Scelti per voi

Poste potrà acquistare altre banche

Via libera per acquisire partecipazioni anche di controllo nel capitale di istituti di credito. Non solo di secondo livello come Mcc di Angela Zoppo.

La possibile trasformazione di Poste in banca e azionista di controllo di banche è più vicina. Gli emendamenti al decreto Milleproroghe presentati dal senatore del Pdl, Giuseppe Esposito, hanno avuto già il via libera del ministero del Tesoro nella versione riveduta e corretta, che addirittura allarga i margini di manovra di Poste Italiane all’acquisizione di quote, anche di controllo, nel capitale di istituti di credito.

Un passaggio che, se confermato nella versione del maxi-emendamento che l’esecutivo presenterà stasera al Senato, sembrerebbe pensato non solo per favorire il decollo della nascente Banca del Sud ma soprattutto per consentire l’eventuale salvataggio di qualche istituto di credito in difficoltà, facendo di Poste il cavaliere bianco e primo azionista. Il tutto, una volta attuata la probabile separazione del gruppo guidato da Massimo Sarmi dal Bancoposta, come lascia intendere la norma che ha avuto il gradimento di Giulio Tremonti.

Dei cinque sotto-commi in cui si articola l’emendamento, infatti, il primo stabilisce che, entro il prossimo 30 giugnoPoste Italiane costituisca, con delibera dell’assemblea e su proposta del consiglio d’amministrazione, «un patrimonio destinato esclusivamente all’attività di bancoposta». Sarà sempre l’assemblea a decidere rapporti giuridici e beni compresi nel patrimonio, e le regole per gestirlo, controllarlo e organizzarlo.

I successivi sotto-commi vanno ancora più nel dettaglio, specificando che il patrimonio così costituito è separato a tutti gli effetti da quello di Poste Italiane e da altri eventuali patrimoni destinati. Divisi, quindi, anche libri e scritture contabili, con rendiconti separati redatti «in conformità ai principi contabili internazionali». Ma è il 19-sexies che contiene il vero grimaldello esplosivo. «Poste Italiane spa», si legge, «può acquistare partecipazioni, anche di controllo, nel capitale di banche», sentita ovviamente la Banca d’Italia per le autorizzazioni di rito.

E non si tratterebbe solo dei cosiddetti istituti di secondo livello, cioè quelli che non hanno sportelli come il Mediocredito centrale, acquisito da Sarmi per 136 milioni di euro. Come noto, l’operazione è stata annunciata poco prima di Natale, raggiunto l’accordo con Unicredit. In questo caso l’acquisizione del 100% del capitale dell’istituto specializzato nei finanziamenti a medio e lungo termine e nel project finance, è legata a filo doppio al progetto della Banca del Mezzogiorno.

Come aveva spiegato il gruppo Poste in una nota emessa il 20 dicembre scorso, infatti, MedioCredito Centrale «sarà lo strumento per la realizzazione della Banca del Mezzogiorno, promossa dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ed illustrata nel recente piano per il Sud. Ciò favorirà la rapida e concreta attuazione delle principali linee di attività previste per la Banca del Mezzogiorno, quali il credito a medio-lungo termine per le imprese, le funzioni di banca di garanzia e la gestione di agevolazioni pubbliche, sia nazionali che sovranazionali».

L’istituto acquisito, infatti, è destinato a operare come banca di secondo livello, senza poter fare cioè raccolta attiva, «avvalendosi di una rete, la più ampia possibile, costituita dagli sportelli degli uffici postali e da banche con un forte radicamento territoriale che decideranno di aderire al progetto». Ma adesso la versione definitiva dell’emendamento apre scenari ancora più ampi.

Unici limiti, a questo punto, restano quelli fissati dal testo unico bancario che prevede una supervisione di Via Nazionale su ogni possibile aggregazione. La Banca d’Italia resterà regista delle operazioni creditizie in quanto può autorizzare «preventivamente l’acquisizione a qualsiasi titolo di partecipazioni rilevanti in una banca e in ogni caso l’acquisizione di azioni o quote di banche da chiunque effettuata quando comporta, tenuto conto delle azioni o quote già possedute, una partecipazione superiore al 5% del capitale della banca rappresentato da azioni o quote con diritto di voto».

Se l’emendamento del Pdl verrà approvato, Poste diventerà di fatto un player di caratura nazionale nel futuro mondo creditizio italiano, considerando che l’esecutivo sta lavorando anche ad altre misure per rafforzare il capitale degli istituti in vista di Basilea 3.


Fonte: Milano Finanza

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.