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Sui vecchi Npl linea soft della Bce: ogni banca avrà il proprio target

«Aspettative di vigilanza a livello di singola banca»: così la Banca centrale europea ha stabilito ieri come verranno fronteggiate in futuro le consistenze dei crediti deteriorati per ridurre lo stock dei non-performing loans nell’area dell’euro. L’approccio resta dunque confermato caso per caso: assente il riferimento ai target quantitativi del 5% e del 2,5% tra crediti deteriorati lordi e netti sugli impieghi, così come era emerso nella bozza discussa nell’ultimo Eurogruppo su proposta di Francia e Germania.
L’annuncio ieri dell’Ssm/Bce tuttavia indica anche un percorso di convergenza tra il trattamento delle consistenze dei vecchi Npl e lo stock dei nuovi crediti deteriorati formati dal flusso dallo scorso aprile in poi: «L’obiettivo è conseguire lo stesso livello di copertura per le consistenze e i flussi di Npl a medio termine», precisa l’organo di vigilanza bancaria europea. Inoltre, sebbene le aspettative di vigilanza si caleranno nelle realtà delle singole banche, istituti simili e con entità di Npl simili su scala europea verranno trattati nello stesso modo:le aspettative a livello di singola banca, precisa la Bce, si basano su una valutazione comparata (benchmarking) di banche raffrontabili, tenendo conto dell’attuale incidenza dei crediti deteriorati per l’ente in oggetto e delle principali caratteristiche della sua situazione finanziaria.
Dopo l’Addendum dello scorso marzo della Bce relativo agli accantonamenti per i nuovi Npl – cioè i vecchi crediti in bonis che a partire dal primo aprile 2018 vengono riclassificati come crediti deteriorati ( linee guida con accantonamenti al 100% dopo due anni di anzianità per i non garantiti e dal 40% al 100% con gradualità tra tre e sette anni per i garantiti) – e dopo la proposta della Commissione Ue per il trattamento dei nuovi crediti deteriorati su nuovi prestiti, l’annuncio della Bce ieri è l’ultimo passo che mancava e che chiude il cerchio su come smantellare la montagna dei vecchi Npl e prevenire la formazione di elevati stock in futuro.
Per l’Italia, la scelta della Bce rappresenta un punto di incontro «soddisfacente», come lo definisce Banca d’Italia in una nota, tra la «necessità di mantenere il dovuto rigore» sulla complessiva riduzione dei rischi nel sistema bancario europeo e quella di «tenere conto delle specificità delle singole banche». Un approccio «positivo», lo definisce il presidente della Commissione Econ, Roberto Gualtieri, anche in vista della discussione che verrà incardinata in autunno al Parlamento europeo proprio sulla definizione del calendar provisioning.
Del resto, da tempo l’Italia chiede a gran voce che si segua un percorso graduale e sostenibile per l’adeguamento dei livelli di accantonamento sui crediti. Il tema riguarda da vicino un settore, quello del credito, che sta facendo importanti sforzi per ridurre il fardello dei crediti deteriorati accumulato negli anni. Molti istituti hanno avviato piani di riduzione degli stock di Npl. Come ricordato martedì a Roma dal Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco all’Assemblea Abi, l’ammontare dei deteriorati netti è sceso a poco più di 110 miliardi dai 200 di fine 2015. E l’incidenza dei crediti deteriorati, al netto delle rettifiche di valore, sul totale dei prestiti, è calata di circa quattro punti percentuali tra il picco del 2015 e la fine dello scorso anno, scendendo al 5,3% nel primo trimestre .


Autore: Isabella Bufacchi; Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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