Scelti per voi

Ipotesi maxi cessione di npl? Mps valuta tutte le opzioni

Il mantra in questo momento è la riduzione dei crediti deteriorati e Mps e Banca Carige procedono a pieno ritmo. “Noi abbiamo abbondantemente superato gli obiettivi del piano di ristrutturazione triennale”, in termini di pulizia e recupero delle non performing exposures, ha detto stamani Lucia Savarese, capo della direzione crediti non performing di Mps, a margine dell’Npl Meeting 2019 di Banca Ifis al Lido di Venezia. “Nel 2019 siamo in linea, per quanto riguarda l’obiettivo cumulato siamo oltre”, ha precisato.

Riguardo all’ipotesi di una maxi cessione di esposizioni non performanti, Savarese ha spiegato che “valutiamo tutte le opzioni, ovviamente, ma ci muoviamo nell’alveo del piano”. E a proposito del possibile intervento massiccio della ex Sga, ora Amco, controllata a sua volta del Tesoro, per una pulizia ancor più radicale del bilancio di Mps dalla mole di crediti deteriorati, in modo da renderla più appetibile per un eventuale partner o quanto meno alzarne il prezzo, ha chiarito che “non è nell’ambito dell’esecutivo che si svolgono queste chiacchierate, queste valutazioni, semmai ci fossero”.

Invece il direttore generale di Credito Fondiario, Iacopo De Francisco, interpellato sull’operazione di deconsolidamento degli npl di Banca Carige, in cui è coinvolta anche Amco, ha assicurato, sempre a margine dell’Npl Meeting 2019 di Banca Ifis, che “stiamo finalizzando, non ci sono assolutamente problemi”. Il top manager del Credito Fondiario ha poi confermato che l’opzione dell’Ipo è “assolutamente ancora allo studio. E’ una cosa che valuteremo eventualmente nel 2020”. D’altra parte oggi la banca è pronta “come dimensione e tutto”, ha detto, “abbiamo una dimensione accettabile” per la quotazione.

Tra l’altro lo scorso 2 agosto Banca Ifis e il Credito Fondiario hanno sottoscritto una lettera di intenti non vincolante finalizzata a studiare la realizzazione di una partnership nei settori del debt servicing e debt purchasing. Nella lettera si parlava della possibile creazione di una nuova piattaforma in grado di operare lungo tutta la catena del valore della gestione dei portafogli di crediti deteriorati e presente in tutte le asset class (secured, unsecured, npl, utp, leasing, real estate e credito al consumo) in grado di competere, per dimensione, qualità dei servizi ed efficienza con i principali player del mercato. Le parti avevano assunto un impegno di esclusiva della durata di 60 giorni, periodo che giungerà a scadenza il 2 ottobre. Secondo alcune indiscrezioni ci potrebbe essere una proroga di almeno 30 giorni. In merito il direttore generale di Credito Fondiario si è limitato a dire: “Stiamo lavorando, la cosa ci piace, facciamo le nostre valutazioni”.

Più in generale per l’amministratore delegato di Banca Ifis, Luciano Colombini, il mercato dei crediti deteriorati è in evoluzione e necessita di un approccio di tipo industriale: tutti gli attori sono chiamati a una rapida crescita e al cambiamento per adeguarsi allo scenario competitivo. Il recupero resta il tema principale. “Nei bilanci delle banche”, ha ossarvato Colombini, “rimangono circa 164 miliardi di crediti non performanti, 177 miliardi sono stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati nel 2019. Ci sono, quindi, da gestire 330 miliardi di crediti deteriorati”.

Le strutture di recupero per Colombini devono essere appropriate alla dimensione, complessità e caratteristiche delle attività delle banche con sistemi di monitoraggio continui ed efficienti. Gli investimenti in intelligenza artificiale e It saranno fondamentali e, per sostenerli, l’economia di scala costituirà un vantaggio competitivo. “A tutti gli attori di questo mercato, banche, debitori, servicer e investitori è richiesto di adeguarsi ai nuovi trend di mercato e al nuovo scenario competitivo. In primis le banche stanno già adottando da tempo, sotto la pressione delle vigilanze nazionali ed europee, criteri di erogazione più prudenti e un monitoraggio continuo delle performance e dei cash flow delle società, con sistemi di early intervention ai primi segnali di ritardo nei pagamenti e/o difficoltà finanziarie”, ha osservato Colombini.

Al contempo, le banche dovranno decidere quali unlikely to pay/past due saranno gestiti direttamente dalla banca e quali assegnati a società di servicing e con che tempistiche e modalità. Le società debitrici dovranno proseguire sulla strada della trasparenza e completezza dell’informativa finanziaria verso le banche ed essere pronte a negoziare accordi di ristrutturazione sul debito “in modo più tempestivo e pro-attivo”, ha consigliato. In pratica, i servicer dovranno coprire tutte le differenti classi di npe (secured, unsecured, corporate, retail) e selezionare la migliore strategia di recupero (giudiziale, stragiudiziale, vendita, rinegoziazione del collaterale ect), potenzialmente in partnership con istituzioni finanziarie per immettere nuova liquidità se opportuno.

Sul fronte investitori, ha concluso il ceo di Banca Ifis, i crediti non performing “continueranno a offrire nel medio termine ritorni interessanti. Il prezzo dei crediti in sofferenza è atteso stabile/in moderato aumento per specifiche asset class e la qualità dei nuovi crediti in sofferenza è prevista in miglioramento in termini di minore anzianità e migliore documentazione. Inoltre con lo sviluppo delle cartolarizzazioni, con e senza gacs, sarà possibile investire con profili di rischio diversi: equity, mezzanino, senior”. In borsa al momento il titolo Mps segna un +1,34% a 1,51 euro e Banca Ifis  un +0,33% a 15,39 euro.


Autore: Francesca Gerosa
Fonte: Milano Finanza

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.