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Crediti deteriorati, il punto per Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps. Mentre AnaCap ha vari dossier caldi

“I risultati raggiunti a oggi hanno superato i target previsti e permetteranno al gruppo da qui al 2021 di essere più che in linea con i principali competitor europei. L’obiettivo di un Npl ratio al 5% al 2021 è alla portata”. Lo ha dichiarato Biagio Giacalone, Head of active credit portfolio steering di Intesa Sanpaolo nel corso dell’ottava edizione dell’Npl Meeting, organizzato a Venezia da Banca Ifis il 26 e 27 settembre scorsi. Il piano di riduzione delle sofferenze della banca prevede anche “una serie di azioni quali lo sviluppo di partnership industriali riguardanti i crediti deteriorati, con la cessione di Npl e la creazione di piattaforme evolute per la gestione o il recupero del credito”.

Ricordiamo che la banca ha già siglato accordi per la gestione di Npl con Prelios e con Intrum. Con Prelios l’accordo è stato siglato nel luglio scorso e riguarda un portafoglio di Utp da 9,7 miliardi di euro lordi , di cui 6,7 miliardi saranno dati in gestione e gli altri 3 cartolarizzati. Perché l’operazione decolli ci vuole però ancora l’ok da parte del regolatore europeo, ma Riccardo Serrini, amministratore delegato del gruppo Prelios, ha chiarito in occasione dell’NPL Meeting che Prelios è già pronta dal punto di vista della macchina organizzativa.

Tenendo conto di questa cessione, l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi si ridurrebbe per Intesa Sanpaolo dall’8,4% a fine giugno, così come annunciato a inizio agosto in sede di presentazione dei dati semestrali, al 7,7% al lordo delle rettifiche di valore, e dal 4,1% al 3,6% al netto. In questo modo, nei primi 18 mesi del piano industriale 2018-2021 si realizzerebbe già circa l’80% dell’obiettivo di riduzione dei crediti deteriorati previsto per l’intero quadriennio. La banca in occasione della semestrale 2019, una riduzione dei crediti deteriorati lordi di circa 8 miliardi di euro nell’ultimo anno, tenendo conto della cessione dei 3 miliardi di Utp appena annunciata, per arrivare quindi a uno stock di 31,8 miliardi di crediti deteriorati lordi (34,8 miliardi senza l’accordo con Prelios), di cui 20,7 miliardi di sofferenze, 10,6 miliardi di Utp (13,6 miliardi senza accordo con Prelios) e 500 milioni di scaduti.

Quanto alla joint venture con Intrum, l’accordo con Intesa Sanpaolo risale all’aprile 2018 e riguarda come noto l’acquisto del 51% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati del gruppo bancario e il contestuale acquisto di un portafoglio da 10,8 miliardi di euro lordi di Npl, da cartolarizzare. Il presidente di Intrum,  Giovanni Gilli, ha spiegato alla stampa a margine dell’Npl meeting che la partnership con Intesa Sanpaolo sta andando molto bene, grazie anche al lavoro di 4 anni con la banca per il rafforzamento interno della piattaforma di recupero crediti, che per la banca è un lavoro ancillare ma per Intrum rappresenta il core business.  Gilli ha commentato: “Non sono successi guai, anche se l’operazione è stata difficilissima dal punto di vista operativo e organizzativo. Abbiamo effettuato una riorganizzazione, dividendo meglio di prima le diverse logiche di recupero; c’è stata anche un’ottima integrazione e collaborazione tra le risorse delle due aziende. Dopo esserci impegnati a far funzionare bene la joint-venture, il prossimo passo è ora la conquista del mercato”. Il presidente di Intrum non esclude nuove operazioni simili in futuro con altri operatori: “Questo modello ha già dimostrato di essere vincente, e avendo già fatto un’operazione grossa, sarà più facile effettuarne di dimensioni inferiori e replicarlo. A noi piacciono molto le joint venture. E siamo in contatto con molte banche“.

