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Banche venete, «sì» finale al decreto

Con il voto di ieri al Senato, che ha confermato la fiducia al governo e convertito in legge il decreto sulle Venete, le regole per la liquidazione di Popolare Vicenza e Veneto Banca diventano definitive. Nel frattempo prende forma il calendario effettivo dell’operazione, emerso dal primo incontro dei vertici di Intesa Sanpaolo con le reti commerciali e i direttori regionali dei due istituti: la partita dei 4mila esuberi, un migliaio negli organici delle venete e il resto in Intesa, si aprirà in autunno, mentre la chiusura dei circa 600 sportelli prevista dal piano arriverà a febbraio-marzo.
Come chiesto da Intesa, il decreto è uscito dal doppio passaggio parlamentare senza modifiche rispetto al testo approvato dal governo domenica 25 giugno. I numeri non sono quelli delle grandi occasioni (solo 148 i «sì», compresi quelli di Mdp che alla Camera aveva votato la fiducia ma non la legge, 91 i contrari), ma a conti fatti il percorso parlamentare si è rivelato meno insidioso rispetto ad alcuni timori della vigilia. Per il premier Paolo Gentiloni con il voto di ieri «arriva finalmente in porto un salvataggio difficile e necessario», mentre il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta spiega che dopo la messa in sicurezza del decreto «restano importanti impegni da portare avanti, sia sulla più ampia protezione dei risparmiatori sia su un’oculata gestione dei crediti deteriorati». Di parere opposto il Movimento 5 Stelle, che durante le dichiarazioni di voto ha inscenato un lancio di soldi finti per protestare contro il provvedimento.
Archiviata la discussione parlamentare, comunque, prende ritmo la macchina operativa dell’incoroporazione in Intesa delle parti «good» delle due ex banche. L’incontro di ieri a Padova ha coinvolto circa mille direttori di filiale, mentre sul palco della Fiera si alternavano il responsabile della Divisione Banca dei Territori, Stefano Barrese, il Chief Operating Officer, Eliano Omar Lodesani, e il responsabile delle ex banche venete, Gabriele Piccini. L’appuntamento è stato l’occasione per illustrare il posizionamento e la struttura organizzativa della banca. Ma anche per fare il punto sulla road map dell’integrazione, che dovrà chiudersi entro giugno 2019. Il primo passo, fondamentale, è rappresentato dall’integrazione dell’architettura informatica: entro febbraio-marzo l’intera rete commerciale delle due venete dovrà infatti migrare sulla piattaforma di Intesa. A quel punto scatterà la fase di razionalizzazione delle filiali, con la chiusura di 600 sportelli delle due Venete sparsi sul territorio italiano. Ad essere interessati dal processo in particolare sono gli sportelli situati in Triveneto, Piemonte, Toscana e Sicilia. La strategia dovrebbe prevedere un accorpamento delle filiali vicine, mentre nella logica di un efficientamento saranno preferite le filiali più grandi e di proprietà. Tra settembre e ottobre scatterà la parte relativa agli esuberi: circa 4mila le uscite previste, di cui circa mille relative alle banche venete mentre la parte restante fa capo a Intesa. Barrese ha colto l’occasione anche per ribadire la volontà di tornare a erogare credito, dopo una lunga fase in cui i due istituti avevano stretto il cordone dei prestiti concessi: «Abbiamo previsto un plafond integrativo di 5 miliardi che si aggiunge ai 50 miliardi che Intesa Sanpaolo ha già stanziato per il 2017- ha detto il capo della Banca dei Territori – A breve estenderemo alcuni progetti innovativi nel mondo del credito a supporto degli investimenti e affiancando le imprese verso Industria 4.0. A questo aggiungeremo il nuovo modello di rating qualitativo che prende in considerazioni anche gli asset intangibili e il supporto all’internazionalizzazione».


Autore: Luca Davi, Gianni Trovati
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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