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Risiko bancario in stand by, dopo Mps occhi su BancoBpm

Il naufragio delle trattative tra UniCredit e Mef su Mps fa ripartire la banca toscana da dove era partita, ovvero dalla necessità di una ricapitalizzazione da almeno 2,5 miliardi che il Tesoro deve ora concordare con Bruxelles, insieme agli impegni sul risanamento e alle valutazioni sul suo futuro. Inclusi, ovviamente eventuali nuovi soci. Ma nel contempo l’interruzione dei dialoghi rimette in discussione il risiko bancario da tempo atteso sul mercato bancario, e che (in teoria) vede coinvolti a vario titolo, oltre a piazza Gae Aulenti e Rocca Salimbeni, anche BancoBpm, Bper, Banca Popolare di Sondrio e Carige.

Un delicato gioco ad incastri che oggi, va detto, sembra di colpo messo in stand by. Perché il venir meno del matrimonio tra Montepaschi e UniCredit (il cui ceo Andrea Orcel proprio oggi presenterà i conti del primi nove mesi e risponderà alle domande degli analisti) riduce la pressione sul sistema a cercare a tutti i costi aggregazioni che fino a qualche settimana fa sembravano ineludibili. Non che la necessità di cercare sinergie tra le banche sia di colpo scomparsa «ma in questo momento – confida un banchiere – forse ognuno può avere gioco a concentrarsi sui problemi di casa propria per essere pronto alla futura fase di aggregazioni che comunque arriverà». Insomma, lo stop può essere funzionale a far prendere ossigeno per partire da una posizione di maggiore forza l’anno prossimo. «In un modo o nell’altro», spiegava ieri l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel nel corso della presentazione dei conti, il consolidamento «si materializzerà nel 2021 o più probabilmente nel 2022».

Propellente decisivo per favorire questo processo sarà la proroga della norma che…

Fonte: Il Sole 24 Ore

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