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Sul credito è in gioco la credibilità

La fumata nera (o grigia) che si è levata ieri dopo la riunione dell’Eurogruppo dedicata all’applicazione in Europa delle nuove regole sul capitale delle banche (Basilea 3) è quella che i giornalisti chiamano una non-notizia, perché era data quasi per scontata ed è comunque stata mascherata come un accordo politico di carattere generale, cui si dovranno dare in seguito contenuti più precisi.

Ma è proprio qui il problema, perché a questo punto sono i dettagli che contano e in questa fase si dimostra ancora una volta che in materia di regole sulle banche l’Europa è sempre più lontana dall’America e per di più drammaticamente lacerata al suo interno. L’unico elemento comune è il tiro al bersaglio sulle norme varate dal Comitato di Basilea. Forse non a caso, proprio ieri un autorevole esponente della Fed, Daniel Tarullo, responsabile della vigilanza, ha chiesto un allentamento delle nuove regole in materia di riserve di liquidità, considerate troppo severe per poter essere applicate nei prossimi anni dalle banche americane. Poiché come è noto gli Stati Uniti applicano le regole di Basilea solo alle grandi banche sistemiche e poiché questa è la parte veramente innovativa per le ex investment banks, è come dire che l’intero quadro deve essere messo in frigorifero per non si sa quanto tempo.

Ancora più complessa e preoccupante è la situazione nel Vecchio continente. Avendo scelto di applicare il regime di Basilea a tutte le banche per mezzo di una direttiva che deve essere prima approvata dal Parlamento europeo e poi recepita nei singoli ordinamenti, l’Europa si trova a fare i conti con 27 Paesi che in questo momento esprimono esigenze che non potrebbero essere più divergenti fra loro. I tedeschi e i francesi vogliono rinviare le regole relative al limite massimo all’indebitamento delle singole banche. Gli inglesi, che temono la fragilità di banche straniere presenti sulla piazza londinese, chiedono che le autorità nazionali possano autonomamente alzare l’asticella dei requisiti di capitale. I francesi vogliono addolcire le regole che riguardano le banche che possiedono un’assicurazione (la situazione di Société Générale e Crédit Agricole, ça va sans dire). E via elencando in una serie di rivendicazioni collegate agli interessi dei sistemi bancari nazionali, che fanno capire quanto tortuosa sarà la strada futura delle regole di Basilea.

Alla fine, un compromesso politico emerge sempre dal cilindro della politica europea. E anche su questa materia un faticoso compromesso verrà raggiunto e alimenterà trionfalistici comunicati. Ma la battaglia che si sta combattendo sulle regole di Basilea è ancora una volta una dimostrazione dell’incapacità europea di affrontare la crisi finanziaria con soluzioni organiche e coerenti rispetto a questa fase della crisi finanziaria. Tre anni fa, quando si è iniziato a parlare del nuovo regime del capitale, molti pensavano che la fase peggiore della crisi fosse passata. Era quindi ragionevole iniziare il processo di rafforzamento delle banche.
Oggi la situazione è cambiata in peggio e la caduta dell’attività produttiva rischia di rendere il processo di deterioramento degli attivi delle banche più veloce di quello di ricapitalizzazione. In questo quadro, l’Europa ha bisogno di politiche per la crescita e di trovare soluzioni condivise per le banche in difficoltà. Ma sul primo fronte, siamo ancora in alto mare: qualcuno parla di aumentare il fondo di dotazione della Bei di 10 miliardi (che si tradurrebbe in un aumento dei prestiti di 50-60): una goccia nell’oceano delle esigenze di oggi.

Per quanto riguarda le banche, brancoliamo ancora nel buio più fitto: ad esempio, l’idea di ampliare significativamente il fondo europeo per fargli acquistare obbligazioni delle banche continua ad essere fieramente osteggiata.
Insomma, ci vorrebbe un missile a tre stadi (misure per la crescita, misure di stabilizzazione delle banche, regole di capitale uniformi) ma l’Europa riesce a litigare su tutto e a partorire ogni volta poco più di un topolino. Alla fine, un compromesso su Basilea (magari con qualche annacquamento) potrà tranquillizzare le coscienze dei politici europei. Ma si tratterà solo di una parte del quadro di misure necessarie e soprattutto, nessuno politico europeo sembra capace di vedere la dura realtà e cioè che in questa fase economica rifiutare le altre misure più incisive e insistere solo sui requisiti di capitale rischia di peggiorare ulteriormente la spirale deflazionistica in cui stiamo cadendo.


Autore: Marco Onado
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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