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Banche Italia: cancro crediti deteriorati si cura cosi

“In questo periodo sta emergendo sempre di più la sostanziale incapacità del sistema bancario italiano a gestire efficientemente i circa 333 miliardi di euro di crediti deteriorati (12 miliardi in past due, 123 miliardi incagliati e 198 in insofferenza). Le posizioni corporate sono circa 250.000, mentre le imprese individuali e le famiglie coinvolte sono circa 7 milioni e mezzo. Enormità! La situazione è gravissima e, se possibile, sta ulteriormente peggiorando, considerando la sostanziale penuria di fondi da destinarsi a nuove straordinarie capitalizzazioni dei nostri istituti (o anche solo per attivare una Bad Bank di sistema, che notoriamente impedisce allo Stato di intervenire in materia, per non favorire gli operatori italiani).

Pesante risulta essere anche l’atteggiamento della BCE (che vuole imporre rapidissime cessioni,cioè svendite clamorose, dei crediti, in fondo per finalità bilancistiche ed incurante degli interessi sostanziali degli istituti creditori), nonché la prossima applicazione del IFRS 9, che, dalle simulazioni che ho effettuato, avrà effetti dirompenti sui bilanci delle nostre banche (qualora non venisse posticipato, come molti suggeriscono di fare).

Considerando che le coperture finora faticosamente effettuate non arrivano neppure al 57% delle predette masse, anche un bimbo comprende bene che, agli attuali prezzi di mercato dei Bad Credit (dal 2 al 5% per gli unsecured e dal 15 al 23% per i secured), la situazione è già insostenibile. Servirebbero infatti almeno 90 – 100 miliardi, possibilmente nei prossimi 18 mesi (periodo nel quale si chiuderanno i prossimi 2 esercizi), impossibili da trovare sul mercato, per un settore fortemente in crisi. Non sto parlando solo di MPS o delle due banche venete, ma anche di varie altre malmesse banche popolari e, soprattutto, di numerose BCC”.

Il Professor Francis Morandi, Managing Partner del Gruppo Tema Warren Europe e autore di vari libri e pubblicazioni, viene intervistato da Wall Street Italia, in merito a un aspetto decisivo per l’evoluzione del settore bancario e, indirettamente , per la stessa ripresa dell’intera economia italiana.

WSI – Prof. Morandi, cosa pensa che si possa fare per migliorare la situazione dei crediti in Italia

Per i non esperti, mi permetto qui di sintetizzare le ragioni che hanno condotto all’attuale disastrosa situazione dei credit portfolios delle nostre banche, oggi purtroppo la peggiore a livello europeo: prolungata stagnazione economica, superficialità nelle istruttorie iniziali ma anche nelle successive gestioni dei crediti, della documentazione e nei controlli. Mi riferisco, in particolare, alle carenti revisioni periodiche, alle modalità con cui vengono spesso gestite e mantenute le garanzie, le perizie, le pratiche catastali ed urbanistiche ma addirittura anche gli stessi dati anagrafici dei debitori, dei garanti, dei periti (che vengono lasciati diventare obsoleti e pertanto inutilizzabili, al punto da diventare spesso difficoltoso, se non impossibile rintracciare tali controparti).

Ho potuto sperimentare in alcuni grossi istituti le difficoltà a rintracciare le documentazioni fisiche, spesso non aggiornate (rispetto al momento dell’erogazione iniziale) e il cattivo stato delle procedure elettroniche di riferimento, che contengono quasi sempre pochi dati, anch’essi cristallizzati al momento iniziale, insufficienti, poco o nulla aggiornati e talora persino non corretti (anche a causa delle molte fusioni/migrazioni intervenute e dei mancati risk adjustment operativi effettuati, in quanto quasi sempre ci si limita a interventi formali, finalizzati quasi esclusivamente alle cogenti segnalazioni di vigilanza). Le stesse strutture organizzative bancarie preposte ed i processi di recupero sono molto basati sull’attività di costosissimi legali esterni (spesso assai lenti) o di pochi recuperatori esterni (“che devono costare poco……”).

Anche la legislazione ed i tribunali italiani, dopo anni di scelte demagogiche (che stanno danneggiando fortemente il settore), unita alla notevole burocrazia propria del comparto, sembra quasi che, nei fatti, tutelino più i debitori (il legislatore ed il governo si stanno oltretutto dimostrando incapaci di rendere operative persino certe norme interessanti, come, ad esempio, il patto marciano). Provate a non onorare un debito in Svizzera o in altre nazioni europee e vedrete come ve la passerete! I nostri tribunali inoltre impiegano troppi anni per esitare le controversie e le aste dei beni in garanzia e la stessa Centrale Rischi in Italia (vecchia e ancora con aggiornamenti mensili, invece di essere online), unita all’esistenza di pochissimi Credit bureaux (che spesso si limitano a fornire visure, protesti ed altri dati, con ritardi tali da renderli, di fatto, inefficaci) concorrono a determinare l’attuale stato delle cose.

