Dalla Redazione In Evidenza Normativa e regolamentazione NPL e crediti deteriorati

Fallimento Personale, ogni Paese ha la sua legge (tranne l’Italia)

Il fallimento personale, ovvero la procedura legale che permette a un individuo di dichiarare la propria insolvenza finanziaria, è un tema di grande rilevanza in tutto il mondo. Nei principali paesi industrializzati, dagli Stati Uniti al Regno Unito, ci sono diverse leggi che definiscono i diritti e le responsabilità dei debitori insolventi, permettendo loro di ottenere un nuovo inizio finanziario. In Europa, molti Paesi ognuno con le sue differenze hanno leggi e regolamenti che disciplinano il fallimento personale. Tuttavia tra questi non c’è l’Italia.
La Germania, ad esempio, ha una legge sul fallimento personale chiamata “Privatinsolvenz” che prevede il tentativo obbligatorio di una mediazione concordata tra il debitore e i creditori, fallita la quale, ci si può dichiarare insolventi. Durante il periodo di fallimento, i debitori devono contribuire a ripagare il massimo possibile dei loro debiti in un periodo generalmente di sei anni, terminato il quale i debiti residui possono essere annullati.
In Francia è in vigore la “Procédure de Rétablissement Personnel”, nota per essere più rapida rispetto ad altri paesi europei. In genere dura 12 mesi, durante i quali il debitore cerca di ripagare i creditori con i suoi beni; al termine del processo, i debiti residui vengono annullati.
Nel Regno Unito, la procedura di fallimento personale prevede un “Individual Voluntary Arrangement” (una sorta di alternativa al fallimento vero e proprio) attraverso cui il debitore negozia con i creditori un piano di rimborso. Una volta approvato, il debitore deve rispettare il piano per un periodo di tempo preciso, che dura generalmente cinque anni, al termine del quale si annullano i debiti rimanenti. Il Regno Unito prevede anche una procedura più comune, detta “Bankruptcy”, in cui il debitore dichiara il proprio fallimento; in questo caso i cuoi beni possono essere venduti per ripagare i creditori, dopodiché i debiti rimanenti vengono cancellati. Infine, chi ha debiti limitati, può usufruire di una procedura meno costosa detta “Debt Relief Order (DRO)”. Per dare qualche numero, nel Regno Unito tra aprile e giugno 2023 il numero di fallimenti individuali è calato dell’8% rispetto al primo trimestre dell’anno e dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel secondo trimestre 2023 i fallimenti individuali sono stati circa 26.390, la maggior parte dei quali (oltre 17mila) rientra nell’Individual Voluntary Arrangement, mentre circa 7000 casi hanno usufruito della procedura DRO. Tra giugno 2022 e giugno 2023 un adulto su 422 si è dichiarato insolvente, con un tasso del 23,7 su 10mila.
Concludiamo questo confronto tra le leggi sul fallimento personale dei vari Paesi con un riferimento agli Stati Uniti, dove la procedura è disciplinata principalmente dal “Bankruptcy Code” (Codice fallimentare), che è parte del Codice degli Stati Uniti, e che prevede principalmente due strade:

  • il Capitolo 7, noto come “liquidazione”, attraverso cui il debitore può vendere o liquidare i beni non esenti sotto la supervisione di un custode fallimentare e il ricavato dalla vendita viene utilizzato per ripagare i creditori. Questa procedura è spesso più veloce (solitamente dura alcuni mesi) e consente ai debitori di ottenere un nuovo inizio finanziario.
  • il Capitolo 13, noto come “ristrutturazione del debito”, attraverso cui il debitore elabora un piano di rimborso, che può durare da tre a cinque anni, con la supervisione del tribunale fallimentare. Durante questo periodo, il debitore effettua pagamenti mensili al custode fallimentare, che distribuisce i fondi ai creditori in base al piano stabilito e alla fine del piano, i debiti residui possono essere cancellati.

I requisiti e l’eleggibilità per rientrare in uno dei due Capitoli variano in base al reddito, ai debiti, e ad altre circostanze individuali del debitore. Quando una persona dichiara il fallimento, scatta automaticamente una protezione legale, chiamata Automatic Stay, che impedisce ai creditori di intraprendere azioni legali per il recupero dei debiti pendenti durante il procedimento di fallimento.
Purtroppo, come abbiamo detto all’inizio, in Italia non esiste una legge specifica sul fallimento individuale, ma ci sono diverse procedure, più complesse e onerose, che consentono a individui e imprese di affrontare situazioni di insolvenza finanziaria, come il “Concordato Preventivo” e il “Fallimento con Esdebitazione”, nota anche come legge “salva suicidi”. Il primo consente a un debitore insolvente di negoziare un accordo con i creditori per ripagare i debiti in modo parziale o differito, e solo se l’accordo viene approvato dal Tribunale, il debitore può continuare a operare e mantenere il controllo dei propri beni. La seconda procedura permette a un debitore insolvente, dopo aver fallito, di ottenere la cancellazione dei debiti non soddisfatti al termine del processo di fallimento. Tuttavia, questa opzione viene considerata come un’occasione mancata perché troppo selettiva, farraginosa e di difficile attuazione. Nei suoi 11 anni di vita sono relativamente pochi ad averne usufruito. Secondo i dati del Ministero della Giustizia nel 2022 gli Organismi di composizione della crisi da sovraindebitamento hanno gestito complessivamente 9.442 istanze, di cui ne sono state lavorate appena 7.000. Sebbene negli ultimi tre anni sembra che la legge sia stata riscoperta e si registra un costante (anche se minimo) aumento delle domande, i numeri non sono neanche minimamente paragonabili ad esempio a quelli del Regno Unito, dove ogni anno sono circa 100mila le persone che usufruiscono della legge sul fallimento individuale. Ecco perché qualche giorno fa Credit Village ha lanciato la proposta di rendere questa legge più fruibile, magari prendendo spunto dagli altri Paesi, dove le procedure funzionano meglio.