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Il nuovo anno delle banche, da Unicredit al salvataggio di Mps e di Carige

Entra nel vivo la grande rivoluzione di Unicredit. Da qui all’assemblea del 15 aprile il gruppo di Piazza Gae Aulenti cambierà amministratore delegato, presidente e visione sul mercato. Jean Pierre Mustier ha annunciato il 30 novembre che non si ripresenterà alla guida operativa del gruppo. Pier Carlo Padoan sarà il nuovo presidente al posto di Cesare Bisoni. E su Mps, che rappresenta la rinnovata attenzione al mercato italiano, si è aperta una trattativa che vede coinvolta anche Amco, la società pubblica che gestisce Npl e che dovrebbe farsi carico di 20 miliardi di crediti ammalorati che oggi pesano sul bilancio di Unicredit.

La riunione del consiglio

Questa è la settimana della ripresa. Dopodomani, mercoledì 13, tornerà a riunirsi il consiglio di amministrazione. In precedenza saranno ripresi i lavori dei vari comitati, tra cui quello dedicato alla governance, che analizzerà i risultati di un mese di lavoro del consulente Spencer Stuart, incaricato di individuare il sostituto di Mustier. In corsa sembrano esserci Andrea Orcel, Flavio Valeri, Fabio Gallia e Marco Morelli. Mentre Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, pare non si sia reso disponibile. La partita è apertissima. La nomina avverrà probabilmente dopo l’11 febbraio, quando la banca presenterà i risultati del 2020, con l’ultimo bilancio firmato da Mustier. Nel frattempo è l’ex ministro Padoan a condurre le danze: sotto Natale ha incontrato i presidenti delle fondazioni azioniste, tessendo una rete di consenso sui progetti del «nuovo» Unicredit. La partita più importante dei prossimi mesi, dopo la nomina del capo azienda, sarà l’acquisizione di Mps. Sul piatto, per convincere gli scettici, benefici sul capitale per circa 8 miliardi di euro.

Il grande riassetto

Undici mesi fa, il 17 febbraio 2020, iniziava il grande riassetto dell’industria italiana del credito: Intesa Sanpaolo comperava Ubi, impegnandosi a cedere una parte delle agenzie acquisite a Bper. L’operazione porterà Bper ad aumentare del 40 per cento la propria presenza sul territorio. Ora, dopo che il Crédit Agricole ha lanciato un’opa sul Credito Valtellinese e mentre Unicredit sta trattando per il Monte dei Paschi, Bper torna a essere protagonista. La banca guidata da Alessandro Vandelli, che ha il gruppo Unipol come primo azionista, potrebbe trovare un accordo con il Banco Bpm guidato da Giuseppe Castagna. Nascerebbe il terzo gruppo bancario italiano, non all’altezza dei due big Intesa e Unicredit, ma molto più grande di tutti gli altri. In lontananza si distinguono le potenzialità derivante da una fusione che avrebbe radici popolari (Milano, Verona, Modena, Novara, Lodi, Reggio Emilia, Sassari) e una presenza concreta nel nord Italia.

Genova per loro

Ma se l’unione tra Banco Bpm e Bper per ora è solo un progetto che piace a Unipol e non dispiace a Castagna, questo 2021 vedrà la definizione di almeno altre tre partite. Anzitutto Carige. Entro l’anno, Cassa Centrale Banca, holding del credito cooperativo, dovrà decidere se acquisire la proprietà dell’ex Cassa di risparmio di Genova, dove finora sono stati investiti 166 milioni di euro, o fermarsi all’attuale 9 per cento del capitale. Più a sud, dovrebbe decollare il nuovo progetto della Popolare di Bari, oggi guidata da Giampiero Bergami dopo il dissesto causato dalla gestione della famiglia Jacobini. Ed entro l’anno la Popolare di Sondrio, se non riuscirà a ottenere ulteriori rinvii, dovrà abbandonare la forma cooperativa e trasformarsi in società per azioni, sei anni dopo il decreto Renzi di riassetto del settore.

Autore: Stefano Righi

Fonte: Il Corriere della Sera

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