A ciò si aggiunga anche la poca d’trasparenza delle banche in materia che, in nome di presunte esigenze di privacy, ma soprattutto per poter mantenere riservati i propri problemi, non si impegnano a sufficienza per trovare soluzioni, sia a livello di singolo istituto, ma soprattutto a livello di raggruppamenti di banche, di intero sistema bancario, attivando in proposito aggressivamente le associazioni di categoria (incredibilmente poco attive in materia). In Italia inoltre non esiste un Mercato dei crediti (ci stiamo tentando solo ora, con alcune Fintech “intelligenti”) ed i pochi veri compratori dei crediti (a parte la brava Banca IFIS) sono solo pochissime grosse investment bank internazionali e fondi da taluni definiti “avvoltoi”, essenzialmente portati a penalizzare sia gli istituti creditori, sia i debitori, compromettendo i residui rapporti in essere, perché il loro obiettivo è quasi solo quello di entrare in possesso dei beni immobiliari ai prezzi più bassi possibili.

WSI. Perché abbiamo lasciato degenerare la situazione in questo modo?

Fatta la diagnosi, vorrei ora proporre delle osservazioni “in positivo”. Infatti, intervenendo immediatamente sui vari punti prima enunciati e favorendo approcci possibilmente “multibanca” (se non addirittura di sistema), a mio giudizio, nel giro di circa quattro anni, si potrebbe normalizzare la situazione dei crediti, evitando così che alcune banche debbano chiudere o divenire oggetto di facili ed economici take over da parte di operatori (probabilmente) esteri. Oltretutto è tempo che si torni finalmente a riavviare molte sane erogazioni creditizie, per fare ripartire la nostra economia.

Il primis serve “sporcarsi le mani e spingere al massimo” il recupero dei crediti, attrezzandosi, sia internamente, sia esternamente alle banche, per poterlo effettivamente ben realizzare.

Più banche insieme, ad esempio, potrebbero creare una BAD COMPANY (o meglio una DIGITAL BAD COMPANY) eventualmente, ma non necessariamente, sfruttando anche la normativa sulle GACS, e, se del caso, prevedendo anche la partecipazione di fondi tipo Atlante o anche di semplice equity da parte dello Stato (che non dovrebbe concentrare gli aiuti in due o tre banche, come attualmente pare stia facendo). Le partecipazioni in questione non sarebbero quindi consolidabili nei bilanci di alcun azionista, per evitare i connessi noti problemi.

Questa/e entità dovrebbe/ro, prima di tutto, procedere, su incarico di ogni singola Banca socia (o semplicemente cliente), a migliorare il livello qualitativo delle informazioni relative alle singole pratiche creditizie, operando con avanzate tecnologie e modalità digitali (temporalmente assai rapide). In tal senso propongo di utilizzare le procedure oggi usate esclusivamente da pochissime banche e finanziarie (soprattutto estere) nelle valutazioni computerizzate iniziali per gli shadow rating, il credit scoring, le burden tables e le overrides e di ricorrere massivamente ai cosiddetti “periti elettronici”, “avvocati elettronici”, “notai elettronici”, “cancellerie elettroniche”, agli accessi massivi e finalizzati (effettuati con strumenti “intelligenti”) ai pochi credit bureaux disponibili, agli info provider, anche commerciali, alle camere di commercio, ecc..

L’obiettivo è quello di procedere a enrichment ed enlargement massivi delle informazioni ed alla loro normalizzazione, relativamente a tutte le tipologie di bad credits bancari. In particolare si devono appurare l’effettiva persistenza dei garanti, delle garanzie, il loro valore effettivo, il reddito presunto delle varie controparti, gli aggiornamenti degli indirizzi di tutte le controparti, l’eventuale esistenza di note negative, il valore puntuale di mercato dei beni immobiliari sottesi (sulla base delle loro reali caratteristiche e location), nonché lo stato effettivo di ogni singolo credito, debitore ed azione di recupero, se già attivata.

Per esperienza so che applicando ai dati così rapidamente estratti, shell di intelligenza artificiale o semplici algoritmi statistici di correlazione multipla, nonché valutando digitalmente le performance dei molti legali e recuperatori coinvolti (togliendole loro immediatamente le pratiche, in caso di prestazioni inadeguate o lente) è possibile effettuare rapidissime e corrette valutazioni dei crediti (eventualmente da rendere oggetto di rating o di auditing da parte di esterni indipendenti, qualora ciò non costasse molto). Già solo questa attività farebbe crescere, di parecchi punti percentuali, il prezzo di eventuali cessioni dei crediti (oggi spesso comprati senza poter disporre di dati significativi e attendibili, fattore che determina inesorabilmente forti sconti di prezzo, così come prima indicati), ovviamente a beneficio delle banche e di una sana gestione del credito.

