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Mps, la spinta di Bankitalia Il Banco incassa 1,5 miliardi

La conferma è arrivata ieri mattina dallo stesso Montepaschi: si terrà oggi alle 10.30 il consiglio di amministrazione presieduto da Alessandro Profumo per varare il rafforzamento dell’aumento di capitale attualmente autorizzato da 3 a 5 miliardi. Toccherà all’amministratore delegato, Fabrizio Viola, spiegare poi le ragioni che hanno indirizzato la banca su questa decisione. Ma dietro la scelta dell’istituto di Rocca Salimbeni c’è la moral suasion della Banca d’Italia e la necessità di rafforzare le difese in vista della verifica degli attivi di bilancio necessaria per il passaggio alla Vigilanza unica della Bce. È la molla che ha spinto il Banco Popolare a ricorrere, prima fra le grandi banche italiane, al mercato con un’operazione da 1,5 miliardi chiusa ieri con pieno successo: 99,13% di adesioni, per il 50% circa da parte di investitori esteri tra cui Blackrock, Ubs, Goldman Sachs. Allo stesso passo si apprestano anche Popolare di Vicenza (per 1 miliardo), Carige (800 milioni), Bpm (500 milioni), Banca Marche (400 milioni), Popolare di Sondrio (350 milioni), Creval (attesi 400 milioni) e Veneto Banca (850 milioni, che sabato 26 riunisce l’assemblea per il rinnovo del consiglio senza più Vincenzo Consoli come amministratore delegato).


Per Mps l’incremento della ricapitalizzazione si spiega con il fatto che i 3 miliardi già autorizzati lo scorso dicembre servivano per iniziare a rimborsare i 4,07 miliardi di aiuti di Stato (i Monti bond). Il miliardo in più sarà invece un aumento di capitale vero e proprio e consentirà a Mps di avere patrimonio e percentuali di copertura dei crediti deteriorati in linea con le principali banche. Un miliardo non è comunque una cifra da poco, visto che corrisponde a poco meno di metà dell’attuale capitalizzazione di Mps. Come dire che le svalutazioni degli ultimi due anni per 5,5 miliardi non sono state sufficienti a fare pulizia delle partite più complicate.
A differenza dello scorso dicembre, la finestra di mercato positiva favorisce Profumo e Viola. I due banchieri sarebbero stati già allora consapevoli delle reali necessità del Monte, ma il consorzio di garanzia guidato da Ubs, Goldman Sachs, Citi e Mediobanca si sarebbe mostrato freddo di fronte alla richiesta di coprire 5 miliardi, sia per i rischi di mercato sia per le incertezze del quadro politico. Ora il clima è cambiato, il governo appare stabile e l’operazione può partire.


Autore: Fabrizio Massaro
Fonte:

Il Corriere della Sera

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