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Gacs, in scena per altri due anni e senza estensioni

Le Gacs si preparano a tornare in scena per altri due anni. E continueranno a concentrarsi sugli Npl, senza l’estensione alle «inadempienze probabili» (Utp) che era stata ipotizzata nei mesi scorsi.
Si è chiuso così il confronto con Bruxelles, che si traduce in una nuova norma italiana pronta per la prossima riunione del consiglio dei ministri. La sede pensata per il rinnovo delle Gacs è il decreto Brexit, al centro ieri anche del pranzo al Quirinale tra il Capo dello Stato e i vertici del governo in vista del consiglio europeo. Ma per capire se ce ne sarà davvero bisogno occorre attendere ancora che si diradi la nebbia sulla Manica. In alternativa a Palazzo Chigi potrebbe arrivare un provvedimento limitato alle garanzie. In ogni caso lo slittamento del decreto sblocca-cantieri ha cancellato l’ipotesi di un consiglio dei ministri per oggi. L’appuntamento dovrebbe quindi slittare alla prossima settimana, probabilmente a martedì.
Che sul rinnovo delle garanzie statali per la cartolarizzazione delle tranche senior dei crediti deteriorati l’aria a Bruxelles fosse quella dell’intesa era chiaro. La scorsa settimana, nel suo passaggio al Senato, la commissaria Ue alla Concorrenza Vestager, si era detta «soddisfatta di come ha funzionato finora il meccanismo», aprendo esplicitamente al bis.
L’ombrello pubblico si dovrebbe riaprire quindi fino alla primavera 2021. In una forma rinnovata ma non troppo. Roma ha tentato la strada dell’estensione della garanzia anche alle «inadempienze probabili», in un confronto sulla «fattibilità tecnica» di questa ipotesi annunciato a ottobre nella Nota di aggiornamento al Def (pagina 90). Fattibilità non immediata, perché a differenza degli Npl i crediti unlikely to pay riguardano rapporti con clienti ancora attivi. La priorità dello smaltimento delle sofferenze aveva comunque alimentato il favore del mercato verso l’ipotesi di estensione delle Gacs. Che però non si è fatta largo nel confronto con Bruxelles.
A cambiare saranno i costi della garanzia. I tassi sono parametrati a panieri di credit default swap, che misurano il rischio Paese.Oggi lo spread è circa 140 punti sopra i livelli del febbraio 2016, quando fu costruito il primo meccanismo delle Gacs, e questa evoluzione non potrà essere senza conseguenze. Fonti vicine al dossier assicurano che l’impatto sarà limitato. Per fare i conti bisognerà vedere nel dettaglio il testo finale del decreto.
Qualche novità dovrebbe arrivare anche sull’altro fronte dei costi, per ora solo potenziali, a carico dello Stato per le operazioni che non vanno a buon fine e quindi impongono di escutere la garanzia. Il punto ha animato qualche polemica a cavallo fra tecnica e politica, soprattutto in casa M5S, per i timori di rischi eccessivi a carico delle finanze pubbliche. In quest’ottica, le 15 operazioni realizzate finora (per un sottostante totale sopra i 45 miliardi) non sono tutte uguali. E il nuovo meccanismo dovrebbe far tesoro di quelle migliori per rafforzare le tutele per i conti statali.


Autore: Gianni Trovati
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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