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Mps: pronta la vendita in blocco di 28 miliardi di crediti incagliati

I grandi fondi internazionali specializzati in non performing loan aprono il dossier Mps. Non si conoscono ancora i tempi per il via libera al nuovo piano di Mps, che dovrà essere approvato dalla Direzione Concorrenza dell’Unione europea (DgComp), ma intanto sembrano già aprirsi le grandi manovre sul mega-portafoglio di sofferenze (27,7 miliardi lordi) che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere ceduto in blocco, probabilmente in più tranche.

L’amministratore delegato Marco Morelli il Cfo Francesco Mele e il resto del management della banca senese, affiancati dagli advisor Mediobanca e Lazard, sono ancora al lavoro sul nuovo piano, che tuttavia non vedrà la luce prima di due mesi, vista la necessità di confrontarsi con la DgComp dell’Unione europea. Tuttavia, secondo i primi rumors, il business plan non sarebbe molto diverso da quello già approvato lo scorso anno, anche se si differenzierebbe per alcuni aspetti e sarebbe più accentuato su alcune misure. Innanzitutto, appunto, verrebbe presa la decisione di accelerare la vendita del portafoglio di sofferenze per ripulire il bilancio dell’istituto.

Secondo il piano precedente l’operazione doveva essere organizzata con la regia del fondo Atlante, gestito da Quaestio Sgr, e una mega-cartolarizzazione. Al contrario ora verrebbe scelta la strada della cessione in blocco a grandi investitori internazionali.

Tra gli altri elementi di diversità fra vecchio e nuovo piano ci sarebbe il maggior intervento sulla chiusura e razionalizzazione delle filiali Mps sul territorio nazionale, numero che dovrebbe crescere in modo sensibile. Infine, resta l’interrogativo sugli esuberi dei dipendenti. Insomma, i tagli dovrebbero essere più convincenti rispetto al precedente piano e inoltre, come richiesto dall’Unione europea, verrebbe scelta la strada più rapida per ripulire il bilancio della banca dai crediti «cattivi». In pratica si tratta della opzione già utilizzata da Unicredit,  per fare un esempio, che ha ceduto un pacchetto di 17 miliardi di sofferenze a Fortress e Pimco a un valore di circa 14 centesimi per euro.

Altri istituti, come Bpm e Intesa Sanpaolo, hanno invece preferito optare per una via intermedia: optando, da una parte, per la cessione di pacchetti più piccoli e dall’altra costruendo in casa una struttura di servicer per recuperare i crediti con collaterali adeguati, come ad esempio gli immobili. C’è infine la terza via, quella della cartolarizzazione con le Gacs, utilizzata dalla Popolare di Bari o, di recente, da Carige.

Fra tutte le opzioni la vendita in blocco di un portafoglio ha il vantaggio della velocità, ma ha il difetto di poter causare ulteriori perdite se il prezzo offerto dai fondi è basso rispetto agli accantonamenti effettuati. Proprio in queste settimane grandi fondi internazionali come Cerberus, Fortress, Pimco, Apollo, Lonestar avrebbero cominciato ad esaminare il dossier che dovrebbe entrare nel vivo prima dell’estate, non appena ci sarà il via libera al piano da parte dell’Unione europea in contemporanea con la ricapitalizzazione precauzionale dello Stato da 8,8 miliardi. Probabile che il mega-portafoglio da 27,7 miliardi lordi venga suddiviso in più tranche in base alla rilevanza delle posizioni e alla tipologia.


Autore: Carlo Festa
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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