BPER Banca ha avviato un processo per lo spinoff e la vendita ad un operatore terzo della divisione che svolge l’attività di recupero crediti. Si tratta di una scelta coerente con quanto già realizzato dalle altre grandi banche italiane (Intesa, Unicredit e Banco BPM). Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa il processo competitivo organizzato per la dismissione del ramo d’azienda ha attirato un forte interesse e un gran numero di operatori ha deciso di studiare l’operazione accedendo alla data room.

Le principali banche italiane, tra cui UniCredit, Intesa Sanpaolo e Banco BPM hanno tutte realizzato negli ultimi anni una scissione delle divisioni di crediti management abbinandole alla dismissione di i portafogli e all’attribuzionne di incarichi di gestione su flussi esistenti e futuri. In questo modo gli acquirenti possono fattorizzare nel prezzo di acquisto i flussi delle commissioni attese in futuro.

Alla fine dell’anno scorso BPER deteneva 4,03 miliardi di euro di crediti deteriorati, pari a poco più del 5% del totale. Questo contro il 3,6% di UniCredit e il 3,2% di Intesa. Il rivale di BPER, Banco BPM, nel 2018 ha raggiunto un accordo con il Credito Fondiario, sostenuto da Elliott, per vendere il 70% della sua unità di recupero crediti in un accordo che ha valutato il business a 143 milioni di euro. Come parte dell’accordo ha dismesso 7,8 miliardi di euro di crediti in sofferenza. Credito Fondiario, che da allora ha rinominato la sua attività di recupero crediti come Gardant, ha poi acquistato anche l’unità di recupero crediti di Banca Carige, istituto in difficoltà che sta per essere rilevato da BPER.

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