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Crescono i prestiti personali per viaggi, salute e per spese finanziarie e assicurative

Rispetto al periodo pre-crisi cambiate le scelte di indebitamento da parte delle famiglie italiane pur in uno scenario di sostanziale contrazione della domanda di credito.

La prudenza che in questa delicata fase del ciclo economico ancora caratterizza sia le politiche di erogazione da parte degli Istituti di credito sia la domanda di finanziamenti da parte delle famiglie si riflette su rate più contenute e importi medi più ridotti rispetto al recente passato. Ma l’analisi dei prestiti personali, possibile grazie alle informazioni contenute nel Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF, consente di rilevare anche le finalità di utilizzo da parte della clientela di questa tipologia di finanziamento che rappresenta il 38% del totale del credito al consumo e che, per sua natura, non ha un utilizzo predefinito.

Dall’indagine condotta da CRIF su circa 1,3 milioni di prestiti personali con finalità di acquisto conosciuta in una serie storica di oltre 4 anni, dall’inizio del 2008 (ovvero prima che la crisi economica si manifestasse) al primo trimestre del 2012, sono state individuate alcune categorie di spesa, rendendo possibile una analisi sui cambiamenti nelle scelte di indebitamento da parte degli italiani.

“Anche durante gli ultimi anni, caratterizzati da un ciclo economico decisamente negativo, complessivamente i prestiti personali hanno mantenuto un andamento sostanzialmente stabile in virtù del buon posizionamento sulla clientela derivante, principalmente, dalla caratteristica di flessibilità nell’utilizzo – illustra Daniela Bastianelli, Senior Analyst di CRIF Decision Solutions – anche se la domanda ha continuato a scontare gli effetti della contrazione dei consumi”.

Del resto è sufficiente considerare che il numero di domande di prestiti (nell’aggregato di personali e finalizzati) nel I semestre 2012 ha fatto registrare un calo del -8% rispetto ai primi 6 mesi del 2011, che diventa un ben più pesante -23% se confrontato con il pari periodo 2008 principalmente in virtù dell’approccio estremamente cauto delle famiglie italiane, che hanno limitato i consumi, specie quelli di beni durevoli, e hanno ridotto la propensione ad accendere nuovi finanziamenti per sostenere gli acquisti.

“Dall’analisi di questi trend ciò che risulta particolarmente interessante è la sempre maggiore attenzione da parte delle famiglie italiane a coprire spese non voluttuarie – aggiunge Daniela Bastianelli – ma, spesso, strettamente indispensabili, come le spese per la salute e quelle finanziarie e assicurative, che pur rappresentando in termini assoluti una parte ridotta dei finanziamenti, danno un chiaro segnale di disagio di una porzione di clientela”.

D’altra parte, la condizione finanziaria delle famiglie risulta in questi anni decisamente peggiorata, vista anche la progressiva erosione del reddito disponibile e un mercato del lavoro che continua a registrare un incremento del tasso di disoccupazione a causa della crisi economica ancora irrisolta. I prestiti personali, dunque, sebbene mostrino una decisa contrazione dei flussi nei primi mesi dell’anno in corso, non sono sempre vengono richiesti per l’acquisto di un bene ma vengono destinati anche alla gestione delle spese più generali della famiglia.

L’analisi realizzata da CRIF contiene anche un focus sull’età dei richiedenti e, selezionando alcune tra le categorie di spesa ritenute necessarie, emerge che le spese per la salute crescono, comprensibilmente, all’aumentare dell’età del richiedente.

La clientela di età superiore a 64 anni, in particolare, destina a tale categoria di spesa il 3,6% dei finanziamenti erogati, percentuale più che doppia rispetto alla categoria di età inferiore a 34 anni. Le spese finanziarie e assicurative, invece, coinvolgono in modo più omogeneo tutte le classi di popolazione considerate, tanto che si evidenziano solo lievi differenze nelle quote percentuali della distribuzione, comprese tra l’11% e il 13%; ad ogni modo sono i giovani e le persone di età più matura ad avere le quote più basse.

“In un contesto caratterizzato dalla perdurante incertezza derivante dalla crisi economica e finanziaria ancora irrisolta e da un clima di fiducia che resta su valori minimi – conclude Bastianelli – si può ipotizzare che le famiglie italiane nel prossimo futuro saranno ancora fortemente condizionate nelle scelte di indebitamento, con una crescente attenzione alla sostenibilità del debito”.


Fonte:

CRIF

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