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Bankitalia: soluzione senza alternative per le venete

L’alternativa alla liquidazione ordinata con intervento pubblico della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca sarebbe stata una liquidazione amministrativa di tipo «atomistico» che non avrebbe garantito continuità operativa delle attività di credito con costi molto più elevati per tutti. È quanto si legge nella memoria consegnata dalla Banca d’Italia in Commissione Finanze della Camera, dove si stanno esaminando i testi di conversione dei decreti (numeri 89 e 99) varati per chiudere la crisi degli istituti dichiarati il 23 giugno scorso in «dissesto o a rischio dissesto» dalla Bce.
Circa 100mila piccole e medie imprese e circa 200mila famiglie sarebbero state costrette a restituire per intero i loro crediti (circa 26 miliardi), scrive Bankitalia. Ne sarebbero con ogni probabilità derivate «diffuse insolvenze». E la conseguente distruzione di valore «si sarebbe scaricata sui detentori di passività». Insomma alla soluzione trovata, nel pieno rispetto del quadro regolatorio europeo e valutata compatibile con le norme sugli aiuti di Stato della Dg Concorrenza di Bruxelles, non c’erano alternative concrete. Un punto di vista in linea con quello espresso dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ieri, nel corso della conferenza stampa convocata per annunciare il via libera alla ricapitalizzazione precauzionale di MPS. «Ho la massima fiducia che il Parlamento si renda conto dell’importanza del decreto» ha affermato il ministro.
L’impegno dello Stato per cassa sarà di 4,8 miliardi, cui si aggiungono le garanzie a Banca Intesa sul credito che questa erogherà alle banche in liquidazione e i rischi «di varia natura» assunti con l’operazione di acquisto in tempi rapidissimi degli attivi e dei passivi di buona qualità delle bance liquidate. Tra l’altro – si apprende – la scelta di Banca Intesa è arrivata al termine di una procedura nella quale si sono presentati sei candidati. «L’acquirente – si legge nel documento – è stato selezionato sulla base di una procedura aperta e trasparente che ha coinvolto 6 potenziali acquirenti, tra cui 5 primari gruppi bancari italiani ed esteri (un numero elevato, tenendo conto dei tempi molto stretti imposti dalla procedura) e un grande gruppo assicurativo italiano». Uno degli identikit dei potenziali acquirenti, secondo indiscrezioni, è quello di UniCredit.
Dalla memoria di palazzo Koch arriva poi la conferma che lo Stato potrebbe rientrare dal denaro investito se il recupero sugli attivi in liquidazione sarà in linea «con i valori medi sul recupero delle sofferenze registrato dal sistema bancario tra il 2006 e il 2015». All’obiettivo si giungerebbe con l’approccio «paziente» con cui si muoverà la Sga del Tesoro, che avrebbe risultati ben migliori rispetto a una cessione “pro soluto” sul mercato degli Npl e di quanto stimato (tra il 18 e il 22%) nel caso di risoluzione delle 4 banche avvenuta nel novembre del 2015.
Anche Consob ha inviato una sua informativa alla VI Commissione della Camera da cui si apprende che sono in mano a clienti retail un totale di 301 milioni di euro in titoli subordinati delle due banche. I clienti retail detengono circa 1,5 miliardi di euro in titoli della Popolare di Vicenza, dei quali 243 milioni in titoli subordinati. Quanto ai bond di Veneto Banca, sono nei portafogli di investitori retail un totale di circa 1,23 miliardi di euro in titoli, dei quali 58 milioni in subordinati.
Ieri sono stati 33 gli emendamenti bocciati al vaglio di ammissibilità. Tra questi anche diverse proposte di modifica alla soglia oltre la quale far scattare l’obbligo per le banche popolari della trasformazione in Spa. Restano così da votare oltre 500 emendamenti, tra cui uno a firma del relatore Giovanni Sanga (Pd) per far confluire il decreto che “congela” la scadenza di un bond di Veneto Banca. La prova che il decreto è blindato è arrivata da Rocco Palese (Fi) quando ha sfoderato la pagina 21 del contratto con le clausole di condizionalità di Intesa San Paolo sulla non modifica del testo. L’obiettivo è ora quello di chiudere i lavori in Commissione entro la settimana per arrivare in Aula lunedì 10 luglio.


Autore: Davide Colombo, Marco Mobili
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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