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Bce, regole uniche per crediti e bond

Le 130 banche più grandi dell’eurozona sapranno mercoledì con quali criteri la Banca centrale europea analizzerà i loro bilanci, a partire da inizio 2014, per stabilire quali abbiano bisogno di iniezioni di nuovo capitale. I primi elementi di un esercizio che, ha detto il presidente della Bce Mario Draghi, dovrà essere «trasparente e rigoroso per essere credibile», cominciano a emergere.

La Bce è consapevole, e Draghi lo ha ripetuto più volte, che è essenziale ristabilire la fiducia nel sistema bancario, senza la quale la ripresa resterà frenata dalla scarsità di credito. Per questo, l’annuncio è molto atteso dai mercati. Restano però alcune incognite: se e come, per esempio, la Bce sottoporrà a stress test il debito sovrano nei portafogli bancari, e la disponibilità di risorse pubbliche per assicurare capitale quando l’apporto privato non sia sufficiente.

Mercoledì la Bce pubblicherà una lista preliminare (quella definitiva verrà complilata sui dati di fine anno) delle banche da esaminare, nella quale rientreranno circa 130 istituti, di cui 15 italiani, con un bilancio superiore ai 30 miliardi di euro. La cosiddetta «valutazione complessiva dei bilanci» avrà tre elementi: una valutazione generale del rischio, una revisione della qualità dell’attivo (Aqr), cioè una fotografia della situazione esistente, e uno stress test, che, prendendo le mosse da questa, giudichi la capacità dei singoli istituti di sopportare situazioni di shock, come una nuova recessione o un forte aumento dei tassi d’interesse.

Alla fine, prima dell’assunzione dei poteri di vigilanza a novembre dell’anno prossimo, la Bce pubblicherà un’indicazione del capitale necessario per ogni singola banca. Il riferimento, secondo quanto ha dichiarato il consigliere della Bce, Yves Mersch, è ai requisiti patrimomiali di Basilea (7% dell’attivo ponderato sulla base del rischio), cui si aggiungerà una quota addizionale per gli istituti più grandi. Secondo stime Morgan Stanley, il capitale addizionale necessario potrebbe oscillare da 20 a 50 miliardi di euro.

L’operazione verrà preceduta da un’armonizzazione della definizione dei crediti deteriorati: questa è oggi più stringente in alcuni Paesi (come l’Italia) che in altri (come la Germania), contribuendo così a offrire un’immagine a prima vista più negativa dei primi. La revisione dell’attivo si concentrerà con particolare attenzione su aree ritenute più problematiche nei diversi mercati. Le banche tedesche, per esempio, hanno una forte esposizione all’attività marittima, altrove, come Spagna e Italia, sono più rilevanti i problemi degli immobili commerciali.

Nel condurre gli stess test, la Bce terrà conto dell’insuccesso dei due già condotti dalla European Banking Authority, che non hanno convinto i mercati. Draghi lo ha ricordato spesso, facendo il confronto invece con l’esercizio realizzato negli Usa, risolutivo per riportare la fiducia nel sistema. Elemento cruciale sarà l’inclusione di un test sul portafoglio di titoli di Stato: senza di essa, dice l’economista Nouriel Roubini, il test non è credibile, con essa si potrebbe pensare che la Bce metta in dubbio la solidità di alcuni Paesi.

Altrettanto cruciale, ha ricordato Draghi, è l’impegno dei Paesi dell’eurozona a mobilitare risorse pubbliche in caso i capitali privati non siano sufficienti. Il che non vuol dire che alla fine i contribuenti perderanno soldi. In una lettera del luglio scorso al commissario europeo per la concorrenza Joaquin Almunia, Draghi ricorda il successo di casi come Banco Popolare, Natixis e SocGen.

Sull’uso di risorse pubbliche per ricapitalizzare le banche, si è aperta in sede europea una discussione, con la Germania nel consueto ruolo di frenatore: il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha espresso riserve tra l’altro sull’uso del fondo salva-Stati Esm. La Germania, peraltro, non ha mostrato remore negli ultimi anni a usare soldi pubblici per salvare le proprie banche: l’11% del Pil, più del doppio della Spagna, secondo l’Fmi.

Draghi ha chiesto anche ad Almunia che dalle regole europee introdotte ad agosto e che, nelle «ricapitalizzazioni preventive» con fondi pubblici, impogono perdite ai detentori di debito bancario subordinato, questi possano essere esclusi nel caso di istituti solventi con esigenze temporanee evidenziate dagli stress test, soprattutto in una fase in cui i mercati, per effetto dell’esame Bce, rischino di trovarsi ingolfati di richieste di capitale. Il commissario ha risposto con la disponibilità a esaminare le situazioni “caso per caso”, come già previsto dalla normativa. La questione, che potrebbe applicarsi a un numero ristretto di casi, è all’esame degli organi tecnici.


Autore: Alessandro Merli
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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