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Nexi non ha finito lo shopping: dopo Nets nel mirino la rete Ubi

Nexi non si ferma dopo l’aggregazione con la danese Nets, che ha avuto domenica sera la sua ufficializzazione con l’annuncio della creazione della paytech leader in Europa. Ora l’ad Paolo Bertoluzzo guarda ai prossimi imminenti passaggi.

Sul tavolo non c’è solo l’unione con Sia, sotto la regia di Cassa Depositi e Prestiti, che dovrà essere formalizzata entro fine dicembre, ma anche altre acquisizioni di media entità: nel radar c’è la rete nel «merchant acquiring» di Ubi, finita a Intesa Sanpaolo dopo l’Ops. L’accordo sarebbe in dirittura. Nexi replicherà con Ubi quanto già realizzato con l’istituto guidato da Carlo Messina. Inoltre tutto il settore fintech, in Italia e in Europa, è in evoluzione: probabile che alcuni grandi banche possano separarsi dalle loro divisioni pagamenti. Proprio in Italia Bnp Paribs-Bnl potrebbe cedere nel 2021 Axepta, sua società nel settore.

«Ulteriori opportunità di M&A – spiega l’Ad Paolo Bertoluzzo – potranno essere catturate in tre settori come portafogli merchant di terzi, asset di pagamento di istituti bancari, soluzioni tecnologiche con nuovi prodotti». La crescita ora potrà essere anche all’estero: Nexi-Nets sarà presente in Italia, Germania, nei Paesi nordici e nell’Est Europa. In ogni area geografica avrà almeno il 33% del mercato dei pagamenti. Con il merger di domenica Nexi ha così moltiplicato per 4 volte il suo bacino potenziale. Le premesse per un’ulteriore espansione dell’azienda, che sarà sempre guidata da Paolo Bertoluzzo e che vedrà Michaela Castelli confermata presidente, ci sono dunque tutte.

L’operazione con Nets porterà a una entità con ricavi aggregati pro-forma 2020 per 2,9 miliardi, un ebitda di 1,5 miliardi e operating cash flow di 1,2 miliardi. Questi numeri considerano già le sinergie previste stimate in circa 170 milioni annui a regime, a cui si aggiungerebbero 150 milioni annui di sinergie derivanti dalla combinazione tra Nexi e Sia. La fusione è soggetta al voto nell’assemblea straordinaria, che sarà chiamata ad approvarla nel primo trimestre 2021.

L’aggregazione sarà realizzata interamente in azioni: gli azionisti di Nets riceveranno 406,6 milioni di nuove azioni Nexi equivalenti a una quota azionaria proforma del 39% nella nuova entità Nexi-Nets e pari al 31%, se si considera invece la combinazione Nexi-Nets-Sia. Nets viene valuta 7,8 miliardi in termini di «enterprise value». L’accordo prevede un potenziale earn-out fino a 250 milioni, da pagare con nuove azioni Nexi nel 2022, legato all’ebitda 2021.

La tempistica è quindi segnata: si attende ora il merger con Sia per vedere nascere la nuova realtà Nexi-Nets-Sia a partire dal terzo trimestre 2021. Al closing di entrambe le fusioni, Cdp deterrà una quota nell’entità pro-forma del 17%, Hellman & Friedman del 16%, Advent e Bain Capital del 10%, Mercury Uk, cioè il veicolo dei fondi, del 10%, Intesa Sanpaolo del 5%, Gic del 3% con un flottante pari a circa il 38%25. Il nuovo gruppo rimarrà quotato su Borsa Italiana.

Nell’operazione Nexi è stata assistita da Hsbc, Centerview, Bofa Securities e Goldman Sachs come advisor finanziari, oltre a Legance e Linklaters come advisor legali. Il comitato per le operazioni con parti correlate di Nexi si è avvalso di Lazard. Nets è stata affiancata da Credit Suisse e Jp Morgan con Deutche Bank e Morgan Stanley come advisor aggiuntivi. Freshfields Bruckhaus Deringer è stato advisor legale. Mercury Uk è stata assistita da Mediobanca, Citi e Barclays come advisor finanziari e da Pirola Pennuto Zei per gli aspetti fiscali.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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