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Moody’s, chi punta solo sui robo-advisor non ha futuro

Le nuove società che puntano solo sui robo-advisor non hanno futuro. Sembra un paradosso, ma questa è la conclusione a cui arriva uno studio su Fintech e Wealth management globale curato da Moody’s investor service. Secondo gli analisti, la competizione delle nuove società fintech basate sulla gestione degli asset senza contributo umano spingerà i grandi wealth manager a investire in tecnologia digitale per dare maggiori strumenti ai propri consulenti e promotori. Questa reazone da parte dei big del settore porterà a una accelerazione del consolidamento del settore e questo rappresenterà una minaccia per i nuovi entranti.

D’altronde i wealth manager tradizionali si basano sulla potenza di fuoco dei loro banker o promotori, una forza lavoro costosa che, però, permette di costruire una relazione con i clienti, aumentare le masse raccolte e di conseguenza le commissioni incassate. Invece i servizi di robo-advisor sono facilmente scalabili, meno costosi e attirano i risparmiatori che preferiscono un modello fai-da-te a basso costo. Tuttavia i wealth manager che possono investire per implementare la consulenza fatta dai promotori con strumenti automatici avranno gli strumenti per soddisfare le aspettative dei risparmiatori che evolvono e prosperare. Mentre i nuovi entranti che si basano solo sui robo-advisor dovranno aggiungere un “tocco umano” per trattenere la base clienti.

Secondo gli analisti di Moody’s, quindi, “L’utilizzo dei robo-avisor potrà crescere tra i risparmiatori che hanno buone competenze finanziarie, ma il consulente in carne ed ossa continuerà ad avere un ruolo importante”. Se piccole somme di denaro possono essere gestite con modelli automatici, chi ha patrimonio maggiori ha bisogno di un consulente che lo segua. L’adozione di nuove tecnologie permetterà, però, alle reti di aumentare il numero di clienti gestiti dal banker o dal consulente. I più grandi operatori al mondo nella consulenza per patrimonio sono Ubs, Bank of America Merrill Lynch, Morgan Stanley e Wells Fargo con asset per banker che vanno dai 130 milioni di dollari circa per Wells fargo ai 180 milioni di Ubs. Mentre non è pubblico il dato del portafoglio medio della clientela, ma è probabile che chi ha un patrimonio medio per advisor alto può contare su una base di clientela con patrimoni importanti. A poter subire la concorrenza dei robo advisor potrebbero essere invece le reti che hanno molti clienti con bassi patrimoni pro capite.

Sullo sfondo poi il tema del passaggio generazionale. Gli analisti di Moody’s ricordano che il passaggio della ricchezza dalla generazione dei baby boomers, oggi in pensione, ai loro figli ancora generatori di reddito aprirà molte opportunità per il mondo del wealth management nei prossimi anni. Per le reti e le private bank sarà importante trovarsi pronte all’appuntamento perché chi non integrerà il ruolo tradizionale del banker o del promotore con nuovi strumenti digitali rischierà di non soddisfare le esigenze di una clientela più giovane.


Autore: Roberta Castellarin
Fonte:

Milano Finanza

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