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Abi, sofferenze in calo: -16 miliardi tra 2015 e 2018

Le sofferenze nette quest’anno dovrebbero iniziare il processo di rientro, diminuendo del 2,2% rispetto al 2015; nel successivo biennio la riduzione dello stock dovrebbe accelerare, «anche in uno scenario al netto di eventuali operazioni straordinarie di dismissione di crediti deteriorati in grado di velocizzarne la fuoriuscita dai bilanci bancari». Lo scrive l’Abi nel rapporto Afo 2016-2018, condotto dall’ufficio studi dell’associazione in collaborazione con le principali banche operanti in Italia. In termini assoluti si prevede tra il 2015 e il 2018 una riduzione dell’ammontare delle sofferenze nette per oltre 16 miliardi di euro.

Abi: sofferenze in calo, -16 mld tra 2015 e 2018
Nello scenario dell’Ufficio studi dell’Abi si assume una conferma della forte azione della Bce per la salvaguardia della stabilità finanziaria e valutaria. Lo scenario dei tassi di interesse vedrà, quindi, una continuazione della politica dei bassi tassi di interesse a breve termine. La riduzione delle sofferenze, unita ad una ripresa della domanda di credito, si tradurrebbe in una contrazione del rapporto sofferenze/impieghi, che nel complesso del periodo di previsione dovrebbe scendere per circa 1 punto percentuale, collocandosi nel 2018 al 3,6%, valore più basso dalla metà del 2013.

Abi: Pil +0,9% in 2016 e 2017, accelera a +1,2% in 2018
L’Abi conferma inoltre l’uscita dalla recessione, ma ad un ritmo di crescita lento, «coerente con il quadro ciclico internazionale». Per il 2016 e per il 2017 l’Abi stima una variazione positiva del Pil dello 0,9%, di 2 decimi superiore a quella del 2015, e per il 2018 dell’1,2%. La crescita sarà trainata completamente dalla domanda interna, con la componente estera che fornirà un contributo marginalmente negativo. Si tratta di previsioni leggermente più basse rispetto a quelle contenute nella nota di aggiornamento del Def pubblicata da governo a settembre che prevede una crescita dello 0,8% quest’anno ma dell’1% nel 2017 e dell’1,3% nel 2018.


Fonte:

Il Sole 24 Ore

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