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Recupero crediti PA, apertura del Governo verso il DDL Ricchiuti che potrebbe entrare nella legge di Bilancio

Il tema della gestione e della riscossione delle entrate da parte della Pubblica amministrazione locale è al centro di tentativi di riforma da molti anni. Una lunga vicenda il cui ultimo capitolo risale al 2011 quando nel decreto sviluppo si disse che entro 6 mesi Equitalia avrebbe dovuto cessare la riscossione dei tributi locali. Di proroga in proroga siamo arrivati fino al 2016. Ma oggi il contesto è profondamente mutato e il ruolo di Equitalia è stato definitivamente ridisegnato dal decreto fiscale.

Il problema per i Comuni però rimane e le amministrazioni locali sono schiacciate da tassi di riscossione delle entrate tariffarie e tributarie molto bassi (intorno al 2%) che determinano due tipi di problemi: un problema contabile perché la riforma della contabilità impone ai Comuni di creare un fondo di garanzia a copertura dei crediti di dubbia esigibilità da mettere a bilancio; ma c’è un problema più ampio di equità perché se un Comune non raggiunge le entrate previste sarà portato ad aumentare le imposte con ricadute negative sui contribuenti puntuali e onesti.

Il DDL “Misure per il recupero dei crediti insoluti nella PA” interviene prevedendo un ulteriore strumento a disposizione degli enti locali e si colloca in una fase temporale precisa, a cavallo tra l’accertamento e l’iscrizione al ruolo, quando cioè il rapporto col debitore può giocarsi margini di flessibilità maggiori e il recupero si applica esclusivamente ai crediti non incassati, senza lievitazione dei costi e riducendo i tempi.

“Il DDL in discussione nella Commissione finanze del Senato offre per la prima volta un quadro organico di regole alla riscossione dei crediti locali, dove è necessario un cambio di passo – ha sottolineato la Senatrice Lucrezia Ricchiuti, prima firmataria della proposta di legge, aprendo i lavori del convegno “La gestione dei crediti insoluti verso la PA: innovare nel segno dell’efficienza e del dialogo con il cittadino” organizzato ieri a Roma presso la Sala Koch di Palazzo Madama. “Con la crisi della finanza locale, che negli ultimi 5 anni ha imposto tagli per 8,6 miliardi di euro, i Comuni non sono più un ente di prossimità per il cittadino ma si sono trasformati in leve fiscali e di bilancio. Dall’altro lato, tra il 2011 e il 2014 si è registrato un incremento del 22% delle aliquote fiscali che, secondo la Corte dei Conti, hanno già raggiunto il loro limite massimo. C’è un’ibernazione delle tasse locali che produce, come conseguenza di rilievo, un offuscamento della responsabilità fiscale per cui i Comuni non possono stabilire un rapporto virtuoso tra quello che spendono e quello che chiedono ai cittadini e sono giudicabili solo sul versante della spesa e non su quello delle entrate. Questo ha ricadute sul concetto stesso di comunità. E’ necessario quindi un intervento di riforma della finanza locale che permetta ai Comuni di svolgere anche un ruolo nel contrasto all’evasione: nel 2014 sono stati gli enti locali di Lombardia ed Emilia-Romagna a recuperare oltre due terzi delle entrate tributarie. In prima fila c’è il Comune di Milano che ha superato il milione di euro. Gli strumenti legislativi ci sono: la legge prevede che i Comuni possano trasmettere all’agenzia delle entrate delle segnalazioni qualificate nei confronti di soggetti che hanno comportamenti evasivi o elusivi. Ma oggi abbiamo la possibilità di fare un intervento mirato sulla riscossione locale, inserendo uno strumento normativo utile che consenta al fisco di spendere meno e in meno tempo; con una attività di recupero crediti più certa e attenta si può avere un ruolo maggiore nella lotta all’evasione fiscale. L’intero processo di riscossione si gioverebbe di uno strumento innovativo che avrebbe ricadute positive per tutti. Il mio auspicio è che il Governo ne faccia un emendamento proprio, così si accelerano i tempi per l’approvazione”.

