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Carige, scontro con la Bce sul piano per le sofferenze

Si articola sulla possibilità di ottenere un abbassamento del coverage ratio sui non performing loans (Npl), dal 42% richiesto al 25-30%, la lettera che i vertici di Carige si apprestano a spedire alla Banca centrale europea. Missiva in cui, a quanto risulta, si direbbe anche che la prima tranche di Npl sarà ceduta a gennaio 2017, cioè con qualche settimana di ritardo rispetto alle previsioni (dicembre 2016), ma per un valore maggiore di quello previsto: circa un miliardo anziché 900 milioni.
Ieri il cda dell’istituto genovese, condotto da Guido Bastianini (ad) e Giuseppe Tesauro (presidente), ha tenuto una riunione straordinaria che è la conseguenza della lettera ricevuta nei giorni scorsi dall’organismo di vigilanza europeo. La Bce ,infatti, ha inviato a Carige due “bozze” di decisioni con la richiesta di rispondere entro oggi. La prima ha come argomento gli esiti del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale, cioè lo Srep. La seconda bozza riguarda la gestione degli Npl e prevede che, oltre alla risposta entro oggi, Carige sottoponga all’istituto di Francoforte, entro il 31 gennaio 2017, un nuovo «piano strategico e operativo» in merito alla riduzione degli Npl, «valutandone – precisa – anche gli impatti in termini di adeguatezza patrimoniale».
La riduzione degli Npl che Bce mette sul tavolo prevede che i crediti problematici scendano a 5,5 miliardi di euro a fine 2017 con un coverage ratio minimo del 45%; a 4,6 miliardi a fine 2018 con copertura minima del 43%; e a 3,7 miliardi a fine 2019 con un coverage ratio minimo del 42%.
Ieri, però, il cda si è riunito e ha licenziato una lettera di risposta alla vigilanza che sarà inviata oggi, entro i tempi prescritti da Bce, e che, a quanto si apprende, si concentra, tra l’altro, sui non performing loans.
Attualmente Carige possiede Npl per circa 7 miliardi e sta procedendo a un progetto di dismissione con l’appoggio di Banca Imi, come arranger, e di Prelios, in qualità di servicer. Nel giugno scorso la banca controllata dalla famiglia Malacalza aveva approvato un piano industriale che prevedeva la cessione 1,8 miliardi di Npl entro il 2017.
Ma secondo quanto risulta, già prima della lettera di Bce la banca e i suoi consulenti stavano lavorando a una modifica del piano in questione, nell’ottica di aumentare il valore degli Npl da cedere. E infatti la prima tranche di cessioni sarebbe di 1 miliardo di euro, anziché di 900 milioni come previsto nel piano industriale.
Si sposta anche il periodo previsto per l’operazione, che dovrebbe concludersi a gennaio 2017 anziché a dicembre 2016, a causa del processo di cartolarizzazione che impone tempi più lunghi della semplice vendita. Il progetto che Carige sottopone a Bce, dunque, va nella direzione di vendere a un prezzo più alto di quello su cui si è concentrato Francoforte, che è sostanzialmente allineato al 17% del valore nominale degli Npl, cioè il prezzo offerto a suo tempo a Carige (che ha rifiutato) dal fondo Apollo. Carige, invece, mirerebbe al 30% circa , cioè a un risultato in linea con quello raggiunto da Banca popolare di Bari.
Anche le richieste di Francoforte sul coverage delle sofferenze risultano differenti dalle previsioni di Carige. Benché i termini precisi della missiva non siano stati divulgati, secondo fonti finanziarie Carige solleva obiezioni in merito ai livelli di copertura richiesti da Francoforte.
La Bce, infatti vorrebbe che la banca genovese sostanzialmente si liberasse, tra il 2017 e il 2019, di circa 3,4 miliardi di euro di Npl. In sostanza tutti i crediti in sofferenza, sui quali Carige ha una copertura (prodotta nel tempo con accantonamenti) pari al 60%. L’istituto guidato da Bastianini, poi, possiede altri crediti unlikely to pay (Utp), ossia incagli per i quali prevede meno difficoltà di rientro, e per i quali sono stati messi a punto accantonamenti minori.
Il punto è che se Carige cedesse la quantità di crediti junk prevista da Bce entro il 2019, alla fine del processo la sua copertura degli Npl rimasti arriverebbe a essere, dicono sempre fonti finanziarie, intorno al 25-30%. Una percentuale in media con quella di altre banche (che oscilla tra il 25 e il 30%, appunto) ma che risulta decisamente inferiore al 43% e al 42% richiesto dalla vigilanza per il 2018 e 2019. Il 2017, invece, ha una copertura in linea con i parametri della Bce.
Craige, dunque, nella sua risposta avrebbe chiesto alla vigilanza l’attenuazione del coverage richiesto nel 2018 e 2019, in virtù del fatto che la banca, con l’operazione di cessione, eliminerebbe tutte le sofferenze più problematiche mantenendo, invece, gli Utp, crediti di qualità migliore.
Per quanto riguarda, infine, lo Srep (supervisory review and evaluation process), già nel piano industriale la banca aveva chiesto un’attenuazione del Cet 1 ratio rispetto a quanto indicato da Bce (11,25%); questo in considerazione del fatto che, la stessa Bce, aveva previsto una possibile revisione dell’indice «al verificarsi di una strutturale riduzione del peso dei crediti deteriorati».
Ieri, intanto, il titolo Carige a piazza Affari ha chiuso in crescita, segnando +1,95%, a 0,314 euro.


Autore: Raoul de Forcade
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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