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Equitalia cerca la svolta: più banche dati e azioni mirate

Ricordate il gioco di enigmistica “unisci i puntini”? Bene, è un po’ il modo per tracciare quello che potrebbe essere la riscossione da qui a poco. Appena chiusa la prima fase della rottamazione delle cartelle, già si delineano nuove sfide per Equitalia che, considerazione non da poco, dal 1° luglio cambierà nome, veste e collocazione. Un agente della riscossione con nuovi poteri concessi da ultimo dalla manovrina (Dl 50/2017) ma anche dal decreto fiscale dello scorso autunno (Dl 193/2016) e ancor prima dell’attuazione della delega fiscale. Nel libro delle buone intenzioni l’obiettivo che si può leggere in filigrana è arrivare ad azioni più mirate e che punta sempre di più sull’utilizzo di banche dati, senza sparare nel mucchio ma allo stesso tempo in grado di bloccare i patrimoni dei grandi evasori. Appunto in questa direzione va la modifica contenuta nella manovrina che, fermo restando il divieto assoluto di espropriare la prima casa, consente una maggiore flessibilità sul restante patrimonio immobiliare dei debitori: ora Equitalia e poi Agenzia delle Entrate-Riscossione possono procedere all’espropriazione di più beni immobili purché il loro valore complessivo sia pari almeno a centoventimila euro, mentre la norma precedente faceva riferimento al valore del singolo bene limitando così la possibilità di intervento. Quindi se il debitore ha una seconda casa e un box sempre per restare nel libro delle buone intenzioni Equitalia dovrebbe mettere nel mirino quest’ultimo per creare meno disagi possibili.

Ma la «fase 2» della riscossione è già stata avviata con l’attuazione della delega fiscale. A cominciare dalle modalità con cui Equitalia bussa alla porta. Dopo i lunghi contenziosi e gli oneri per la consegna a mezzo posta, sono arrivate le notifiche via Pec (posta elettronica certificata): gli atti a vario titolo spediti in modalità telematica a imprese e professionisti sono stati quasi tre milioni di documenti tra luglio e ottobre dello scorso anno.

Resta il fatto che i target prefissati per quest’anno in termini di volume complessivo di importi da riscuotere non sono legati solo alla definizione agevolata dei ruoli, i cui termini di adesione sono scaduti il 21 aprile anche se Equitalia potrà presentare il “conto” fino al 15 giugno. Secondo le stime del decreto fiscale dello scorso autunno, nel 2017 la rottamazione dovrà portare poco più di 5 miliardi (a cui se ne sommano circa 2,2 nel 2018 per un totale di 7,2 miliardi) ma a questi vanno aggiunti i recuperi attesi da riscossione ordinaria per cui è stato ipotizzato un obiettivo di 5,4 miliardi. Ecco che quindi la nuova norma sui pignoramenti potrebbe avere anche un effetto leva su queste riscossioni. Insieme alle altre modifiche introdotte, che puntano ad arricchire i database a disposizione della riscossione: da un lato, con le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego presenti nelle banche dati dell’Inps per l’attivazione mirata delle norme relative al pignoramento di stipendi, salari o altre indennità; dall’altro, con la possibilità per l’agenzia delle Entrate di impiegare proprio nell’ottica riscossione anche tutte le altre banche dati. Facoltà che verranno estese al nuovo ente pubblico economico che nascerà dal prossimo 1° luglio.

Questo significa la possibilità di consultare dati rilevanti presenti nell’Anagrafe dei rapporti finanziari, come ad esempio quelle sulla consistenza effettiva, la giacenza media del rapporto finanziario ma anche i codici identificativi della tipologia di operazioni che hanno movimentato il conto corrente. «Ciò può consentire a Equitalia di non agire più a “fari spenti”» in quanto «prima del Dl 193/2016 gli unici dati a disposizione erano relativi all’identificazione dell’operatore finanziario e alla tipologia del rapporto», come ha spiegato il presidente e ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, appena pochi giorni fa davanti ai deputati della commissione Finanze di Montecitorio. Misure che in termini di cassa dovrebbero dare il loro effetto in termini di cassa per mezzo miliardo sia nel 2018 che nel 2019 e poi per un miliardo nel 2019.

L’ultimo puntino dell’identikit della nuova riscossione è arrivato con la manovrina. Secondo la relazione tecnica, la modifica sui pignoramenti potrebbe migliorare il tasso di efficacia delle azioni adottate prima di procedere all’espropriazione. I dati del recente passato indicano che su quasi 370mila preavvisi di ipoteca o iscrizioni di ipoteca avviati tra il 2014 e il 2015 addirittura l’87% sia risultato infruttuoso. Mentre sul restante 13% i debitori hanno pagato anche a rate con un valore medio riscosso pari a 12.300 euro. Decisamente numeri che sembrano smentire il volto “cattivo” con cui viene percepita Equitalia presso l’opinione pubblica ma frutto di una serie di limitazioni introdotte dal 2011 in poi quando la crisi ha iniziato a mordere e la difficoltà di pagare è andata via via crescendo. Fatto sta che la manovrina punta a un miglioramento della performance sulle ipoteche. Conti alla mano il Governo punta a tagliare di un 10% il tasso di insuccesso di quelle che tecnicamente si chiamano azioni cautelari. Una percentuale che però si tradurrebbe – ipotizzando un volume di 230mila preavvisi o iscrizioni di ipoteche all’anno – in un incremento della riscossione annuo per poco più di 282 milioni di euro a regime. Attenzione però, perché per il 2017 bisogna mettere in conto almeno due fattori: la piena operatività della nuova regola da maggio in poi e la considerazione che le procedure vanno riavviate adesso dopo la sospensione dovuta all’operazione straordinaria della rottamazione può consentire per il 2017 un aumento più contenuto nell’ordine di circa 85 milioni di euro.


Autore: Marco Mobili, Giovanni Parente
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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