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Cerved congela il dividendo e lancia un piano di buyback

Il gruppo Cerved archivia un buon 2019, ma si prepara agli effetti negativi dell’emergenza coronavirus nei prossimi mesi: non sarà più ceduta la piattaforma dei non performing loan, per la quale c’erano state trattative serrate con Intrum arrivate quasi in dirittura, non sarà proposta la distribuzione di dividendi e, infine, verrà lanciato un piano di buyback sul 10% del capitale, in modo da sostenere il titolo, per venire incontro agli investitori e soprattutto per difendere la società da eventuali scalate esterne: il gruppo è infatti una public company e la crisi sanitaria ha massacrato il titolo portandolo da 9,5 a circa 5 euro. Il gruppo Cerved ha chiuso il 2019 con ricavi per 520,6 milioni (+13,7% rispetto al 2018), un Ebitda adjusted di 236,6 milioni (+11,3%, con un’incidenza sui ricavi del 45,4%), un utile netto adjusted di 121,9 milioni (+4,4%), un operating cashflow di 158,1 milioni (-1,2% rispetto ai 160,1 milioni dell’esercizio precedente) e un indebitamento finanziario netto consolidato di 549,5 milioni al 31 dicembre 2019, pari a 2,3 volte l’Ebitda adjusted.

Il cda ha inoltre deliberato di proporre all’assemblea degli azionisti del 20 maggio di destinare l’utile netto di 41,53 milioni a utili portati a nuovo non distribuendo dividendi. Il gruppo ha quindi preferito tenere la liquidità dell’interno del gruppo per affrontare eventuali rischi e privilegiare il rafforzamento della struttura patrimoniale. Sembrano infine tramontate definitivamente le trattative per cedere la piattaforma degli Npl a Intrum, che erano arrivate vicino alla chiusura positiva prima che scoppiasse la pandemia. Le relazioni tra i due gruppi restano comunque buone.

«Il 2019 – ha commentato l’ad Andrea Mignanelli – è stato un anno molto soddisfacente per Cerved, con una crescita a doppia cifra sia in termini di ricavi, sia di Ebitda e una ulteriore riduzione del leverage ratio da 2,7 volte a 2,3 volte. I risultati sono stati particolarmente positivi nella seconda metà dell’anno, un segnale incoraggiante perché è coinciso con la prima fase di riassetto organizzativo». La società ha lavorato in queste settimane in smartworking con il 99% della sua struttura. «Il 2019 aveva dato ottimi segnali e anche nei primi mesi del 2020 eravamo molto confidenti» indica il presidente esecutivo Gianandrea De Bernardis. «Poi è piombata la crisi sanitaria e abbiamo dovuto rivedere i piani. Nell’assemblea del 20 maggio, sperando che ci possa essere la presenza fisica dei soci, proporremo di avviare un piano di buyback sul 10% del capitale». Infine l’azienda sta valutando di accedere alla Cig, anche se una decisione verrà presa in relazione alla durata dell’emergenza sanitaria.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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