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Calano le sofferenze nette delle banche

E’ ancora record di sofferenze per le banche italiane. La crescita procede ininterrotta da almeno due anni e la rischiosità dei prestiti ha raggiunto a marzo i massimi da oltre 15 anni. Dal bollettino mensile dell’Abi è infatti emerso che le sofferenze lorde sono risultate pari a 164,6 miliardi di euro, 2,6 miliardi in più rispetto a febbraio e circa 33,6 miliardi in più rispetto a marzo di un anno fa.

I crediti più a rischio rappresentavano l’8,6% del totale degli impieghi, un dato che non si vedeva da novembre 1998 (erano il 6,6% un anno fa e il 2,8% prima della crisi). E’ però emerso un segnale positivo dalle sofferenze nette che, grazie ad accantonamenti e alle cessioni di pacchetti di crediti a rischio avvenute tra gennaio e febbraio, sono scese a marzo di circa 3 miliardi a 75,7 miliardi di euro.

“Senza le cessioni anche lo stock delle sofferenze lorde sarebbe risultato più alto”, ha osservato Gianfranco Torriero, responsabile dell’ufficio studi Abi, “ma il dato positivo è l’andamento delle sofferenze nette, che incorpora anche le svalutazioni ed è quello che rimane nel bilancio delle banche”. E’ comunque impossibile per l’Abi prevedere quando si osserverà una vera inversione di tendenza.

“Qualche segnale di miglioramento, anche se molto lieve”, ha spiegato Torriero, “emerge comparando il rapporto tra le sofferenze nette e gli impieghi: osserviamo una diminuzione dell’incidenza tra febbraio e marzo dal 4,27% al 4,12%, ma non possiamo andare oltre. Sarà importante nei prossimi mesi capire se e come cambieranno le condizioni economiche del Paese. Noi siamo fiduciosi che un’inversione ci sarà, anche perché è l’unico modo per uscire da questa situazione”.

E anche se il tasso sui mutui per la casa è sceso ad aprile al 3,39%, rispetto al 3,45% di marzo, raggiungendo il valore più basso da luglio 2011, e le nuove erogazioni di prestiti ai privati per le abitazioni sono cresciute di oltre il 20% in questi primi tre mesi dell’anno, continua a calare il totale dei prestiti concessi dalle banche italiane alla clientela: ad aprile si sono attestati a 1.848 miliardi di euro (-2,53% su base annua).

Si tratta del ventitreesimo calo mensile consecutivo: per ritrovare una variazione positiva bisogna tornare infatti a maggio di due anni fa, se si esclude il risultato piatto di luglio 2012. “Il tasso di variazione negativo degli impieghi”, ha ricordato Torriero, “era cresciuto fino al novembre del 2013, mentre ora ha rallentato. Potrebbe significare che siamo arrivati ai minimi”, ha aggiunto Torriero, “e che dovremmo tornare a crescere, ma ci vorranno mesi perché si torni a una variazione positiva in termini statistici”.

In ogni caso, molto dipenderà dalle indicazioni macroeconomiche perché “le banche sono degli intermediari, non possono incidere”. Peraltro il dato sui prestiti resta sopra quello della raccolta delle banche italiane, scesa ad aprile dell’1,06% a 1.726 miliardi.  In particolare, i depositi da clientela residente sono cresciuti dell’1,05% a 1.224,3 miliardi, mentre la raccolta di obbligazioni è diminuita del 5,85% a 502,2 miliardi.

Per il Codacons un incremento dei mutui del 20% nei primi tre mesi di quest’anno non è interpretabile come la fine della crisi del settore immobiliare, anche perché se le erogazioni fossero ancora diminuite si sarebbero avvicinate allo zero. E’ un dato “assolutamente illusorio”, considerato l’andamento dei mutui dal periodo pre-crisi a oggi. Nel 2007 infatti in Italia i mutui erogati per l’acquisto di un’abitazione ammontavano a 62,7 miliardi, mentre nel 2013 le erogazioni sono state pari a 17,6 miliardi con un crollo del 72% in soli 6 anni. “Crediamo che governo e banche debbano lavorare ancora molto per aiutare le famiglie nell’acquisto delle abitazioni, aumentando il credito”, ha incalzato l’associazione dei consumatori


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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