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Fintech e Bitcoin, l’Italia è pronta alla rivoluzione della finanza digitale? Se ne parla al Credit Village Day 2016

Molto presto saremo in grado di effettuare pagamenti istantanei con il nostro smartphone trasferendo soldi in tempo reale attraverso un semplice messaggio WhatsApp. Si stima che nel 2017 gli M-paymentes raggiungeranno il valore di 1 trilione di dollari, contro i 235 milioni del 2013. La rivoluzione dell’instant messaging non poteva non coinvolgere anche il settore finanziario. Siamo ormai nell’era Fintech, neologismo che fonde due mondi complessi, finanza e tecnologia, e che segna il punto di non ritorno: la gestione del denaro non sarà più solo un “affare” di banche e c’è un intero mondo che si sta muovendo. Un mondo basato sempre di più su software, dati e piattaforme criptate, e sempre meno su bancomat e conti correnti. Se da un lato questo abbatte completamente le barriere di entrata nel mercato, dall’altra parte ci si chiede: dove stiamo andando? Se lo chiedono le banche e le finanziarie che sono in pieno stravolgimento: oggi la maggior parte di loro non è in grado di aggregare nemmeno i dati degli utenti generati all’interno dell’istituto stesso e se non si adegueranno lasceranno campo libero ai grossi player della rete che in quanto a business “data driven” sono avanti anni luce. C’è chi prevede che tra qualche anno le filiali faranno la fine delle cabine telefoniche. Ciò significa che anche tutto un mondo che vi ruota intorno, ad iniziare dalle società di recupero crediti, rischia di essere spazzato via.

Nel momento in cui per sollecitare un pagamento basterà mandare un WhatsApp o un link via email, quale sarà il futuro dei grossi call center che oggi gestiscono le fasce basse dei primi insoluti (cioè la prima rata non pagata)? Il cambiamento più radicale che possiamo aspettarci è che il controllo di questi dati passi dalla parte dell’utente, libero di monetizzarli con determinati player piuttosto che con altri. Lo spiega bene nel libro di Roberto Ferrari “L’era del Fintech” Matteo Rizzi, che nel 2009 ha fondato Innotribe, la prima community e contest FinTech nel mondo. Rizzi spiega che in Italia “il Fintech è ancora poco strutturato, non ci sono fondi dedicati e le banche sono ancora arroccate in una posizione molto competitive e poco collaborativa”. E mentre le banche sono ancora impegnate a gestire bancomat e carte di credito sempre più contactless, nel 2009 (ben 7 anni fa) è successa una cosa ancora più rivoluzionaria: è nata Bitcoin, moneta digitale criptata, basata su una struttura peer to peer, decentralizzata, autoregolamentata, gestita da un protocollo open source, che viaggia a una velocità real time. Se gli accordi di Bretton Woods erano già stati messi in discussione dalla crisi economica mondiale, di fronte ad una diffusione capillare di Bitcoin non avranno più motivo di esistere.

La fotografia è quella di un mondo che cambia a velocità sempre più vertiginosa, e Credit Village cercherà di analizzare questa grande rivoluzione nel corso del Credit Village Day di quest’anno. Giunto alla sua decima edizione il CVDAY si terrà il prossimo 16 novembre a Milano, presso il Crowne Plaza.

All’evento prenderanno parte diversi ospiti esperti di finanza e tecnologia tra cui Roberto Ferrari, Direttore Generale CheBanca!, autore del libro “L’Era del FinTech” (2016, F. Angeli), il giornalista Oscar Giannino, Paolo Salveta, Responsabile Credit & Collection di Smartika, una delle principali piattaforme di marketplace social lending. Smartika ha messo in piedi un sistema efficiente, sicuro e conveniente di prestiti tra privati che incrocia automaticamente richieste e offerte di finanziamento compatibili in termini di tasso e durata, attivando l’erogazione del credito. Dal 2008 ha finanziato 22 milioni di euro e lo scorso gennaio Bankitalia ne ha autorizzato un aumento di capitale da 4,5 milioni.
Dunque l’Italia è pronta alla rivoluzione Fintech? “Partendo dal presupposto che le piattaforme di Social Banking nei paesi avanzati raggiungeranno il 10%-12% del mercato dei corrispondenti servizi bancari come stimato da Gartner Research, l’Italia è molto indietro nello sviluppo della finanza alternativa – dichiara Paolo Salveta – Rappresenta una parte minuscola del mercato europeo (e il mercato europeo rappresenta una parte molto ridotta del mercato mondiale). US e Cina dominano il Fintech e generano già centinaia di miliardi di $ all’anno. L’Italia e anche l’Europa se escludiamo UK, sta scoprendo ora il Fintech. Per questo il potenziale di crescita è enorme. Di certo l’Italia non potrà rimanere fuori dalla rivoluzione mondiale”.


Fonte:

Credit Village

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