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Banca Ifis, sfiduciato l’ad Bossi

Svolta storica in Banca Ifis. Dopo 25 anni esce di scena l’amministratore delegato Giovanni Bossi. Il top manager, che ha guidato l’istituto veneto specializzato in servizi e soluzioni di credito alle imprese e acquisizione/gestione di portafogli di crediti deteriorati, esce di scena. Non per scelta personale ma per la sfiducia comunicatagli dall’azionista di controllo, ovvero la holding La Scogliera di Sebastien Egon Fürstenberg.

Giovedì 7 il cda di Banca Ifis ha approvato i conti del 2018, già approvati in via preliminare a metà febbraio, ieri, ma poche ore dal board “l’ad di Banca Ifis ha ricevuto una comunicazione personale a lui indirizzata a mani dal presidente de La Scogliera, Sebastien Egon Fürstenberg, con la quale quest’ultimo, confermandogli l’apprezzamento per il lavoro svolto in tanti anni di guida della banca quale ad, gli ha voluto, per correttezza, anticipare la decisione del socio di maggioranza di non presentarlo nella lista in corso di definizione che sarà depositata in vista dell’assemblea chiamata a rinnovare il consiglio d’amministrazione della banca stessa”, si legge in una nota diramata oggi pomeriggio

Un fulmine a ciel sereno per il mercato anche se da mesi, anche in seguito all’uscita di altri dirigenti, nelle sale operative qualche indiscrezione stava circolando circa il ruolo e il futuro di Bossi.

 

“Al fine di garantire un ordinato passaggio di consegne, l’amministratore delegato ha assicurato, come da espressa richiesta dell’azionista di maggioranza, la piena disponibilità ad accompagnare la banca fino all’assemblea di approvazione del bilancio e di nomina dei nuovi organi sociali”, conclude la nota dell’istituto nella quale poi “si precisa che non sono in essere accordi relativi al riconoscimento di trattamenti di severance all’ad”, che è il secondo azionista di Banca Ifis, con il 3,45%, alle spalle della holding La Scogliera.

L’istituto ha chiuso il 2018 con un utile netto di 146,8 milioni, una soglia raggiunta “nonostante gli accantonamenti su alcune posizioni significative che hanno coinvolto tutto il sistema, senza le quali il risultato sarebbe stato materialmente superiore”, veniva specificato nella nota di giovedì 7 marzo. 

Il margine di intermediazione della banca è salito del 9,7% a 576,5 milioni. I costi operativi sono balzati del 9,1% a 273,4 milioni, legati essenzialmente “all’aumento delle risorse del gruppo pari a 1.638 persone, +11,4%, e degli oneri per il recupero delle posizioni npl”, aveva fatto sapere la banca che proprio nel business dei crediti incagliati “aveva riavviato gli acquisti con grande dinamismo nella seconda metà dell’anno, dopo un primo semestre di rallentamento dovuto a prezzi che abbiamo reputato troppo elevati”.

In seguito a queste operazione, l’istituto “aveva così raggiunto gli obiettivi in volumi e prezzo, acquistando 3,6 miliardi di non performing loans”. Il valore nominale del portafoglio di proprietà npl a fine 2018 ammontava a 15,8 miliardi.

Il cda ha inoltre approvato la distribuzione di un dividendo di 1,05 euro per azione, in crescita del 5% rispetto alla cedola del 2017. Alla holding di Fürstenberg andrà un assegno di oltre 28 milioni.

Si rinvia a Nota stampa di Banca Ifis.


Autore: Andrea Montanari
Fonte:

Milano Finanza

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