Scelti per voi

Banche, un aiuto dall’Europa: meno cari mutui e prestiti

I mutui residenziali e i prestiti alle Pmi in futuro potrebbero rivelarsi un po’ meno costosi di quanto avvenuto fino ad oggi. Così come i finanziamenti legati alla cessione del quinto. E nel contempo, per le banche italiane, potrebbe diventare molto più agevole fare cessioni di crediti deteriorati e allinearsi così alle richieste della Vigilanza, senza impattare troppo sul capitale di vigilanza. C’è, per una volta tanto, qualche buona notizia per banche, imprese e famiglie italiane, nella proposta di riforma del pacchetto bancario approvata in settimana dal Parlamento europeo.

Nell’infinita partita della revisione delle regole bancarie – che comprendono il regolamento e la direttiva sul capitale (nota come Crr2 e Crd5) e il framework normativo sulle risoluzioni (Brrd2) – nei giorni scorsi è stato il turno del Parlamento, per il tramite della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (Econ) presieduta da Roberto Gualtieri. Un terzo atto, in sostanza, che chiude il ciclo iniziato a novembre 2016 con le proposte di riforma della Commissione e le successive proposte di modifica (il cosiddetto general approach) presentate a fine maggio dal Consiglio Ue.

La road map

Ora, va detto, tutto dovrà passare al vaglio del trilogo Ue. La “camera” di conciliazione – che è pronta a partire (il varo è previsto il 5 luglio) e che vede coinvolti i rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione – dovrà trovare una necessaria sintesi tra le parti. E l’esito della battaglia, che è il frutto di un compromesso politico tra i vari paesi europei e i diversi rapporti di forza, non è scontato.

Ma è certo che, se ci si concentra sul testo emendato dal Parlamento Ue, il risultato appare positivo per l’economia domestica. «Sono state introdotte una serie di misure che bilanciano le misure di riduzione del rischio previste da Basilea 3 – spiega Gualtieri al Sole 24Ore – Abbiamo previsto incentivi a sostegno dell’economia reale e abbiamo cercato di bilanciare lo strabismo per cui il rischio di credito appare più costoso del rischio di mercato».

Le principali novità e gli impatti

Entrando nel dettaglio delle novità su Crr e Crd, a spiccare anzitutto è la misura sulle cessioni “massicce” di Npl. Di fatto – come richiesto a gran voce da Bankitalia e Abi – per le banche che usano i modelli interni è stata introdotta la possibilità di neutralizzare gli effetti negativi sul capitale delle cessioni (pari ad almeno il 15% dei deteriorati) che fanno parte di un programma pluriennale. La sterilizzazione sulle Loss-Given-Default (Lgd), senza bisogno dell’autorizzazione da parte della Vigilanza, può essere fatta fino a 5 anni dopo l’entrata in vigore della norma e retroattivamente per le cessioni fatte da novembre 2016. Di fatto, quindi, la norma copre le cessioni già effettuate e quelle in programma, e ne agevola altre, visto che riduce la “costosità” nella ponderazione del rischio anche per l’intero portafoglio in bonis.

Non solo. Tra le altre cose, il Parlamento è intervenuto in maniera positiva sul calcolo della rischiosità di alcuni dei principali impieghi. A partire dai mutui ipotecari, su cui viene introdotto un requisito di ponderazione pari al 30% (attualmente 35%) del valore dei mutui garantiti con un loan-to-value inferiore al 75%. Un allentamento maggiore sarebbe stato ancor più positivo per gli istituti italiani, ma va detto che nè la Commissione né il Consiglio si erano mossi sul tema.

Notizie positive arrivano anche per i finanziamenti alle imprese. Qua il nodo è il cosiddetto Sme Supporting Factor, ovvero il fattore di ponderazione applicato ai finanziamenti alle Pmi che permette di compensare l’aumento dei requisiti di capitale. Nei fatti il fattore di supporto viene confermato e la soglia entro cui si applica il fattore (0,7619) viene innalzata fino a 3 milioni di prestito, contro gli 1,5 attuali. Inoltre, viene introdotto un fattore di 0,85% per prestiti a Pmi superiori a 3 milioni per la parte eccedente quella soglia. Tradotto: la banche godranno di uno sconto del 23,81% fino a 3 milioni e del 15% per la parte eccedente. Di fatto, significa avere più capitale a disposizione per i prestiti alle Pmi. Un po’ come sui prestiti legati alla cessione del quinto, per cui viene introdotta una riduzione del requisito di capitale (dal 75% al 35%) per prestiti garantiti da stipendi o pensioni.

I nodi da sciogliere

I temi di trattativa non saranno pochi. Sul tavolo, come auspicato da Sace, potrebbe esserci la correzione della ponderazione del rischio che penalizza gli esportatori dei paesi con rating più basso (come l’Italia) per i crediti in valuta estera. Tema questo che «pur essendo già nelle regole esistenti intendiamo affrontare nel quadro nei negoziati del trilogo», dice Gualtieri. Così come oggetto di intenso confronto sarà la questione dei requisiti sul Mrel. Di positivo c’è che il Parlamento, con una mossa non scontata, ha previsto che i titoli subordinati assorbibili non possano superare il 18% degli attivi ponderati per il rischio, un livello ben più basso di quello previsto dal Consiglio (8% delle passività, pari al 20-25% degli Rwa). A inizio luglio, con l’avvio del trilogo, si ripartirà da qua, per arrivare a una sintesi finale entro la fine dell’anno.


Autore: Luca Davi
Fonte:

Il Sole 24 Ore

parlamento europeoprestitimutuibanche

Credit Village è oggi il punto di incontro e riferimento - attraverso le sue tre aree, web, editoria, eventi - di professionisti, manager, imprenditori e operatori della gestione del credito. Nasce nel 2002 con l’intento di diffondere anche in Italia, così come avveniva nel mondo anglosassone, la cultura del Credit e Collection Management.