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Più credito, ma restano freni

Le misure annunciate ieri dalla Bce non potranno che avere un impatto positivo sull’Italia, per l’economia, per il sistema finanziario e persino per lo spread: tassi più bassi e più liquidità per più tempo, questa l’essenza del pacchetto, sono i presupposti indispensabili per incoraggiare un allentamento della stretta sul credito e indirettamente per stimolare la domanda di BTp che presentano da oggi rendimenti ancor più appetibili.

Non sono tuttavia interventi risolutivi per sciogliere tutti i nodi, dalla frammentazione del credito al deleveraging, dall’assenza di un adeguato mercato dei capitali all’eccessivo fardello delle sofferenze e del portafoglio di titoli di Stato nei bilanci delle banche, dalla scarsa patrimonializzazione delle PMI ai requisiti severi e restrittivi sui ratios patrimoniali bancari.

La politica monetaria, convenzionale e non, da sola non basta: anche l’Italia dovrà fare la sua parte, implementando le riforme strutturali e varando politiche che pur garantendo il rigore di bilancio possano consentire la riduzione delle tasse e l’aumento degli investimenti pubblici produttivi.

Tassi più bassi e per lungo tempo restano tuttavia lo strumento principe per migliorare le condizioni del credito e la Bce lo ha fatto ieri andando oltre il brevissimo termine.

Questi tassi al minimo storico saranno accessibili alle banche che vorranno finanziarsi fino a due anni: un risparmio importante, dal momento che le banche italiane fanno a tutt’oggi la provvista con l’handicap dello spread del rischio-Italia che oscilla ancora tra i 150 e i 200 punti sul mercato dei titoli di Stato e a cascata condiziona tutti i prenditori italiani.

Le imprese italiane non finanziarie, con una linea dedicata, arriveranno a finanziarsi a tassi molto bassi Bce fino a quattro anni: attualmente le Pmi dell’Eurozona periferica arrivano a pagare oltre il 5 per cento in più rispetto alle imprese nell’Eurozona “core”.

La speciale TLTRO non potrà essere utilizzata per abbattere i tassi dei mutui ipotecari per l’acquisto di abitazioni: un vantaggio in meno per le famiglie italiane ma un’assicurazione contro la formazione di una bolla speculativa immobiliare.

Secondo Marco Piersimoni, strategist dell’Advisory team di Pictet Asset management, ” per la ripresa del credito in Italia, sono decisamente interessanti le TLTRO: potenzialmente il nuovo canale aperto dalla BCE vale in prima istanza 60 miliardi circa (7% su 835 miliardi di prestiti outstanding a fine aprile). Mancano alcuni dettagli sui meccanismi che indirizzeranno la nuova liquidità all’economia reale, ma il segnale è molto buono”.

L’iniezione di liquidità tramite le operazioni di rifinanziamento MRO con piena soddisfazione delle richieste estese fino al dicembre 2016 allenterà inoltre la tensione sulla scadenza imminente delle LTRO triennali (dicembre 2014 e gennaio 2015) dalle quali le banche italiane hanno attinto pesantemente per acquistare 200 miliardi circa di titoli di Stato italiani svenduti dagli stranieri in fuga dal rischio-Italia.

Le posizioni in BTp non dovranno essere smantellate in fretta per ripagare la Bce.

Non da ultimo c’è la prospettiva di un programma di acquisti da parte della Bce di nuove Abs: la cartolarizzazione dei portafogli di prestiti alla Pmi riduce il rischio di credito nel bilancio delle banche e per nuovi finanziamenti.

Quello che in gergo comincia ad essere chiamato CE, credit easing al posto del QE (quantitative easing), è l’intervento appena accennato da Draghi ma risolutivo per il mercato del credito in Italia: solo la vendita di ABS su portafoglio di prestiti alle Pmi (e non il mero uso delle Abs come collaterale per i rifinanziamenti della Bce) consentirà alle banche di liberare capitale e dare spazio a nuovi finanziamenti: dal deleveraging in corso non si torna indietro.

 


Autore: Isabella Bufacchi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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