La piattaforma di lavorazione prima indicata sarebbe oltretutto anche in grado di definire le priorità dettagliate di intervento e le migliori strategie di recupero, evidenziando cioè le partite più rapidamente e meglio recuperabili e permettendo incassi maggiori, oltre che più attendibili.

WSI – Cos’altro si potrà fare?

La COMPANY in questione, in accordo con le banche socie o clienti, sulla base delle strategie e priorità individuate, potrà immediatamente avviare le attività dirette di recupero dei crediti migliori, utilizzando una propria struttura di recupero, basata su professionisti qualificati (con competenze legali, finanziarie e amministrative), su recuperatori e su call center efficienti, tutti da monitorare sistematicamente nelle loro performance (dalla piattaforma). Alternativamente, si potrebbe decidere di effettuare un contest, per procedere alla trasparente cessione, per conto della/e banca/he mandataria/e, di una parte dei crediti (avendo eventualmente “retato” le valutazioni creditizie sottese).

Un’ulteriore possibilità, limitata però dal capitale proprio disponibile, è rappresentata dal fatto che la BAD COMPANY possa procedere all’acquisto ed alla immediata lavorazione in conto proprio di una parte dei crediti (attivando così sistematiche rotation dei crediti stessi, per poter ottimizzare l’impiego del poco capitale disponibile). Preciso che i professionisti coinvolti devono avere delle preparazioni differenziate, per lavorare al meglio i past due, gli incagli, le ristrutturazioni, i chirografari oppure gli ipotecari. È tuttavia fondamentale che essi, ripeto, vengano sempre e sistematicamente supportati e monitorati da specifiche funzionalità della piattaforma (che deve essere in grado di elaborare anche le segnalazioni delle banche e quelle proprie).

La BAD COMPANY in questione, direttamente o attraverso una struttura master service esterna (ex art. 106 del T.U. Bancario), sempre mediante l’utilizzo della piattaforma, deve poter gestire anche il processo di securitization di parte dei credit, con relativa emissione di titoli senior, che potrebbero essere acquisiti direttamente dalle banche (che trasformerebbero così in asset “quasi sicuri” i precedenti crediti in sofferenza, migliorando così notevolmente la propria posizione contabile anche ai fini della BCE) oppure da controparti Institutional o da privati qualificati. I titoli mezzanini e quelli junior dovrebbero evidentemente rimanere in capo alla BAD COMPANY, che, avendo avuto la possibilità di valutare correttamente i crediti sottesi, potrebbe comunque trarre, anche da essi, parte della remunerazione dei propri servizi.

WSI – Quanto tempo ci vorrebbe per attivare uno o più BAD COMPANY?

A mio giudizio, il problema principale è soprattutto rappresentato dal fatto che alcune banche sappiano velocemente decidere di uscire dallo stallo in cui si trovano, per procedere rapidamente sulla base di quanto sopra indicato o con modalità assimilabili.

Stante l’urgenza degli interventi, all’inizio ci si potrebbe avvalere delle competenze di alcune selezionate società di recupero crediti (operando così soprattutto in termini di costi variabili), privilegiando possibilmente alcuni operatori piccoli (perché i pochissimi grandi, finora, non hanno dato buone prove di recupero). Si consideri che, come sostiene il Dr Beniamino Anselmi (che sta cercando di fornire al fenomeno soluzioni anche socialmente intelligenti), potrebbero essere in parte coinvolte anche delle risorse che le banche oggi vorrebbero “scivolare” (per i noti problemi di esubero del personale), previa però formazione delle stesse e attribuzione alle stesse di precisi MBO Program, per responsabilizzarle a un’efficienza operativa. Per quanto riguarda la piattaforma tecnologica, stiamo da tempo mettendo a punto una soluzione che, in buona parte, può essere resa operativa sin da subito.

L’intervento potrebbe essere, sin da subito, arricchito anche dall’ utilizzo di una REOCO (Real Estate Owened Company), e, se del caso, anche di una GACS, con parziali garanzie statali, per ottimizzare le gestioni, l’alienazione e il trattamento fiscale relativo agli immobili (espandendo anche i controvalori d’asta). Tutto ciò avrebbe costi significativamente inferiori rispetto ai soliti passaggi tra funzionari interni, periti, valutatori, legali, investment bank e recuperatori vari esterni, non allineati su piattaforme, metodologie e processi univoci, controllati e rigidamente pianificati.

Dai dettagliati calcoli che ho eseguito, inoltre il capitale necessario alla BAD COMPANY per attivare l’intero ciclo sopra indicato (specie qualora la stessa fosse assistita, come precedentemente accennato, da un master service e da una REOCO, oltre che da fondi immobiliari “vicini”) è abbastanza contenuto e pertanto facilmente alla portata delle banche. In altri termini, non servono le enormi cifre che ho più volte letto, relativamente alla costituzione di una Bad Bank italiana, che lavori i crediti, dopo averli acquistati.

 

 


Autore: Laura Naka Antonelli
Fonte:

Wall Street Italia

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