle somme dovute senza richiesta di proprie spese oppure oneri aggiuntivi per il contribuente, ma per svolgere, con un approccio consulenziale, un’attività volta a ridurre i crediti e i residui attivi per entrate tributarie ed extratributarie (pari, per il solo comparto enti locali, a oltre 29 miliardi di euro nel 2013, + 10% su anno, fonte Corte dei Conti) e a discriminare tra crediti certi e di difficile incasso. L’utilizzo sistematico dei servizi erogati dalle imprese a tutela del credito, quindi, favorisce la trasformazione di poste contabili (i crediti) in poste finanziarie (i crediti incassati) che potrebbero essere utilizzate a favore della collettività, accompagnando così lo sforzo che il Dlgs 118/2011 sull’armonizzazione dei sistemi contabili ha attivato con – tra l’altro – l’obbligo di accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità. In conclusione, è importante segnalare che le aziende associate a Unirec, l’Unione nazionale imprese a tutela del credito unica associazione del settore, hanno sottoscritto un Codice Deontologico e di Condotta, che impone precisi obblighi e impegni a rispettare i criteri di massima professionalità ed etica, a perseguire standard qualitativi elevati e rispettare pienamente i consumatori, con cui è stato costituito il Forum Unirec-Consumatori.

Intervento di Marco Pasini, Presidente Unirec


 


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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