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Regole uniche per le banche europee

La nuova autorità bancaria europea farà sul serio: ricorrerà a un unico «rule book»un libro delle regole capace di imporre un regime di controllo più uniforme sugli istituti. E di superare le difficoltà di coordinamento e le debolezze delle authority nazionali, che in passato hanno reso difficile prevenire una crisi.

A delineare la nuova e ambiziosa missione della European Banking Authority e del suo vangelo delle regole è stato il presidente, l’italiano Andrea Enria, che entrerà in carica in marzo. In un’intervista al quotidiano Financial TimesEnriaha affermato che gli sforzi di regolamentazione «devono venire maggiormente dall’alto. I vertici devono impegnarsi in reali discussioni di policy, prendere decisioni e metterle in pratica». In mancanza di questo, ha avvertito, il rischio è di avere nuovamente «concorrenza tra le regolamentazioni» foriera di «disastri».

Enria è stato nel 2004 il primo segretario generale del predecessore dell’Eba, il Committee of European Banking Supervisors (Cebs). E ha lavorato a lungo ai vertici della Banca d’Italia, guidando il Servizio Normativa e Politiche di Vigilanza della Banca centrale e rappresentandola al Cebs. Al Times ha dichiarato di aver provato già cinque anni or sono a rafforzare e armonizzare – in seno al Cebs – le regole sui requisiti di capitale. Ma di non esser riuscito a portare a termine l’iniziativa, che avrebbe potuto proteggere le banche europee dalla bufera del 2008.

«Avremmo potuto stabilire un parametro per il dibattito globale ma non avevamo gli strumenti – ha detto – Non avevamo il potere». Adesso la nuova strategia potrebbe se non esautorare almeno ridimensionare il ruolo di autorità nazionali, quali la stessa britannica Financial Services Authority. E il quotidiano di Londra ammonisce che qualche banchiere ha già protestato, citando potenziali danni all’innovazione e alla competitività nella finanza. Il libro delle regole e la futura missione di supervisione non saranno però l’unico banco di prova per la credibilità dell’Eba: una nuova edizione degli stress test per le banche europee è già prevista in aprile, con i risultati attesi tra giugno e luglio.

L’obiettivo è che siano decisamente più severi rispetto al passato: il sistema bancario irlandese l’anno scorso crollò pochi mesi dopo esser stato promosso dai test. Nell’insieme, allora, solo sette banche su 91 vennero rimandate, con una modesta richiesta di trovare 3,5 miliardi di nuovi capitali anzichè gli almeno 30 miliardi stimati dagli analisti. Enria ha detto di «non voler difendere» i passati test, affermando tuttavia che erano stati concepiti come verifica interna, non per uso pubblico. Per migliorare l’esame Enria ha questa volta identificato quattro riforme: un dialogo con gli investitori per valutare le loro aspettative.

L’uniformità tra paesi partecipanti, facendo emergere processi standard. Uno specifico stress test sulla liquidità, assente l’anno scorso. Infine la valutazione dell’esposizione delle banche al debito sovrano di paesi considerati in difficoltà. Qui preparare gli scenari negativi per verificare la solidità degli istituti rappresenta una sfida particolarmente delicata: occorrerebbe infatti tener conto di rischi di default o di ristrutturazioni del debito in Europa, ipotesi che scatenano polemiche tra i governi. Enria ha ammesso al Financial Times di non avere ancora trovato la «quadratura del cerchio» sulla crisi del debito.


Fonte: Il Sole 24 ore

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