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Banche: meno accantonamenti sui crediti alle Pmi fino a 2,5 milioni

È stato finalmente approvato dal Parlamento e dal Consiglio un ambizioso pacchetto bancario che deve contribuire a ridurre i rischi nei bilanci creditizi a dieci anni dallo scoppio della crisi finanziaria nel 2008. Il negoziato è stato lungo e complesso, mettendo in luce profonde divisioni tra gli interessi nazionali. Sempre oggi i ministri delle Finanze hanno anche approvato un piano d’azione contro il riciclaggio del denaro sporco, sulla scia di alcuni scandali bancari.

Il pacchetto bancario prevede due filoni. Il primo è quello dei requisiti di capitale. L’Unione europea farà proprie le misure di Basilea III che riguardano tra le altre cose le ratio di leva finanziaria. Il secondo filone è relativo alle misure che dovrebbero facilitare la risoluzione di una banca. Due i cuscinetti: il MREL (il requisito minimo di fondi propri e altre passività soggette a bail-in), per tutte le banche; e il TLAC (la capacità di assorbimento totale delle perdite), solo per gli istituti più grandi.

Meno accantonamenti sui prestiti alle Pmi
Per aiutare i prestiti alle piccole imprese è stato deciso di aumentare da 1,5 a 2,5 milioni di euro la linea di credito a cui potranno essere associati accantonamenti ridotti. Particolari agevolazioni ci saranno anche per i progetti infrastrutturali. Quanto al TLAC per le banche sistemiche globali, l’accordo è per un requisito fisso minimo per gli istituti con bilanci superiori a 100 miliardi di euro. Il pacchetto bancario è comporto da due regolamenti e due direttive.

«Sono felice che il Parlamento europeo e il Consiglio abbiano trovato un accordo politico sul pacchetto bancario dopo mesi di discussioni molto complesse e tecniche – ha commentato in un comunicato qui a Bruxelles il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis -. Questo pacchetto di riduzione dei rischi bancari completa il progresso effettuato negli ultimi anni e prepara il terreno a ulteriori passi per rafforzare l’unione bancaria».
L’approvazione del pacchetto ha permesso sempre oggi il benestare dei ministri delle Finanze dell’Unione a un rafforzamento dell’unione monetaria, in particolare l’uso del Meccanismo europeo di Stabilità (ESM) in quanto paracadute per il Fondo europeo di risoluzione bancaria (SRF). Più difficile appare completare l’unione bancaria, con la nascita di una assicurazione in solido dei depositi, tanto sono profonde le differenze tra i paesi membri su questo particolare aspetto.

Piano d’azione contro il riciclaggio
Sempre oggi, i ministri hanno anche approvato un piano d’azione per meglio combattere il riciclaggio del denaro sporco. Il tema è d’attualità per via di scandali in diversi paesi, tra cui la Danimarca e la Lettonia. I ministri si sono trovati d’accordo sulla necessità “di rafforzare l’efficienza dell’attuale quadro di riferimento” che stabilisce lo scambio di informazioni tra paesi membri. Il piano d’azione non prevede la nascita di una agenzia comunitaria, come proposto dalla Banca centrale europea.
Inoltre, lo stesso documento congela nei fatti una proposta comunitaria presentata in settembre che stabilisce di trasferire nuovi poteri all’Autorità bancaria europea (si veda Il Sole/24 Ore del 20 settembre scorso). I paesi membri vogliono avere più tempo per analizzare i recenti scandali bancari. Nei fatti, molti governi europei hanno fatto dell’attrazione di capitali il proprio modello di business e sono freddi all’idea di affidare nuovi intrusivi poteri a livello europeo.


Autore: Beda Romano
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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