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Abi, il credito c’è ma da solo non basta

l credito c’è, ma da solo non fa ripartire la crescita. E’ quanto ha sottolineato oggi il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, dopo gli ultimi dati sul calo dei prestiti delle banche. Venerdì Banca d’Italia ha reso noto che a novembre i prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione su base annua del 4,3% (-3,7% a ottobre). I prestiti alle famiglie sono scesi dell’1,5% sui dodici mesi (-1,3% nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono diminuiti, sempre su base annua, del 6% (-4,9% a ottobre).

“Lo stock del credito”, ha sottolineato Sabatini al termine del consiglio direttivo di Assonime, “è più elevato rispetto al 2007“. Secondo il direttore generale dell’Abi il rallentamento della dinamica del credito è invece legato a tutte le variabili macroeconomiche. “Se non ci sono nuovi investimenti che fanno ripartire la crescita, il credito buono non viene richiesto dalle imprese”. Oggi, invece, c’è una richiesta di credito per la ristrutturazione dei debiti, con un’elevata componente di rischio che si riflette nei bilanci delle banche con le sofferenze.

“Le banche e le imprese”, ha proseguito Sabatini, “hanno un interesse congiunto perché il Paese riparta, perché la crescita riparta. Questo innesca un circolo virtuoso”. In conclusione, il presidente dell’Abi ha evidenziato l’effetto positivo che le nuove modifiche al sistema di Basilea 3 avranno sulle banche italiane. “Le nuove modifiche per i tre indicatori mi sembrano positive e hanno effetti positivi anche per le banche italiane. È un passo in avanti”.

Il Basel Committee for Banking Supervision ha infatti deciso di rendere meno stringenti i parametri per il calcolo del leverage ratio. In particolare, sono diventati meno restrittivi i requisiti per alcuni prodotti bancari, come i derivati e i contratti pronti contro termine (repo), che pesano molto nei bilanci degli istituti di credito. Non tutte le poste fuori bilancio saranno infatti computate al fine della determinazione del rischio connesso all’attività bancaria.


Fonte:

MILANO FINANZA

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