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Moratoria prestiti, proroga con limiti: Ace rafforzata per le ricapitalizzazioni

Si chiama Ace innovativa e rappresenta il piatto forte delle misure a supporto delle imprese introdotte dal decreto Sostegni 2. Una misura per incentivare le ricapitalizzazioni delle Pmi e che in realtà non si pensava avrebbe trovato posto già in questo decreto, anche in virtù del suo costo per lo Stato, stimato in 2,2 miliardi per il 2021.
Lo strumento, noto come Aiuto alla crescita economica, consente una deduzione fiscale alle imprese che eseguono aumenti di capitale. La novità introdotta nella bozza decreto – e sollecitata in particolare dal presidente dell’Abi, Antonio Pautelli – ne amplia decisamente la portata: l’aliquota sulla quale calcolare la quota di aumento, per un ammontare massimo di 10 milioni, sale dall’1,3 al 15 per cento. Non solo: la quota che si può dedurre, in caso di incapienza, può essere trasformata in credito di imposta e compensata con altri tributi o oneri, come Iva, contributi previdenziali e premi assicurativi per gli infortuni sul lavoro. Ma non basta: il credito può anche essere ceduto a soggetti terzi, a partire dalle banche. Il principale limite, al momento, è nella durata della misura che è limitata al 2021.

Proroga delle misure per la liquidità

Nel decreto è ricco il capitolo dedicato alla proroga delle misure per la liquidità. La scadenza delle iniziative introdotte con il decreto Liquidità dello scorso anno viene spostata da fine giugno a fine dicembre. E, soprattutto, per i prestiti sopra i 30mila euro le durate vengono prolungate da 6 a 8 e fino a 10 anni.

Ci sono però una serie di “ma”, ovvero di sistemi per avviare un’uscita graduale dal supporto pubblico. E quindi, per quanto riguarda le moratorie garantite dallo Stato – oggi in essere ce ne sono per circa 130 miliardi – possono continuare la sospensione fino a fine anno ma solo relativamente alla quota capitale, mentre da luglio è necessario ricominciare a pagare gli interessi.

Stop al meccanismo automatico

E ancora: toccherà all’impresa fare esplicita richiesta di proroga alla banca e non sarà quindi più un meccanismo automatico come avvenuto sinora. Questo per evitare di trascinare situazioni che potrebbero riavviare i pagamenti e per allineare il trattamento alle moratorie ex accordi di categoria che stanno già riprendendo da qualche mese i rimborsi perché, alla loro scadenza, non vengono rinnovate dagli istituti di credito per evitare la necessità di riclassificare l’esposizione a forborne (nei fatti Npl). Il costo della proroga si attesta attorno ai 200 milioni.

Prestiti garantiti più onerosi

Il capitolo prestiti garantiti si arricchisce di dettegli che ne rendono un po’ più oneroso l’utilizzo. Chi vuole un finanziamento entro i 30mila euro deve sapere che dal primo luglio non avrà più la garanzia al 100 per cento, ma al 90 per cento.
Così anche i finanziamenti sopra i 30mila euro possono essere richiesti per periodi fino a 8 anni, ma a quel punto la garanzia scende dal 90 al 70 per cento e cala fino al 60% per le durate fino a 10 anni.
Chi ha già un prestito in essere e lo vuole prolungare potrà farlo pagando un premio. Il costo di queste iniziative, possibili in virtù del rifinanziamento del fondo di garanzie per le Pmi, si attesterà a circa 1,8 miliardi.

È previsto, inoltre, di nuovo l’accesso al fondo Gasparrini per prorogare le moratorie sui mutui per le famiglie allargandone la portata anche alle partite Iva e l’importo del finanziamento fino a 400 mila euro fino al 31 dicembre del 2021.

Credito d’imposta per aggregazioni

Poi il capitolo sul credito di imposta per le aggregazioni, in particolare quelle bancarie, e sulla cessione dei crediti problematici che la bozza del documento stima in 17 miliardi nel 2021.
La percentuale per calcolare l’importo delle Dta nell’ambito di un merger sale dal 2 al 3 per cento e la grandezza da prendere a riferimento si allarga al perimetro del gruppo con il riferimento all’attivo dell’ultimo bilancio consolidato disponibile. Il costo medio per le casse dello Stato ammonta a 500 milioni l’anno, con un picco di 1,7 miliardi per il 2022.
Nel documento c’è un articolo dedicato al fondo Patrimonio rilancio, per il quale l’utilizzo del strumenti per le ricapitalizzazioni viene prorogato al 31 dicembre 2021 e viene consentito anche quest’anno il conferimento di liquidità al posto dei titoli di Stato per finanziare l’operatività.

Garanzie di portafoglio

Tra le novità vengono introdotte anche garanzie di portafoglio, gestite dal fondo per le Pmi, per consentire alle banche di garantire portafogli di crediti a Pmi per sostenere ricerca e sviluppo e investimenti. E poi garanzie sui obbligazioni, basket bond, per dare canali alternativi di finanziamento alle imprese più rischiose.

Autore: Laura Serafini

Fonte: Il Sole 24 Ore

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