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Bad bank, una partita di sistema da 300 miliardi

Parole giunte a sorpresa per banchieri, economisti e sindacati. Ma che hanno subito catalizzato l’attenzione del mondo della politica e della finanza. La partita infatti è grossa e riguarda i 300 miliardi di crediti in sofferenza del sistema bancario italiano. Sabato dall’assemblea Assiom Forex l‘assist del Governatore Ignazio Visco verso iniziative di istituti privati o di «sistema» volte alla creazione di una bad bank italiana, un «deposito» dove far confluire oltre 300 miliardi complessivi di crediti deteriorati che zavorrano i bilanci e non permettono di far ripartire il flusso dei prestiti dalle banche verso famiglie e aziende.

Sullo sfondo i lavori già avviati da Banca Intesa e Unicredit con il fondo statunitense Kkr, proprio per verificare l’ipotesi di un veicolo privato in cui far confluire i crediti deteriorati. Che, ha detto Visco, senza mai citare i due gruppi bancari, «vanno nella giusta direzione» perché volti a «razionalizzare la gestione dei crediti deteriorati con la creazione di strutture dedicate in grado di aumentare l’efficienza delle procedure e la trasparenza di questi attivi». Ma la vera novità è l’accelerazione data dal Governatore su ipotesi «più ambiziose, cioè su una bad bank di sistema».
Progetti «da valutare anche nella loro compatibilità con l’ordinamento europeo non sono a escludere, possono consentire di liberare a costi contenuti, risorse da utilizzare per il finanziamento dell’economia».

Ma veniamo ai numeri della partita. Il totale dei crediti deteriorati (sofferenze, incagli ristrutturati e scaduti) è di oltre 300 miliardi, soglia toccata a giugno 2013. Le sole sofferenze lorde a novembre hanno raggiunto i 149,6 miliardi (di cui verso le 100 imprese e 31 verso le famiglie). Quelle nette 75,6. Due anni fa erano rispettivamente 50 e 100 miliardi. Il rapporto sofferenze-impieghi è oltre il 4%: era 0,86% prima della crisi. Solo a fine anno il flusso delle nuove sofferenze ha iniziato a calare.

Nel dibattito intervengono subito banchieri, economisti, sindacalisti e consumatori. In un editoriale pubblicato dal Corriere della Sera gli economisti Alberto Alesina a Francesco Giavazzi, ipotizzano anche strade diverse. Si potrebbe – affermano – far acquistare dalle Bce un pò dei prestiti che le banche hanno fatto alle imprese: «in questo modo alleggerirebbe i loro bilanci e farebbe ripartire il credito». I principali sindati dei bancari plaudono alle parole di Visco ma chiedono maggiori dettagli. Per Agostino Megale, segretario generale di Fisac-Cgil, l’apertura del governatore «è un passo importante che va apprezzato. Semmai – aggiunge va ricordato che c’è un qualche ritardo da parte del governo nell’affrontare i problemi del settore. Adesso é tempo che si passi dalle parole ai fatti – continua Megale – e questo richiede un cambio di passo anche delle banche, come ha ricordato ieri lo stesso governatore, nel mettere al centro il sostegno al credito dell’economia reale».


«Noi siamo favorevoli non solo per le grandi banche, ma anche e soprattutto per le banche medio-piccole che dovrebbero affrontare oneri molto più pesanti se dovessero ricapitalizzare da sole le loro sofferenze», aggiunge Gregorio Romani, segretario generale della Fiba-Cisl. Più cauto Lando Sileoni, segretario generale della Fabi. «Mi pare prematuro – dice – bisogna capire se si tratta di una operazione di sistema o meno e bisogna anche valutare se e quali effetti avrà sul piano dell’occupazione». Possibilista anche la Uil: «come Uilca non siamo contrari a priori » dice il segretario generale dei bancari della Uil, Massimo Masi. «È comunque una iniziativa da valutare e comprendere in tutte le sue implicazioni».

Sul fronte di guerra i consumatori: «le dichiarazioni del Governatore – dicono Adusbef e Federconsumatori – confermano i legittimi sospetti, circolati nei giorni scorsi perfino in bozza, con il Governo pronto a presentare proposte per addossare ai contribuenti e risparmiatori, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, il fardello di 135 miliardi di sofferenze, per i restyling di bilancio».


Autore: Laura Di Pillo
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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