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Atuelli (Abi): “Le sofferenze sono un grosso problema sociale”

La quota maggiore delle sofferenze nei bilanci bancari non è dovuta ai grandi clienti ma è un problema sociale “gigantesco“. Lo ha sottolineato il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, in occasione di un seminario sul sistema bancario. “Si sostiene che i problemi delle banche dipendono da una cattiva erogazione di prestiti a grossissimi clienti – ha osservato Patuelli – ma non è questione di pochi, è un fenomeno sociale di gigantesca rilevanza che dà la misura della profondità orizzontale della crisi”. Sui prestiti in sofferenza, secondo elaborazioni Abi su dati Bankitalia, il numero complessivo degli affidati è 1,167 milioni, di cui l’84,2% sono prestiti con un importo fino a 125mila euro, oltre il 15% prestiti da 125mila a 25 milioni di euro e solo lo 0,03% prestiti oltre 25 milioni di euro.

Quote Bankitalia. Patuelli è anche intervenuto sul tema della rivalutazione delle quote di Palazzo Koch, che porterebbe benefici agli stati patrimoniali delle banche ma anche alle casse dello Stato, che riceverebbero le imposte relative alle plusvalenze degli istituti. Le banche azioniste di Via Nazionale, ha spiegato il numero uno dell’Abi, verseranno nel 2013 gli 1,2 miliardi di euro al Fisco per la rivalutazione delle quote solo se il Dl sarà convertito in legge entro la fine dell’anno.

L’Abi auspica che l’iter parlamentare sia rapido e che il provvedimento sia convertito in legge entro l’anno e consentire alla Banca d’Italia la modifica dello Statuto. Le banche sono pronte da tempo: “Ci siamo messi in moto che c’era il governo Monti”, ha spiegato Patuelli. Secondo la valutazione del Tesoro, il valore attribuito a via Nazionale fino a 7,5 miliardi di euro, molto al di sotto di quanto chiesto da alcune forze politiche. “Meglio accettarlo altrimenti si rimetterebbe in discussione tutto allungando i tempi”. Patuelli ha quindi difeso la natura e le finalità dell’operazione dalle critiche: “Si tratta di rimediare a una situazione che vede le quote valutate 156mila euro, lo stesso valore dei tempi della guerra d’Etiopia” allineandosi al modello della Federal Reserve Usa. Così, le quote in eccesso potrebbero anche diventare appetibili per investitori esteri.


Fonte:

quotidiano.net

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