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Bpvi-Veneto Banca, ipotesi di un aumento da 3 miliardi

Il piano di rilancio è scritto nero su bianco. Ora la palla – e il giudizio – passa alla Banca centrale europea che già oggi vedrà i vertici della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca per fare il punto ed esaminare il documento. «Fabrizio Viola (l’amministratore delegato della BpVi, ndr) ci ha presentato il piano – ha detto ieri il presidente della vicentina Gianni Mion all’uscita del consiglio di amministrazione che si è tenuto per circa quattro ore nella sede milanese dell’istituto -. Adesso parte il confronto con la Bce e vedremo cosa ci dirà».

Nulla è trapelato sui dettagli del piano, che ieri è stato presentato anche dall’amministratore delegato di Veneto Banca Cristiano Carrus durante il consiglio di amministrazione dell’ex popolare di Montebelluna, tenutosi a Roma, dove nel pomeriggio si è svolto anche un incontro tra Viola e rappresentanti del ministero dell’Economia. Non solo: assieme a Carrus, Viola ha partecipato, come molti banchieri italiani, all’incontro tenutosi nella sede della Banca d’Italia con il capo del supervisory board della Banca centrale europea, Danièle Nouy.

Gli argomenti che si sono affrontati durante l’esposizione del piano non sono, però, segreti: dalla necessità di un nuovo aumento di capitale e dell’entità dello stesso alla decisione sul destino dei Non performing loans, dalle operazioni possibili per aumentare la liquidità alla reale quantificazione degli esuberi, alla situazione ristori. Tutti argomenti su cui la Bce ha chiesto di poter avere un quadro preciso e risposte convincenti, risposte che devono essere prodromiche al risanamento delle due banche e alla loro fusione. Quello che è emerso è che il progetto si muove lungo tre direttrici, su cui si continuerà a lavorare nelle prossime settimane, fino alla data del 21 febbraio, giorno in cui si dovrebbe arrivare a una delibera del cda della Banca Popolare di Vicenza sul piano messo a punto da Viola. Le tre direttrici sono: fusione con Veneto Banca, vendita degli Npl e rafforzamento patrimoniale.

Sui numeri non c’è nessuna certezza. Se ieri mattina si è palesata l’ipotesi di un aumento di capitale da 5,7 miliardi di euro – da reperire, secondo lo schema ipotizzato, attraverso un nuovo intervento di Atlante per 1,7 miliardi, da sommare ai 938 già immessi a inizio gennaio con destinazione aumento di capitale, una conversione dei bond subordinati che frutterebbe circa un miliardo e un intervento statale di circa 2 miliardi grazie al fondo salva-banche – già nel pomeriggio fonti vicine agli istituti veneti affermavano che la cifra di 5,7 miliardi è spropositata e che il fabbisogno patrimoniale della banca che nascerà dalla fusione tra le due ex popolari dovrebbe essere «significativamente inferiore» ai 5,7 miliardi. Più verosimilmente, secondo le ipotesi degli analisti, attorno ai 3 miliardi.

“Incognita numeri” anche per quanto riguarda la mole di sofferenze che potrebbero essere cartolarizzate e il modo con cui ciò potrebbe essere fatto: si va verso la costituzione di una bad bank dove trasferire i circa 8 miliardi lordi di Npl – 1,7 miliardi netti per Veneto Banca (3,6 miliardi lordi) e 1,9 miliardi per la Popolare di Vicenza (4,6 miliardi lordi) – e del contestuale scorporo della good bank che possa essere messa in vendita sul mercato internazionale? Oppure verso una cartolarizzazione con garanzia pubblica che dovrebbe coinvolgere anche l’azionista di riferimento Atlante? Mion ha definito «prematuro» ipotizzare un intervento di Atlante per rilevare gli Npl. Il fondo starebbe cercando di capire il funzionamento del decreto salva-risparmio, anche per quanto riguarda il trattamento degli azionisti, per valutare gli impatti sulle quote del fondo in caso di intervento dello Stato.

Altro argomento affrontato ieri la liquidità, minata anche dai bond in scadenza nel 2017, per un ammontare complessivo di circa 3,3 miliardi. Sembra confermata la vendita del 40% (20 detenuto dalla Vicenza e 20 da Veneto Banca) della Sgr Arca, così come sono allo studio altre alienazioni. Ma è probabile anche il ricorso all’emissione di nuovi bond, beneficiando delle garanzie pubbliche a copertura, operazione a cui la Commissione Europea ha dato il via libera nei giorni scorsi (mentre si attende quello della Banca d’Italia).

Negli obiettivi del piano industriale messo a punto da Viola c’è la riduzione del rapporto cost/income (ora la percentuale si aggira sull’83,6% per la Popolare di Vicenza e sul 104,8% per Veneto Banca): Viola intenderebbe portare l’indice vicino al 50%. Si fa strada l’ipotesi di una conferma sul numero degli esuberi necessari, circa 2.500, cifra che circola oramai da qualche mese. Mentre c’è attesa e un prudente ottimismo a proposito delle adesioni da parte dei soci in merito alla proposta transattiva che è stata presentata all’inizio di gennaio: l’opera di convincimento dei 169mila soci, individuati tra famiglie, ditte e associazioni, ad accettare il parziale rimborso del valore delle azioni (al momento dell’acquisto) oramai svalutate (sono 9 euro ad azione per la Popolare di Vicenza e il 15% del valore per Veneto Banca), sembra stia funzionando: a Vicenza si dichiarano circa 1.100 adesioni al giorno, a Montebelluna si parla di risultati discreti che fanno ben sperare di raggiungere l’80% preventivato. Intanto, il presidente della Popolare di Vicenza Mion ha dichiarato lo scorso sabato davanti ad una platea di risparmiatori che, nonostante in futuro non potrà aumentare l’offerta di 9 euro, dopo l’aumento di capitale ci potrebbe essere l’emissione di warrant per tutti i soci (ora i ristori sono destinati solo ai soci che hanno acquistato azioni negli ultimi dieci anni). «L’adesione alla transazione è fondamentale per il futuro delle due banche – ha dichiarato -, sarebbe impossibile trovare investitori o sottoscrittori in una situazione di incertezza dettata dal fatto che non sono stati risolti i contenziosi legali o non si sa quante cause ci possono essere».

Il prossimo 9 febbraio ci sarà l’approvazione dei bilanci 2016, con il dato definitivo sulle perdite. Che inevitabilmente cresceranno rispetto ai 795 milioni al 30 giugno per la Popolare di Vicenza e ai 259 dei Veneto Banca, superando presumibilmente il miliardo.


Autore: Katy Mandurino
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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