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Fintech e fiducia, l’Italia accetta la sfida del denaro virtuale

L’Italia va, ma ancora troppo piano. Nel percorso verso la cashless society si vedono segnali positivi accanto a una tenace resistenza del contante a rimanere in circolazione. Ancora troppo secondo gli esperti che, alla vigilia del Salone dei pagamenti digitali lanciano l’allarme: il Paese rischia di finire in fondo anche a questa classifica. Infatti, oggi l’Italia figura alla posizione numero 23 della graduatoria europea (su 28 nazioni) elaborata da The European House Ambrosetti che assegna un punteggio per infrastrutture e diffusione dei pagamenti digitali (vedere grafico) a livello continentale. Ma la fotografia interessa anche tutte le regioni. Uno degli aspetti più preoccupanti è che mancano robusti segnali di crescita. «In questo campo, la Grecia sta facendo passi più rapidi dell’Italia», afferma Valeria Portale che dirige l’Osservatorio mobile payment & commerce presso il Politecnico di Milano, «basta pensare che alcuni anni fa il numero di transazioni pro-capite annue con carta era 50 da noi e 28 in Grecia mentre adesso siamo a un rapporto 55-48». Il limite all’uso dei contanti nei pagamenti, sceso a 500 euro (da 1.500) come imposto dal governo di Atene anche per impedire i prelievi eccessivi in banca ha spinto i cittadini del Paese ellenico verso l’uso dei pagamenti virtuali. «Da noi non esiste una linea governativa coerente, anzi: il limite al contante è stato già alzato. E si discute di nuovi tetti più elevati».

Così rimane fermo a una percentuale tra 85 e 15 il rapporto tra il valore delle transazioni in cash (85) che si fanno in Italia tra aziende e famiglie e quello dei saldi elettronici (15).

Eppure, non mancano segnali positivi, nuovi protagonisti e aspettative alte per il 2019. «Uno strumento che si sta rivelando utile è lo smartphone, che piace molto agli italiani», spiega Portale, «tanto che negli acquisti online un pagamento su tre viene fatto oramai con il cellulare». Lo testimonia anche il successo dei vari Apple pay, Samsung pay o Google pay, usati con facilità perché la carta di credito è «virtualizzata» nel telefonino.

Chi si muove

Secondo l’esperta, anche le banche tradizionali sono in movimento con l’idea di una maggiore collaborazione nell’uso di strumenti più facili. Da questo punto di vista le maggiori aspettative sono riposte nell’accordo tra la Sia e Bancomat, che porterà alla nascita di Bancomat Pay: in pratica l’applicazione Jiffy di Sia (una sorta di WhatsApp dei pagamenti) che oggi ha cinque milioni di utenti approda a uno scenario da 37 milioni di potenziali utilizzatori. «Dal 2019 l’applicazione permetterà ai titolari di carte Pagobancomat di saldare operazioni attraverso il cellulare, senza più digitare alcun codice», spiega Alessandro Zollo, amministratore delegato di Bancomat spa che sta accelerando sui pagamenti dematerializzati. L’accordo con Sia arriva dopo «un lavoro lungo di integrazione tecnologica e normativa, che garantisce la sicurezza di tutti. E promette di essere una killer application nel settore». In pratica, grandi numeri e facilità d’uso dovrebbero spingere questo mercato. Dal prossimo anno, chi sceglierà di pagare con Bancomat Pay sui siti di ecommerce o della pubblica amministrazione, nell’apposito campo dovrà digitare soltanto il proprio numero di telefono e non più il numero di carta. Il sistema riconosce l’acquirente e lo aggancia al conto corrente: il trasferimento del denaro avviene in tempo reale e la transazione si chiude in automatico.

Sul mercato poi non si ferma l’azione di altri player come Satispay, il portafoglio digitale ideale per i micropagamenti, sempre gratuito per gli utilizzatori, che ha imposto la moda del cashback, uno sconto virtuale quando si acquista e paga in catene convenzionate.

La startup fondata da Alberto Dalmasso è entrata nella graduatoria di CB Insight delle «Fintech 250», aziende a più rapida crescita nel mondo. E cresce anche Lendix, la piattaforma che aiuta le realtà piccole e micro a finanziarsi con prestiti (massimo duemila euro) da parte di investitori anche privati che vengono rimborsati attraverso un piano previsto in anticipo e trasparente. Al factoring digitale mostra di dare fiducia Corrado Passera: la neonata Illimity ha stretto un accordo con la piattaforma di Credimi per dare fondi in cambio delle fatture. Tutto via web.


Autore: Fabio Sottocornola
Fonte:

Il Corriere della Sera

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