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Mps, parte il piano Npl da 26 miliardi

Monte dei Paschi torna in Borsa. L’istruttoria in Consob è alle battute conclusive e non si esclude un possibile ritorno agli scambi già per la settimana prossima, o al massimo, per l’inizio di quella successiva. Mps ha messo in moto la macchina della più grande cartolarizzazione di Npl mai vista in Italia, con i suoi 26,1 miliardi di sofferenze in grado di abbattere di quasi il 10% lo stock nazionale. A guidarla sarà Enrico Maria Fagioli, individuato da Quaestio e Cerved per la direzione di Sirio, la piattaforma degli Npl rilevata dalla banca e ora posseduta pariteticamente. Per Fagioli si tratta di un ritorno: il manager è stato responsabile dei crediti e asset problematici nell’era di Fabrizio Viola.

Mentre sembrano ormai maturi i tempi per il ritorno agli scambi a Piazza Affari, Mps ha messo in moto la macchina della più grande cartolarizzazione di Npl mai vista in Italia, con i suoi 26,1 miliardi di sofferenze in grado di abbattere di quasi il 10% lo stock nazionale. E a guidarla, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, c’è anche un manager che ha vissuto in prima persona il mestiere e l’ambiente senese: Enrico Maria Fagioli, individuato da Quaestio e Cerved per la direzione di Sirio, la piattaforma degli Npl rilevata dalla banca e ora posseduta pariteticamente. Per Fagioli, appunto, si tratta di un ritorno: il manager è stato responsabile dei crediti e asset problematici del Monte fino all’inizio del 2017, quando si era trasferito con Fabrizio Viola alla Popolare di Vicenza, dove era stato designato vice direttore generale.

Sirio, in realtà, è solo uno degli attori di un cantiere molto articolato di cui proprio in questi giorni sono stati individuati tutti i componenti. Intorno alla cartolarizzazione dell’intero portafoglio di sofferenze dell’istituto (altro fatto senza precedenti), si è costruita una squadra di sei banche che giocheranno nel ruolo di financial arranger (Mediobanca, Jp Morgan, Deutsche Bank, Mps Capital Services, più Credit Suisse e Hsbc) e soprattutto si è definita la pattuglia degli special servicer, composta da Sirio, doBank e Fonspa (che è anche master servicer). Materialmente, il 50% dei crediti deteriorati, come noto, resterà in capo alla piattaforma Sirio, e quindi nei fatti sarà gestita da Cerved e Quaestio con la supervisione di Fagioli che opererà in continuità con l’esperienza degli anni passati al Monte; un’altra fetta del 30% sarà assegnata a doBank, mentre il restante 20% è stato ripartito su diversi operatori, tra i quali ad esempio Fbs e Gruber. Infine, sono stati presi i contatti con le agenzie di rating (Moody’s e Dbrs) a cui saranno sottoposti i titoli senior per l’assegnazione delle Gacs, le garanzie pubbliche.

Il prezzo a cui verranno trasferiti i crediti, e che regge l’impianto finanziario dell’operazione, è stato definito e non può cambiare: il 21% del valore nominale. Ma in queste settimane si stanno compiendo le ultime analisi finalizzate a predisporre il rating e ad avviare il trasferimento ai veicoli di cartolarizzazione. Come sperimentato da UniCredit con il progetto Fino, inizialmente si tratterà di un’autocartolarizzazione sotto il controllo della banca, mentre la cessione dei titoli – con l’uscita degli Npl dai libri dell’istituto – è prevista per la primavera 2018. Le operazioni sembrano procedere anche più velocemente del previsto, e se tutto va come deve, intorno a metà 2018 i 3,8 miliardi di titoli senior coperti da Gacs saranno in mano a investitori di mercato, mentre a Quaestio rimaranno il miliardo di titoli mezzanini e i 700 milioni della tranche junior (sulla quale il Monte avrà diritto di partecipare a un eventuale rendimento superiore al 12% annuo).

Fin qui la pulizia delle sofferenze. Che dopo aver comunicato settimana scorsa (si veda Il Sole di sabato 7 ottobre) i termini dell’offerta di scambio in bond senior per i risparmiatori che si sono ritrovati azionisti dopo la conversione forzosa dei subordinati, si prepara a rientrare in Borsa. Il documento di registrazione è stato inviato in Consob il 5 ottobre, e la Commissione ha formalmente tempo fino al 20 per esaminarlo: l’istruttoria, secondo quanto si apprende, è alle battute conclusive e dunque non si esclude un possibile ritorno agli scambi già per la settimana prossima, o al massimo per l’inizio di quella successiva.

Tempi lunghi, invece, per l’assemblea che dovrà prima modificare lo statuto e poi rinnovare lo statuto. Non è ancora alle viste la riunione del cda da cui potrebbe uscire la convocazione – con 40 giorni di anticipo – dell’assise: di qui l’ipotesi di una convocazione intorno a metà dicembre, ovvero un mese dopo rispetto alle previsioni di qualche settimana fa. La riscrittura dello statuto, in realtà, si sta rivelando più complessa del previsto e con essa i negoziati, tra i soci, per la presentazione delle liste. Con le nuove regole il Tesoro avrà 9-10 dei 13 consiglieri che comporranno il nuovo board, il resto alla minoranza. O alle minoranze, qualora i fondi con Assogestioni non trovassero un accordo con Generali, socio al 4,3%, che è alla ricerca di «alcuni posti nel board», come ha ribadito venerdì il ceo, Philippe Donnet, in un’intervista a Bloomberg. Specificando che «non siamo dentro a giochi di potere, ma abbiamo bisogno di massimizzare» il valore dell’investimento prima di liquidarlo «nel momento giusto».


Autore: Marco Ferrando
Fonte:

il sole 24 ore

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