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Carige: Santander, Agos, Compass e il fondo Blackstone in due diligence per il credito al consumo

Tre gruppi industriali come Santander, Compass (Mediobanca) e Agos Ducato (jv tra Credit Agricole e Banco Bpm) e fondi internazionali di cui fanno parte gli americani di Blackstone e Varde Partners oltre agli inglesi di Crc (Christofferson, Robb & Company) e Chenavari investment managers. Sono questi i pretendenti che – secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore Radiocor Plus – hanno presentato una manifestazione d’interesse per le attività di credito al consumo di Banca Carige. 

Ieri gli advisor di Kpmg hanno così avviato il processo di due diligence sulle proposte ricevute per Creditis servizi finanziari con l’obiettivo di arrivare a individuare una rosa di nomi nel giro di un mese da portare poi alla trattativa finale. La tabella di marcia prevede, infatti, che le offerte vincolanti arrivino per metà novembre.

Secondo il piano di Carige la vendita dell’asset – avendo la necessità di alcuni via libera autorizzativi – sarà completata all’inizio del 2018, probabilmente entro marzo. L’istituto ligure, che ha Creditis in carico a 40 milioni, punta a ottenere un incasso a tre cifre (già nel 2015 era stata provata la vendita con una valutazione attorno a 75 milioni).

Tra i pretendenti per il credito al consumo fondi inglesi e americani

In campo – come detto – big del settore o fondi globali che puntano a mettere una bandierina anche nel credito al consumo italiano. E’ questo il caso di Chenavari che già nel 2015 aveva acquistato da Bnp Paribas la società di credito al consumo LaSer Nederland. Gli inglesi di Crc, focalizzati sulla gestione dei crediti in sofferenza e che amministra asset per circa 1,8 miliardi di dollari, a giugno hanno rilevato da Intesa Sp un portafoglio di non perfoming loans del valore di circa 2 miliardi in cordata con Bayview. Il fondo Usa Blackstone è anche in corsa per la sede romana di Carige via Bissolati, che l’istituto intende cedere entro fine anno. Il pretendente Varde Partners, dal canto suo, ha appena messo a segno un blitz negli alberghi italiani rilevando nell’aprile scorso la proprietà di Boscolo Hotel.

Generali aderisce a conversione bond, anche Intesa in questa direzione

Intanto sul fronte della conversione dei bond subordinati di Carige detenuti da Intesa Vita, l’a.d. di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina ha detto: «Ci stiamo muovendo su valutazioni che portino a minimizzare l’impatto per la banca ed è ragionevole pensare che la conversione sia la soluzione che comporta il minor impatto». Generali intanto ha aderito all’offerta di conversione dei titoli obbligazionari Carige in suo possesso in bond senior. Secondo quanto appreso da Radiocor Plus, la compagnia, che ha in portafoglio quote del bond perpetuo Tier 1 Carige cedola 8.388%, ha optato per accettare la proposta fatta dall’istituto ligure. L’offerta prevede che, per gli obbligazionisti che aderiscono entro l’11 ottobre, il concambio sia pari a 30 centesimi per ogni euro nominale. Dopo questa data l’offerta scende a 25. Secondo quanto si apprende l’esposizione di Generali è inferiore ai 60 milioni e quindi rappresenta meno della metà del prestito Tier 1 in questione emesso per nominali 160 milioni. L’adesione di Generali e’ comunque rilevante ai fini della efficacia della operazione per quanto riguarda questa categoria di bond visto che, con il meccanismo della consent solicitation, l’ok in assemblea di obbligazionisti rappresentanti il 75% dell’emissione fa approvare la proposta. L’assemblea degli obbligazionisti Carige interessati alla offerta è fissata in prima convocazione per il 21 ottobre. In Borsa oggi il titolo ha guadagnato oltre il 9% proprio sul vicino raggiungimento della conversione delle obbligazioni.

Oggi le offerte per la sede milanese, Bnp e York in corsa
Si avvicina il momento della verità per la vendita della sede milanese di Bca Carige, il primo degli asset rapidamente collocabili sul mercato per contribuire al rafforzamento patrimoniale insieme all’aumento di capitale e alla conversione dei bond. Per mercoledì 11 ottobre sono attese le offerte vincolanti da parte dei soggetti che, nel corso del mese di settembre, hanno lavorato all’operazione e che, in sede di proposte preliminari, avevano valutato l’immobile di Corso Vittorio Emanuele II intorno ai 105-107 milioni di euro.
Nella procedura, curata da Jones Lang LaSalle, sono ancora in corsa Bnp Paribas, la sgr Antirion specializzata in fondi immobiliari e il fondo di private equity York Capital oltre a due family office italiani. Nel corso della assemblea degli azionisti di fine settembre, l’amministratore delegato di Carige, Paolo Fiorentino, ha spiegato di attendersi un prezzo «a tre cifre» per la cessione del cespite e, con questo obiettivo, di aver privilegiato le proposte arrivate da investitori istituzionali rispetto a quelle di gruppi di vendita al dettaglio interessati a posizionarsi in una vetrina allettante come quella di Corso Vittorio Emanuele. La sede milanese è in carico nei bilanci Carige a 55 milioni e consentirebbe quindi una plusvalenza rilevante all’istituto.


Autore: Manuela Brambati, Alessandro Fontana
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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