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Iccrea ricalcola le sofferenze e studia le cessioni

Il costituendo gruppo di credito cooperativo guidato da Iccrea banca è alle prese in questi giorni con l’asset quality review. Un esame condotto in maniera autonoma, prima del comprehensive assessment ufficiale della Bce atteso in autunno, richiesto dalla vigilanza lo scorso anno per vagliare la solidità del gruppo prima dell’autorizzazione a operare come banca. È proprio questa inversione delle priorità – prima si passa al setaccio la solidità e solo dopo si presenta la domanda di autorizzazione a Bankitalia – che sta facendo slittare i tempi della presentazione delle istanze, attese in una prima fase a fine dicembre. E a questo punto è evidente che non solo Iccrea, ma anche Cassa centrale banca, si prenderanno tutto il tempo che la legge consente per presentare le domande, ovvero fino al 2 maggio. L’Aqr anticipa all’immediato la necessità di fare i conti con la cessione degli Npl. Il livello dei crediti problematici del sistema, come ha sottolineato anche la Banca d’Italia, è elevato e le coperture non sono allineate alla media del sistema bancario. Di pari passo la Bce chiede piani di smaltimento dettagliati e tempi stretti, qualcosa più vicino a 3-5 anni che non ai 6-7 anni che si potevano immaginare fini a qualche mese fa. L’incidenza degli Npl sullo stock dei crediti nel gruppo è attorno al 19%, contro una media attorno all’11% richiesta dalla vigilanza europea.
L’esercizio con il quale sono alle prese la capogruppo Iccrea e le banche aderenti è la revisione di tutte le pratiche di credito, per verificare la qualità delle garanzie, l’aggiornamento dei valori e valutare in caso la riclassificazione dei crediti. Nei mesi scorsi il gruppo ha dichiarato una disponibilità di patrimonio di 12 miliardi, di cui 3 costituiti da capitale libero.
Questo capitale deve poter contenere il buffer prudenziale aggiuntivo che richiederà lo stess test (questo verrà eseguito dopo l’Aqr). Qualche stima per ora del tutto approssimativa indica valori attorno tra 1 e 2 miliardi. E poi vanno tenute in considerazione le perdite stimate sulla cessione delle sofferenze che il gruppo dovrà realizzare nei prossimi anni. Lo stock di Npl lordi del costituendo gruppo Iccrea è pari a circa 20 miliardi, di cui 9,7 miliardi quelli netti: su questi circa 4,3 miliardi sono le sofferenze nette. La perdita stimata, considerati i poco generosi prezzi di mercati, potrebbe arrivare attorno al miliardo. Ecco che si erode sensibilmente, quindi, quella riserva di 3 miliardi. L’Aqr potrebbe, d’altro canto, comportare l’eventuale riclassificazione dei crediti aumentando lo stock di sofferenze. Per questo motivo il management sta al contempo sta lavorando alla definizione di un piano industriale che punta ad aumentare la redditività e la generazione di utili che possono andare a patrimonio, compensando le eventuali carenze che dovessero emergere.
Il patrimonio eccedente, infatti, può essere utilizzato per avvalersi del principio contabile Ifrs9, che consente spalmare gli accantonamenti sugli Npl futuri nell’arco di 5 anni imputando gli effetti solo allo stato patrimoniale e non al conto economico.
Un esercizio complesso quello che deve compensare perdite stimate sui crediti, assorbimento di patrimonio con livelli di redditività attesa sostenibili. È evidente il fatto che tutte queste variabili dovranno essere chiare e definite nel momento in cui si redige il piano industriale. Piano che dovrà essere allegato all’istanza da presentare alla Banca d’Italia, assieme al nuovo statuto, al patto di coesione e al sistema di garanzie incrociate entro il prossimo 2 maggio.


Autore: Laura Serafini
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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