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BP tratta vendita 1,5 miliardi di crediti non performanti

Il Banco Popolare sta valutando la cessione di 1,5 miliardi di euro di crediti non performanti al netto delle svalutazioni. E ha già identificato tre controparti, player specializzati del settore, con cui sono stati sottoscritti confidential agreement. Si tratta di due portafogli: uno pari a un’esposizione lorda da circa 1,2 miliardi di euro e l’altro da circa 0,3 miliardi.

Il primo ha un livello di copertura del 37,5%, includendo le svalutazioni, e del 103% includendo le garanzie reali, il secondo rispettivamente del 34% e del 109%. Sono crediti garantiti da garanzie reali (residenze abitative, commerciali e hotel) principalmente localizzate nel nord Italia.

Inoltre, l’istituto popolare ha identificato cinque possibili controparti che hanno manifestato interesse per l’operazione di cessione della maggioranza della partecipazione in Release, la bad bank Italease. E’ già stato predisposto e consegnato il documento informativo e saranno avviate due diligence con un numero limitato di acquirenti entro il mese di aprile.

Gli elementi chiave del deal sono impieghi lordi Release di 3,2 miliardi di euro, l’acquisto da parte della controparte di almeno il 51% delle quote di Release, un funding del Banco Popolare verso Release non superiore alla percentuale di possesso societario.

“Dobbiamo vedere la valutazione che verrà data a questo 51% o più di Release. Le trattative sono cominciate e i lavori stanno andando avanti. Se son rose fioriranno. Siamo particolarmente interessati che almeno una rosa possa fiorire”, ha affermato l’ad, Pier Francesco Saviotti, durante la conference call di commento ai conti 2013 e di presentazione del piano industriale 2014-2016/2018.

“Release ha un totale attivo di 3,2 miliardi, nel quale sono concentrati principalmente crediti dubbi e qualche immobile, per questo stiamo valutando con cinque controparti la possibilità di cessione di una quota di maggioranza”, ha spiegato il direttore generale, Maurizio Faroni, quantificando l’impatto di un eventuale deconsolidamento di Release oggi a valore di libro in 35 pb. In ogni caso il management è disposto a vendere anche perdendo “se ci pagano un po’ meno del valore dell’equity, a meno che non ci mettano le dita negli occhi”.

Nell’arco del piano saranno anche valutate la valorizzazione del patrimonio immobiliare e iniziative di collaborazione con partner industriali per migliorare i ricavi e contenere i costi. In particolare, come ha annunciato lo stesso Faroni, sta partendo un progetto di valorizzazione immobiliare relativa a beni non strumentali in un veicolo dedicato. Ma il management vuole anche dare una forte accelerazione al Wealth Management “perché ha uno scarso consumo delle risorse più preziose, capitale e liquidità.

Invece tra gli obiettivi dell’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro c’è quello di “posizionare il Banco Popolare come possibile polo aggregante nel caso in cui si aprano spazi di consolidamento nel sistema”, ha aggiunto il dg, elencando gli altri obiettivi della ricapitalizzazione: anticipare i competitor nel raggiungere livelli patrimoniali di assoluta tranquillità per il futuro, dotare il Banco Popolare di risorse necessarie per tornare a investire nello sviluppo dell’attività di banca commerciale e tornare a dare soddisfazione agli azionisti.

Infine, sul fronte della liquidità, il gruppo a fine 2013 aveva una posizione di liquidità di 18,2 miliardi di euro rappresentati sostanzialmente da un portafoglio libero di titoli governativi italiani per circa 14miliardi, che consentirebbe di rimborsare finanziamenti Ltro in qualunque momento. L’esposizione in Bce è risultata invariata rispetto al 31 dicembre 2012 e pari a 13,5 miliardi. “Lo scenario di Ltro è mantenere qualche miliardo di euro ancora in rifinanziamento a breve termine con la Bce, stimiamo di 5 miliardi”, ha previsto il management.

A Piazza Affari intanto il titolo del Banco Popolare continua a viaggiare sopra le righe (+3,15% a 1,57 euro) dopo l’ok del cda ai conti 2013, esercizio chiuso con una perdita di 606 milioni, e al nuovo piano industriale che prevede un utile netto pari a 609 milioni nel 2016 e a 787 milioni nel 2018, anche se il 2014 sarà ancora “un anno severo”, in particolare sul fronte della qualità del credito con un costo che si dovrebbe attestare a 120 punti base.

“Pensiamo che il 2014 non ci darà particolari soddisfazioni per le rettifiche su crediti. Pensiamo di avere ancora un anno pesante con un costo del credito che si può quantificare in 120 punti base”, ha detto Saviotti. L’istituto ha registrato nel 2013 rettifiche nette su crediti per 1,69 miliardi, in crescita rispetto ai 1,27 milrdi del 2012 con un costo del credito (rapporto tra rettifiche nette di valore su crediti e impieghi lordi) su base annua pari a 185 punti base rispetto ai 133 pb del 2012. Nel piano industriale l’istituto prevede rettifiche su crediti in calo a 700 milioni nel 2016 con un costo del credito di 70 punti base.

 


Autore: Francesca Gerosa
Fonte:

Milano Finanza

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