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Blackrock, come risparmiano gli italiani dopo il terribile 2018

Dopo il terribile 2018, anno in cui il 90% delle asset class ha avuto un rendimento negativo, come è cambiato il rapporto degli italiani con il risparmio? Si conferma il peso della liquidità nei portafogli e una scarsa attitudine a pensare al lungo termine, tanto che meno della metà, la quota più bassa a livello globale, ha iniziato a risparmiare per la pensione integrativa. Mentre tasse e costo della vita continuano a essere tra le primarie fonti di preoccupazioni e sale il timore per la situazione economica del Paese. 

A fare luce sui portafogli delle famiglie è il Blackrock Global Investor Pulse, il sondaggio internazionale, giunto alla sesta edizione, del colosso dell’asset management che analizza ed esprime il sentiment di oltre 27 mila investitori in 13 Paesi nel mondo (di età compresa tra i 25 e i 74 anni) rispetto allo stato di salute e benessere finanziario e all’impatto di tali aspetti in un’ottica di investimento di medio-lungo termine.

Dai risultati della ricerca, sul mercato italiano dove il panel comprende circa 2.100 intervistati (il 46% donne e il 54% uomini), risulta che solo il 48% degli interpellati si esprime positivamente rispetto al benessere generale, registrando il dato più basso in Europa, a fronte di una media globale del 61%.

Su questo versante, il benessere generale viene interpretato in qualità di salute fisica per il 70% (al primo posto in tutte le fasce d’età) e di salute mentale per il 55%, di serenità, stabilità e sicurezza (51%), supporto alla famiglia (50%) e avere abbastanza denaro per la vita desiderata (44%). Per il 54% degli italiani, inoltre, i principali fattori di stress risultano soldi e lavoro, seguiti per il 34% da famiglia e salute. In particolare per il Millennials, come di si poteva aspettare, la maggior fonte di preoccupazione è il lavoro (67%), mentre per i baby boomers lo è molto meno (36%) perché questi mettono al primo posto come elemento di tensione i soldi (47%)

Non solo. Dall’analisi di Blackrock emerge anche che per il 60% degli italiani la salute finanziaria abbia un impatto diretto sul proprio benessere e sia percepita solo dal 28% della popolazione, attestandosi all’ultimo posto tra i vari Paesi (42% la media globale).

 

La fotografia del colosso dell’asset management rileva, però, che per gli italiani la salute finanziaria è un tema meramente connesso al presente e non di organizzazione e pianificazione futura perché per il 69% consiste nel vivere senza contare dello stipendio e per il 65% nell’essere preparato in caso di imprevisto, ed è una situazione comune a tutte le età. A questo proposito, solo il 43% ha infatti iniziato a risparmiare per la pensione, risultando ancora una volta il valore più basso a livello globale (63%). Il dato è in calo rispetto all’indagine dello scorso anno (47%). Valore ancora più preoccupante è che solo 1 millennial su 3 ha iniziato a risparmiare per la propria pensione, cofra peraltro in neta diminuzione.

Un capitolo del sondaggio è dedicato ai portafogli finanziari. Gli italiani, a questo proposito, si considerano sempre un popolo di risparmiatori (78%) piuttosto che di investitori, ben 9 punti in più rispetto alla media globale, che si attesta al 69%, e leggermente superiore alla media europea, pari al 76%.

Gli obiettivi finanziari principali degli italiani ruotano intorno alla qualità della vita oggi e ai viaggi: il 46% vuole migliorare la qualità della vita, il 36% risparmia per fare una bella vacanza. Soltanto terzo è l’accantonamento per mantenere lo standard di vita durante la pensione (29%), poi si piazzano la necessità di lasciare un’eredità ai flgli (27%), l’acquisto di una casa (26%) o di un’auto (25%), la volontà di prepararsi per la pensione (23%), l’istruzione dei figli (22) e l’assistenza dei genitori (20%). Per 1 millennial italiano su 2 il principale obiettivo finanziario è migliorare la qualità della propria vita, a conferma della minor soddisfazione economia di questa fascia d’età che vive, più di altre generazioni, la crisi del mercato del lavoro. 

Per quanto riguarda le scelte di investimento, si conferma la predominanza di investimenti liquidi. Il 75% blocca in depositi bancari e risparmi il proprio patrimonio (66% in Europa e 74% nel mondo) e solo il 47% investe (41% in Europa e 55% nel mondo). Da questo punto di vista, gli investimenti sono frammentati tra azioni per il 24%, real estate per il 21%, obbligazioni per il 18% e fondi monetari per il 12%

Per il 46% le più importanti fonti di preoccupazioni sono dettate ancora da alcuni fattori macroeconomici, quali il costo della vita e la situazione economica del Paese. Seguono i timori per un aumento delle tasse (40%), la sicurezza del posto di lavoro (36%) e un reddito da pensione inadeguato (35%), oltre ai costi per la sanità (31%).

Di conseguenza, le paure di non avere sufficiente denaro (55%), di non avere una adeguata conoscenza finanziaria (33%) o di perdere tutto (26%) diventano i motivi che trattengono maggiormente gli italiani dall’investire. 

In questa situazione, si registra che il 44% vorrebbe avere un maggiore controllo sulle proprie finanze e, data la specifica evidenza, per il 43% la figura del consulente finanziario viene percepita come guida in grado di indirizzare e aiutare gli investitori e da cui imparare.

In Italia l’uso dei consulenti finanziari rimane negli anni fermo nell’intorno del 27-28%, offrendo pertanto spazio ad un’ulteriore possibilità di crescita. Infine, le richieste maggiori ai consulenti riguardano soprattutto in confronto sulla propensione al rischio (55%) e sugli obiettivi finanziari (53%) per muovere i primi passi verso l’investimento con maggiore serenità, benessere e controllo.

Quando si tratta delle ragioni per cui gli italiani iniziano ad investire, secondo la ricerca di Blackrock, il 34%, ovvero 1 italiano su 3, vuole ottenere un maggiore rendimento dal proprio denaro, il 29% pensa che sia una buona cosa da fare, il 23% che ha raggiunto un certo livello di ricchezza ed infine il 20% che è una buona opportunità.

Inoltre 8 italiani su 10 vorrebbero un maggiore senso del controllo dei propri investimenti (81%), una gamma più ristretta di prodotti tra cui scegliere e la remunerazione del consulente in base alle performance (77%), oltre a un nuovo approccio per investire (72%). Da questo punto di vista il 34% vorrebbe ricevere dalla tecnologia un valido strumento per rilevare le diverse possibilità di investimento e il 32% per costruire un portafoglio su misura.


Autore: Paola Valentini
Fonte:

Milano Finanza

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