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Più crescita e aggregazioni per rilanciare il credito

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ripete spesso che tra le fonti dell’autorevolezza di una banca centrale c’è il rifiuto di assumere compiti esulanti dai propri ruoli primari. E ieri, nel suo intervento alla Novantaduesima giornata del Risparmio, ha parlato da guardiano del sistema creditizio italiano, recapitando tre importanti messaggi ai mercati e ai protagonisti dell’economia.

Il primo messaggio è che le difficoltà delle aziende di credito italiane potranno essere superate tanto più facilmente quanto più rapidamente la ripresa economica s’irrobustirà. Cesserà, in altri termini, di essere un recupero «stentato» come quello al quale stiamo assistendo. Per far questo, ha sottolineato il governatore, è però necessaria un’azione più convinta di rilancio degli investimenti, privati e pubblici, alla quale il governo sta dando impulso attraverso il piano industria 4.0. È lo stesso argomento sul quale ha battuto ieri anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel testo inviato al presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti: « Lo sforzo di istituzioni e operatori- scrive il Capo dello Stato – deve essere diretto a tradurre l’attuale disponibilità di risparmio, e i tassi particolarmente bassi che l’accompagnano, in investimenti per rilanciare lo sviluppo».

Il secondo messaggio di Visco sembra rivolto a rintuzzare qualche asprezza di troppo nelle analisi degli investitori internazionali sul sistema bancario italiano. È vero che le banche del nostro Paese stanno affrontando una fase di transizione che è resa più complicata dalla necessità di gestire le conseguenze della crisi, visibili nei bilanci bancari sotto forma di sofferenze. Tuttavia, se si guarda ai big del credito, quattro su cinque ha superato bene gli stress test e quello che ha ottenuto un esito negativo, il Monte dei Paschi, ha immediatamente annunciato un piano di ricapitalizzazione, che sarà realizzato entro la fine dell’anno e che permetterà di cedere l’intero portafoglio di crediti in sofferenza.

Anche il processo di vendita delle quattro banche ponte procede. Se poi si applica lo zoom sulle banche che hanno attivi inferiori ai 30 miliardi, ovvero si guarda a quei 462 soggetti creditizi che detengono il 18 per cento delle attività del sistema bancario italiano e sulle quale Bankitalia vigila direttamente (non in cogestione con Bce) si vede che da quando Visco è governatore, ovvero dalla fine del 2011, il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità di queste banche è cresciuto di quasi 4 punti dall’11,8 al 15,5%, contro i quasi 3 punti delle banche più significative(che sono passate dall’8,8% all’11,7%) mentre il tasso di copertura dei prestiti deteriorati è salito di quasi 15 punti (dal 28,2 al 43,6%) a fronte di un incremento di cinque punti, dal 40,6% al 45,6% per le banche significative. Insomma, la Vigilanza in Italia fa il suo mestiere e anche le banche più piccole in questi anni si sono rafforzate. Non basta: le osservazioni sullo stato di crisi delle aziende di credito italiane «sono esagerate» ha scandito ieri il numero uno di Bankitalia, che è tornato a spiegare come lo stillicidio dell’ingresso in sofferenza di nuovi crediti cattivi si sia arrestato nel periodo più recente. Dunque, per quel che riguarda il nuovo, il sistema ha recuperato una performance fisiologica mentre per quel che attiene al passato (uno stock di crediti cattivi netti pari al 10,4% e un valore delle sofferenze nette accumulate pari al 4,8%) è doveroso tener conto del fatto che la gran parte delle esposizioni deteriorate si concentra presso banche complessivamente in buone condizioni, che non essendo costrette a cedere subito le sofferenze potranno beneficiare di tassi di recupero più elevati. Anche nel campo dello smaltimento dei crediti deteriorati, grazie alle misure varate per favorire il decollo del mercato dei bad loans e con l’operazione Mps sulla rampa di lancio, si incomincia a intravvedere la luce in fondo al tunnel.

C’è infine un terzo messaggio che Visco ha lanciato ieri alle banche: efficienza e redditività si recuperano anche con le operazioni di aggregazione, soprattutto nel campo delle banche di piccola e media dimensione. Servono dunque altri matrimoni oltre a quello recentemente avvenuto fra Banco Popolare e Bpm e serve un’attuazione rapida della riforma delle banche di credito cooperativo.
È un tema, quello delle aggregazioni necessarie, che certamente vede d’accordo il governatore e il ministro dell’Economia. Pier Carlo Padoan ha infatti sottolineato che grazie alle riforme varate dal governo Renzi «avremo banche più forti, più grandi, più trasparenti». È un tema, però, sul quale il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli ha sentito l’esigenza di puntualizzare, spiegando che le riforme varate funzionano ma sono nei fatti ostacolate dalla Vigilanza unica europea, con le sue continue richieste di capitali supplementari per le nuove aggregazioni.


Autore: Rossella Bocciarelli
Fonte:

Il Sole 24 Ore

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