A tal proposito c’è stata un’apertura netta da parte del Viceministro all’economia Luigi Casero sulla possibilità di inserite il DDL nella legge di bilancio, per avere un binario più veloce per l’approvazione: “Il DDL è un progetto risultato di una attenta analisi e studio e va a completare il percorso di riforma della riscossione”. “L’intreccio tra il DDL e un più complessivo disegno di riforma della riscossione locale è doveroso più che positivo – ha aggiunto Paolo Puglisi, Direttore della Direzione Legislazione tributaria e federalismo fiscale del MEF – Il DDL costituirà una tessera che va collocata in un mosaico più ampio che è quello della riforma della riscossione. Abbiamo la scadenza del giugno 2017 e siamo attrezzati per arrivare ad un risultato positivo”.

Un tema chiave nella riscossione dei crediti è quello dell’anzianità: più si allunga il periodo nel quale il tributo non viene recuperato più diminuiscono le possibilità per l’ente locale. “Il punto è quello di arrivare ad una riscossione locale che faccia davvero a meno della fase coattiva – ha aggiunto Andrea Ferri, responsabile Dipartimento finanza locale IFEL – L’obiettivo è arrivare alla fase coattiva con il mino di fardello. Bisogna ragionare sulla peculiarità dei tributi locali che sono di piccole dimensioni. Inoltre si potrebbe inserire nel DDL anche la possibilità di effettuare uno studio sulla valutazione delle performance della finanza nazionale che attualmente non c’è”.

“Crediamo che nella riscossione dei tributi locali vi sia una situazione di corto circuito e i numeri denotano un effettivo fallimento del sistema – ha sottolineato Marco Pasini, Presidente UNIREC – Non spetta a noi dirlo perché non ci sentiamo antagonisti, anzi pensiamo di poter proporre un sistema di recupero molto più smart che si va ad inserire nella fase tra l’accertamento e l’iscrizione a ruolo che normalmente è un periodo molto lungo, in media sui 2 anni e mezzo, in cui non accade nulla. Questo permetterà di eliminare anche il fenomeno delle cartelle pazze, contro cui il cittadino non riesce neanche a spiegare le sue ragioni. Credo che la realtà stia superando le norme e lo dimostrano i casi come Uber dove i normatori vanno a sistemare di rincorsa situazioni già avvenute. In Inghilterra c’è già un sistema misto pubblico-privato che consente all’ente di decidere quale strada ritiene di applicare. Recentemente negli Stati Uniti è stata introdotta una normativa che obbliga gli enti locali ad affidarsi ai privati per il recupero dei crediti con il fine di valutare il benchmarck rispetto ai risultati ottenuti dal pubblico. Noi stiamo chiedendo da tempo un sistema simile”.

Il neo Presidente del Movimento Difesa del Cittadino Francesco Luongo ha sottolineato “la contraddizione di fondo di una filiera di recupero crediti che si sviluppa in un contesto in cui la Corte dei Conti ha stigmatizzato un livello di tassazione locale ai limiti, insostenibile per i contribuenti in un paese che nel frattempo non riesce a ripartire”. “Continuare a sviluppare un atteggiamento punitivo è perfettamente inutile, anche perché in alcune zone d’Italia, soprattutto al Sud, abbiamo percentuali del 30-40% di contribuenti che non riescono più a pagare. Alla luce di questo crediamo che la riscossione coattiva vada ridotta a livelli minimi, mentre dobbiamo ristrutturare un sistema di compliance per il contribuente che non deve sentirsi perduto quando gli arriva una cartella pazza. Attualmente non c’è un rapporto con il contribuente perché non si è voluto investire su questo. E lo vediamo con il numero dei contenziosi che in alcuni casi raggiungono percentuali altissime. Riteniamo che questo DDL dia la possibilità di rimettere il contribuente all’interno della filiera con un protagonismo nuovo e importante”.

 

 


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Credit Village

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