Credito e consumatori Dalla Redazione Investor, servicer e debt buyer

L’economia reale tornerà ad avere bisogno del credito

Intervista a Simone Caraffini, Amministratore Delegato di Si Collection

Mentre si va definendo la direttiva della Commissione europea sui crediti al consumo che punta a modernizzare le norme esistenti in materia per fare fronte ai cambiamenti indotti dalla digitalizzazione e dall’evoluzione del settore, l’industria del credito si sta interrogando su come reagire all’onda delle perdite sui crediti derivati dalla pandemia che il mercato stima in circa 100 miliardi entro 30 mesi. Il perché e il come potrebbe evolvere la situazione ce li interpreta Simone Caraffini, Amministratore Delegato di Si Collection.

Come si struttura l’offerta sul Credit Management e quali sono i suoi punti di forza?

S.C. “Occorre innanzi tutto osservare che la pandemia è stato un durissimo colpo per tutto il tessuto economico nazionale: un calo del PIL italiano nel 2020 vicino alla doppia cifra non si era mai visto dalla fine della seconda guerra mondiale. Fra l’altro ciò è avvenuto quando l’economia italiana stava cominciando ad emergere dalla lunga e profonda crisi innescata nel 2008 dai mutui subprime.  Credo che la storia archivierà il quadro economico del secondo decennio di questo secolo come uno dei più difficili, secondo solo alle crisi dovuti ai conflitti mondiali del secolo precedente.

Per l’industria del credito, la crisi pandemica si è rivelato un fenomeno sostanzialmente bipolare. Le chiusure e le strade vuote del lock-down, fermando la maggior parte dei consumi, hanno ridotto il ricorso al credito, i.e. le erogazioni, ma non hanno ridotto, almeno nell’immediato, la capacità ripagatoria del debitore, grazie anche al blocco dei licenziamenti. Le attività di recupero hanno quindi sperimentato un ottimo andamento degli incassi, seguito repentinamente da un forte calo dei volumi da recuperare, ulteriormente accentuato dalle moratoria sui crediti, che ha “artificialmente” ridotto il bisogno di recuperare il credito.

Parliamo proprio dei crediti in moratoria.

S.C. Sicuramente una misura necessaria per arginare gli effetti della pandemia, ma con impatto fortemente distorsivo sulla situazione economica reale. I nostri clienti bancari chiedono di tenerci pronti a gestire un’ondata di posizioni non-performanti, ma sui tempi e l’ampiezza di questa ondata pochi sembrano avere chiarezza di vedute. Osservando l’andamento recente, le inadempienze probabili (UTP) potranno arrivare a superare le sofferenze (NPL), ma credo che questo fatto da solo aggiunga poca chiarezza su quello che succederà veramente. Già oggi Si Collection gestisce entrambe le tipologie, e quello che è molto più importante sapere oggi sono le modalità con cui il governo, la banca centrale ed i singoli istituti di credito sceglieranno di gestire l’uscita da questa lunga moratoria.

Nel luglio 2021, mentre le sofferenze lorde delle banche italiane hanno continuato il loro costante trend di discesa che dura dal 2015, per la prima volta in oltre 5 anni si è visto un aumento delle sofferenze nette: un primissimo segnale di un’onda che sale?

La questione aperta dei licenziamenti come potrà incidere sul mercato dei crediti?

S.C. Il reale impatto delle attuali norme sui licenziamenti rimangono un punto di domanda che pende sull’occupazione in generale e sulla conseguente disponibilità al consumo.

Gli importanti e vigorosi segnali di ripresa delle attività e del PIL, la cui crescita viene stimata vicina al 6 %, è sicuramente un segnale positivo. Anche i dati sull’occupazione proiettano un miglioramento nel 2021 rispetto al 2020, con un indice di disoccupazione del 9,8% nel 2° trimestre 2021, rispetto al 10,8% dell’intero 2020.

Se guardiamo anche l’ammontare complessivo dei depositi bancari, vediamo una costante crescita dall’inizio della pandemia, superando la soglia dei 2.000 miliardi di Euro a Luglio 2021, massimo assoluto da 5 anni.

Noi leggiamo in questi dati un evoluzione positiva della situazione, che, riteniamo, porterà ad un maggiore ricorso al credito.

Come valutate quindi i futuri andamenti?

S.C. Come dicevamo, nel periodo pandemico si è comprensibilmente ridotto il fabbisogno di nuovo credito, ma è un trend che si è già invertito nel corso di quest’anno:  nei primi quattro mesi del 2021 le erogazioni complessive hanno segnato una ripresa annua del 29,4%, anche se il raffronto dei volumi con i primi quattro mesi del 2019 rimane ancora negativo a -12,1%. Per quanto riguarda le attività di recupero, si è osservato un forte spostamento sul telefonico, mentre quella domiciliare, limitata dalla pandemia, soffre ancora oggi a causa del calo dei volumi. Stimiamo che ci vorranno 12-18 mesi per avere una piena ripresa delle attività, confidando che il sistema bancario torni a svolgere in pieno il proprio core business di erogazione dei prestiti, e torni ad utilizzare criteri oggettivi per la classificazione delle posizioni non-performing”.

L’aumento dell’efficienza operativa sempre più fattore centrale.

S.C. “Guardando avanti, riteniamo che l’elemento centrale per le attività di recupero sia costituito sempre di più dal miglioramento della efficienza operativa ottenuta anche e soprattutto attraverso l’aggiornamento dei sistemi. In SiCollection, abbiamo deciso di utilizzare questi mesi di riduzione dei volumi per avviare un progetto di revisione dei nostri sistemi informativi, dei processi di call center, ed all’applicazione di procedure RPA, pronti all’incremento di lavoro che inevitabilmente ci sarà. Analizzando le nostre performance passate, abbiamo capito che, anche a causa di un mercato in costante espansione, è stata posta troppa enfasi sull’aumento di volumi e troppo poca attenzione alla produttività ed all’efficienza.

Il rinnovo dei sistemi informativi ci consentirà anche di dare miglior supporto al recupero in ambito secured, business in cui SI Collection è entrata lo scorso anno e che sta crescendo rapidamente sia attraverso partnership bancarie che attraverso operazioni NPL”.

ARTICOLO PUBLIREDAZIONALE