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Mutui congelati per 350mila famiglie

Le moratorie sui mutui per la prima casa decisi dal governo con il primo decreto emergenziale, hanno rappresentato uno sostegno fondamentale per le famiglie indebitate più colpite dalla crisi. Ne hanno beneficiato circa 350mila nuclei, pari al 12% di quelli indebitati. La stima degli analisti di Bankitalia è stata diffusa ieri in una Nota Covid-19. Le richieste di sospensione delle rate sono arrivate per lo più da individui che hanno dichiarato di aver subito un calo del reddito superiore al 25% rispetto al pre-crisi, che operano nell’industria, nei servizi, nei settori del commercio e della ristorazione o che risiedono nel Nord-Ovest.

Per circa il 20% del debito sospeso, si legge nella pubblicazione, il periodo di moratoria sarebbe scaduto nel 2020, per oltre il 60 scadrebbe al più tardi entro la prossima primavera e per la parte rimanente entro la fine del 2021. Secondo i ricercatori della Banca d’Italia, al termine del periodo di sospensione, una quota di nuclei familiari che hanno beneficiato della misura potrebbe avere difficoltà a riprendere il regolare pagamento delle rate, poiché la loro capacità di sostenere gli oneri del debito dipenderà dalle condizioni generali dell’economia e dal recupero del reddito individuale. Per questa ragione è cruciale definire con attenzione l’uscita da questa misura straordinaria, definire il termine delle moratorie e distribuirne gli effetti nel tempo. Le autorità devono infatti far fronte a un complicato trade-off in un contesto economico debole e con elevata incertezza. L’analisi di Bankitalia stima che alla fine del 2020 e del 2021 la quota di famiglie finanziariamente vulnerabili sia pari a circa l’1,9 per cento del totale (mezzo milione di nuclei), con una quota del debito intorno al 10 per cento. In assenza delle moratorie la quota delle famiglie finanziariamente vulnerabili sarebbe stata del due per cento. Ma in uno scenario più severo, caratterizzato da un forte shock al reddito e ai tassi nell’anno in corso, gli effetti sarebbero più rilevanti. La quota di famiglie vulnerabili finanziariamente e del debito a rischio salirebbero notevolmente, al 2,4 e 12,9 per cento, su livelli simili a quelli registrati negli anni successivi alla crisi del debito sovrano, ma comunque inferiori a quelli del picco del 2012.

Fonte: Il Sole 24 Ore