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La Cina frena sul credito facile

Tutti a chiedersi come la Banca centrale cinese possa bacchettare il sistema creditizio invitandolo a tenere sotto controllo i prestiti facili per poi annunciare, a ruota, l’impennata dei nuovi prestiti di gennaio che arriva la gelata agli animi (e alle borse nonché alle divise asiatiche).
È stata la stessa Banca centrale a lanciare un segnale fortissimo: ieri ha chiuso i cordoni della liquidità con il più duro intervento dal mese di giugno scorso.
Non solo. In periferia, nel cuore nero dello shadow banking, nella Wenzhou dei giri di soldi innescati dalle guanxi (le relazioni amicali) ed esportate all’estero (specie nelle comunità immigrate cinesi in Italia, originarie del Sud Est della Cina), le autorità locali hanno annunciato che dal 1° marzo regolamenteranno il sistema informale dei prestiti.
Un segnale forte parte anche dal basso, dunque. The party is over, è lotta contro i prestiti facili specie nelle aree in cui il fenomeno alligna da tempo immemorabile e, quindi, se un singolo prestito supererà il limite dei 3 milioni di yuan (494.400 dollari) o se più prestiti toccheranno i 10 milioni o infine più di 30 persone saranno coinvolte nel prestito stesso dovrà partire la denuncia alle autorità locali.
Una doppia mazzata, proprio mentre lo scorso weekend la stessa banca centrale rivelava che l’ammontare dei nuovi prestiti è stato di 1.320 miliardi di yuan (l’aggregato è di 2.580) il livello massimo dal 2010. La mannaia è scesa sui pronti contro termine, per la prima volta dal mese di giugno ha drenato liquidità in maniera pesante, lanciando un segnale al circuito interbancario con una mossa che ha subito mandato in tilt le borse cinesi: tutte hanno chiuso in negativo e lo yuan ha frenato. Fanno paura i prestiti in sofferenza a 592 miliardi di yuan nell’ultimo trimestre 2013, pari all’1% dei prestiti totali, come nel 2008.
Così la Banca centrale del Paese ha offerto 48 miliardi di yuan, pari a 7,9 miliardi di dollari di repo a due settimane: l’ultima volta che si è ricorso a un simile drenaggio è stato a giugno del 2013 nel pieno del credit crunch. L’economia frena e proprio ieri il ministero dell’Industria ha limato l’obiettivo di produzione industriale 2014, al 9,5 contro la previsione del 10 (nel 2013 è stato del 9,7).


Autore: Rita Fatiguso
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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