Quanto a Unicredit, Jose Brena, Head of non-core asset management, ha confermato i suoi obiettivi di riduzione degli Npl: “Il nostro amministratore delegato ci ha chiesto di arrivare vicino a 10 miliardi a fine anno, ci arriveremo, in un modo o nell’altro“. L’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier, commentando a inizio agosto i risultati semestrali del gruppo bancario, aveva detto infatti: “Le esposizioni creditizie deteriorate lorde della banca Non Core sono state drasticamente ridotte e alla fine del 2019 si assesteranno vicine ai 10 miliardi di euro, ben al di sotto del nostro obiettivo iniziale Transform 2019”, ribadendo quanto già dichiarato nella call con gli analisti a commento della trimestrale. Già allora Mustier aveva chiarito infatti che gli Npl non core dovrebbero scendere significativamente oltre l’obiettivo del 2019 di 14,9 miliardi, verso i 10 miliardi. Alla fine dello scorso giugno i crediti deteriorati lordi di gruppo erano scesi a 34,4 miliardi (dai 37,6 miliardi di fine marzo) con l’NPE ratio lordo che è così sceso  al 7% (dal 7,6%), con un tasso di copertura del 61% (dal 61,7% ). Le esposizioni deteriorate core erano scese a 18,7 miliardi (da 19,8 miliardi), con un rapporto tra crediti deteriorati lordi e totale crediti lordi al 3,9% (dal 4,2%) con un tasso di copertura al 56,7% (dal 58,1%). I crediti deteriorati lordi non core erano invece scesi a 15,7 miliardi (da 17,7 miliardi) con un tasso di copertura del 66% (dal 65,8%).

Ricordiamo che la banca ha annunciato venerdì scorso la cessione di altri 730 milioni di euro di crediti in sofferenza a un veicolo di cartolarizzazione di Illimity. Si tratta del cosiddetto portafoglio Matera, costituito da posizioni corporate secured garantite prevalentemente da asset industriali e commerciali, che inizialmente doveva avere un perimetro più ampio, si parlava di 750 milioni. Intanto Unicredit ha inviato agli investitori i teaser per la cessione di un portafoglio di crediti unlikely to pay denominato Project Dawn del valore lordo di un miliardo di euro. Infine, secondo quanto riferisce Il Sole 24 Ore, la banca di Mustier starebbe attualmente trattando con doValue (ex doBank) la cartolarizzazione di un portafoglio di mutui ipotecari da 5 miliardi di euro per la cui tranche senior verrebbe chiesta la Gacs.

Restando in tema di riduzione degli Npl da parte delle banche italiane, Mps, ha “abbondantemente superato gli obiettivi del piano di ristrutturazione triennale”. Lo ha detto a margine dell’Npl meeting Lucia Savarese, capo della direzione crediti non performing della banca senese, che ha aggiunto: “Nel 2019 siamo in linea, per quanto riguarda l’obiettivo cumulato siamo oltre”. Lo scorso primo agosto, durante la presentazione dei risultati del primo semestre 2019, Mps aveva spiegato di aver accelerato nella strategia di riduzione dei crediti deteriorati con un Npe ratio lordo atteso al 12,7% a fine 2019, anticipando di due anni gli obiettivi del piano e senza ulteriori impatti sul conto economico.

Lucia Savarese non si è sbilanciata su una nuova maxi-cessione di crediti deteriorati. Ricordiamo che fra  luglio e agosto 2019 Banca Mps ha ceduto Npe per 1,5 miliardi di euro. La banca ha infatti venduto 700 milioni di euro a Illimity a fine luglio e altri 450 milioni a Cerberus Capital Management. Questi ultimi sono crediti secured verso clienti corporate, che fanno capo a Banca Mps e Mps Capital Services, che costituiscono il cosiddetto portafoglio Papa2. Inoltre, a fine agosto ha ceduto per 340 milioni di euro distribuiti su quattro operazioni. Nel dettaglio, Monte dei Paschi ha venduto un portafoglio di Npl misti secured e unsecured per 137 milioni di euro e tre portafogli Utp prevalentemente secured per complessivi 202 milioni di euro, originati da Banca Mps e Mps Capital Services.

Infine, per quanto riguarda gli operatori esteri, Natalia Joubrina, Head of NPLs for Southern Europe  di AnaCap Financial Partners ha confermato a BeBeez il suo interesse per “i crediti deteriorati delle pmi italiane, oltre che per Utp single name e strategie real estate legate ai crediti deteriorati”. Nonostante i volumi di Npl siano in calo, ritiene che ne arriveranno di nuovi dal mercato secondario. In particolare, Joubrina ha affermato che AnaCap chiuderà nuove operazioni entro la fine dell’anno. “Abbiamo un bel numero di opportunità in pipeline, come vendite strategiche, piccoli segmenti. Abbiamo effettuato molte operazioni, ma alcune di esse non sono state rese pubbliche”. AnaCap (abbreviazione di “Analytics before Capital”, sulla base della quale l’azienda opera) è uno dei principali asset manager nei servizi finanziari europei, che investe secondo strategie di credito e di private equity. Ricordiamo che nel gennaio scorso Anacap ha acquisito un portafoglio di crediti performing a pmi italiane, concentrate soprattutto in Nord Italia, del valore di 4 miliardi di euro, da una importante banca italiana con cui ha già effettuato transazioni in precedenza.


Autore: Valentina Magri
Fonte: BeBeez