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Marina Natale: «Amco, ex Sga, punta a crescere sul mercato Utp»

«La nuova Amco parte dalla gestione di oltre 20 miliardi di crediti deteriorati e punta ad avere un ruolo rilevante in Italia nella gestione degli Utp che le banche si avviano a cedere. Lo faremo dando una mano alle imprese sia dal punto di vista finanziario che industriale. Siamo di proprietà pubblica, con tutti i controlli che ciò comporta, ma operiamo nel mercato e ci confrontiamo alla pari con gli altri investitori». Marina Natale, dopo anni nel team di vertice di UniCredit, è da quasi due anni l’amministratore delegato della Sga, società pubblica nata negli anni ’80 per recuperare i crediti in sofferenza dell’ex Banco Napoli (ormai smaltiti in gran parte, ne residuano circa 1,7 miliardi). Ora Sga cambia mission, trasformandosi in operatore di mercato per acquistare e gestire crediti deteriorati. E cambia anche nome: Amco, sigla che sta per Asset management company, a sottolineare il business e l’approccio nella gestione degli NPE. Ecco come Natale disegna il futuro della nuova Amco in questa intervista a IlSole24Ore.

Il nuovo inizio della ex Sga, ormai Amco, su quale strategia si basa?

La strategia prevede che Amco arrivi ad avere un ruolo di rilievo nella gestione dei crediti Utp (Unlikey-to-pay, nuova dizione che comprende i vecchi crediti incagliati, ndr) che le banche stanno decidendo di cedere. Possiamo mettere in gioco la nostra capacità di esperti del settore abbinata al ruolo di “facilitatore” come erogatore di nuova finanza per le imprese.

Per accelerare la trasformazione di Amco, è immaginabile che partecipiate all’acquisto di uno dei tanti servicer (da Cerved a Credito Fondiario) sul mercato?

No, acquisire una macchina esperta sugli Npl non è la nostra priorità. Noi intendiamo crescere su un mercato nuovo, quello degli Utp, e per questo puntiamo a rafforzare la squadra. Molte professionalità nuove, più dedicate alla valutazione del rischio e del business di impresa, sono entrate nel team e continuiamo a cercarle sul mercato: due anni fa, quando sono arrivata, eravamo in 70. Oggi siamo circa 230 e siamo pronti a crescere ancora se lo sviluppo del business lo richiederà.

Essere una società a totale controllo statale vi avvantaggia o vi penalizza nell’operatività? Sarete benevoli “per ragion di Stato” verso qualche creditore?

Ci comportiamo da operatori di mercato, il mio compito è quello di garantire un ritorno adeguato al nostro azionista. E sul mercato competiamo con investitori esteri agguerriti. Lo siamo anche noi, ma noi siamo intermediari vigilati. Ricordo che oltre a essere di proprietà dal Mef, e sotto la Vigilanza di Banca d’Italia, alle riunioni del nostro cda assiste un rappresentante della Corte dei Conti.

Da tempo sul mercato e sui media si parla del vostro progetto Cuvèe, insieme a Prelios, per rilevare da 4-5 banche medie un portafoglio di Utp immobiliari attraverso un fondo o piattaforma. Può confermare? Di che si tratta?

Confermo che stiamo lavorando su uno schema innovativo, poco battuto dai fondi, perché riguarda posizioni creditizie di medio-piccole dimensioni. Amco punta a gestire queste posizioni per riportarle in bonis, anche concedendo nuova finanza. E poiché crediamo che il nuovo modello della “piattaforma” possa essere replicato in altre situazioni, in agosto abbiamo modificato lo statuto sociale: ora possiamo finanziare anche soggetti, come le piattaforme, che non siano nostri diretti debitori.

Che rapporti avete con le banche?

Sono le nostre controparti, quando acquistiamo Npe di vario tipo. Ma anche nostri partner nella gestione successiva del rapporto con le imprese debitrici. Lavoriamo con tutti.

Domani ci sarà l’assemblea dei soci per il salvataggio di Carige. Siete ancora azionisti? Fiduciosi che vada in porto l’acquisizione degli oltre 3 miliardi di Npe?

Siamo rimasti con una piccola quota di circa l’1,2% del capitale e parteciperemo all’assemblea. La nostra offerta di acquisto degli Npe è valida e condizionata al successo dell’aumento di capitale. E viceversa. Attendiamo il voto dell’assemblea.

Da tempo si parla di un vostro possibile coinvolgimento nel rilancio di Mps. C’è chi ipotizza una bad bank, chi una maxi-cessione dello stock residuo di Npe prima della riprivatizzazione della banca. Cosa può dire?

Non parlo di singoli dossier. Come ogni altra banca, Mps è una nostra possibile controparte.

Popolare Bari e altre piccole-medie banche del Sud. Si parla da tempo della creazione di un polo “sponsorizzato” dalla Banca d’Italia. Siete pronti a intervenire sugli Npl nell’ottica di una soluzione di sistema?

Nell’ambito dei piani di sviluppo di varie piattaforme, anche Popolare di Bari è una controparte. Ma non siamo gli unici soggetti sul mercato. Facciamo offerte per gli Npe, talvolta battiamo la concorrenza, altre volte perdiamo.


Autore: Alessandro Graziani
Fonte: Il Sole 24 Ore

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